Giorno per giorno – 04 Maggio 2017

Carissimi,
“Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 51). La manna, come ogni altro pane, serve a mantenerci in vita, ma non ci cambia. Ora, la pretesa di Gesù è quella di cambiar di segno alla nostra vita, fare della nostra la sua stessa vita, alimentandoci di sé. Questo, è ovvio, non accade da un giorno all’altro, e smette di accadere, se non ci alimentiamo più di Lui, della sua parola, del suo pane, cioè del significato che in esso ci consegna. Il processo è, ad ogni momento, reversibile. Ci è dato di entrare nella vita di Dio, che consiste nel fare della nostra vita “carne per la vita del mondo” – del mondo, cioè di tutti, non di solo alcuni, o molti che siano –, ma ne possiamo anche repentinamente uscire, quando si decida di porre limiti al nostro orizzonte e perciò alla misura e alla destinazione del nostro amore, che è concretamente il dono che sappiamo fare di noi stessi. A Dio, attraverso gli altri. Vivere i frutti della pasqua, vivere da risorti con il Crocifisso risorto è continuare a dire, ostinatamente, di sì alla Buona Notizia che in Lui ci è stata data.

La maggior parte delle chiese ne celebrano la memoria a ridosso di quella del figlio, Agostino, noi lo facciamo, assieme alla chiesa maronita, nella data del trapasso. Ricordiamo oggi Monica di Tagaste, testimone di amore e dedizione. Assieme a lei ricordiamo Dorothée Quoniam (Marie-Aimée de Jésus), mistica carmelitana.

Monica era nata a Tagaste (l’attuale Souk Ahras, in Algeria), nel 331 in una famiglia profondamente cristiana. Fu data in sposa a Patrizio, un pagano dal carattere collerico e con una piuttosto scarsa comprensione della fedeltà coniugale, che lei riuscì, comunque, nel corso degli anni, con la sua mitezza e pazienza, ad ammansire fino ad ottenerne la conversione. A 23 anni aveva dato alla luce il primogenito, Aurelio Agostino, cui sarebbero seguiti un altro figlio e una figlia. Rimasta vedova nel 371, presto temette di perdere anche il figlio maggiore, per la vita futile e sregolata che conduceva e le mode culturali e religiose cui lo vedeva aderire. Un sogno tuttavia la esortò a non scoraggiarsi e ad accompagnarlo, con discrezione e sia pure da lontano, con l’affetto materno e la preghiera. Tanta costanza sarebbe stata premiata. Di fatto, fu solo nel 385 che Monica raggiunse a Milano il figlio, chiamato, l’anno precedente, a coprire la locale cattedra di retorica. Qui, favorito da Monica, avvenne l’incontro decisivo di Agostino con il vescovo Ambrogio. Nella Veglia Pasquale del 387, Agostino, il figlio Adeodato e l’amico Alipio ricevettero il battesimo. Poche settimane dopo, sulla via del ritorno per l’Africa, in attesa di imbarcarsi ad Ostia, Monica si ammalò improvvisamente, forse di malaria, e morì all’etá di 56 anni. Aveva ottenuto che si realizzasse ciò che più desiderava e poteva, a questo punto, andarsene.

Dorothée Quoniam era nata il 14 gennaio 1839 a Le Rozel, nel Cotentin (Francia) da una famiglia poverissima. Alla ricerca di migliori condizioni di vita, la famiglia al gran completo, con lei ancora bambina, si trasferì a Parigi, dove però, in pochi anni, morirono il padre, la madre e gli altri fratelli e sorelle. Dorothée finì così in orfanatrofio. Raggiunta la maggior età, il 27 agosto 1859, chiese e ottenenne di entrare nel Carmelo dell’Avenue de Saxe, assumendo il nome di Marie-Aimée de Jésus. Durante il noviziato fu favorita da grazie eccezionali. Grazie mistiche e prove dolorose l’accompagneranno in seguito fino alla morte. Quando, nel 1863, uscì il libro “La vita di Gesù”, di Ernest Renan, in cui l’autore negava la divinità di Gesù, Marie-Aimée, ferita dalle sue affermazioni, pur senza nessuna competenza teologica, decise di mettere per iscritto le ragioni della sua fede. Nacque così il libro “Notre Seigneur Jesus Christ etudié dans le Saint Evangil”, che rimase manoscritto fino al 1909. Alla sua pubblicazione, molti lo considerarono una vera e propria summa teologica. Durante la guerra del 1870, Marie-Aimée seppe sostenere e animare le consorelle con la sua fiducia e la sua inalterabile pace interiore. Durante gli ultimi anni ricoprì l’incarico di maestra delle novizie. Morì di una pleurite il 4 maggio 1874.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Atti degli Apostoli, cap.8, 26-40; Salmo 66; Vangelo di Giovanni, cap.6, 44-51.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano della preghiera con cui Agostino diede voce al lutto per la scomparsa della madre. Tratta dalle sue Confessioni, è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Ora che il cuore è guarito da quella ferita, ove si poteva condannare la presenza di un affetto carnale, spargo davanti a te, Dio nostro, per quella tua serva un ben altro genere di lacrime: sgorgano da uno spirito sconvolto dalla considerazione dei pericoli cui soggiace ogni anima morente in Adamo. Certo, vivificata in Cristo prima ancora di essere sciolta dalla carne, mia madre visse procurando con la sua fede e i suoi costumi lodi al tuo nome; tuttavia non ardisco affermare che da quando la rigenerasti col battesimo, nemmeno una parola uscì dalla sua bocca contro il tuo precetto. Dalla Verità, da tuo Figlio, fu proclamato: “Se qualcuno avrà detto a suo fratello ‘Sciocco’, sarà soggetto al fuoco della geenna”; sventurata dunque la più lodevole delle vite umane, se la frughi accantonando la misericordia. Ma no, tu non frughi le nostre malefatte con rigore; perciò noi speriamo con fiducia di ottenere un posto accanto a te. Eppure chi aduna innanzi a te i suoi autentici meriti, che altro ti aduna, se non i tuoi doni? Oh, se gli uomini si conoscessero quali uomini, e chi si gloria, si gloriasse nel Signore! Perciò, mio vanto e mia vita, Dio del mio cuore, trascurando per un istante le sue buone opere, di cui a te rendo grazie con gioia, ora ti scongiuro per i peccati di mia madre. Esaudiscimi in nome di Colui che è medico delle nostre ferite, che fu sospeso al legno della croce, e seduto alla tua destra intercede per noi presso di te. So che fu misericordiosa in ogni suo atto, che rimise di cuore i debiti ai propri debitori: dunque rimetti anche tu a lei i propri debiti, se mai ne contrasse in tanti anni passati dopo ricevuta l’acqua risanatrice; rimettili, Signore, rimettili, t’imploro, non entrare in giudizio contro di lei. La misericordia trionfi sulla giustizia. Le tue parole sono veritiere, e tu hai promesso misericordia ai misericordiosi. Furono tali in grazia tua, e tu avrai misericordia di colui, del quale avesti misericordia, userai misericordia a colui, verso il quale fosti misericordioso. (Agostino, Confessioni IX, 34-35).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 04 Maggio 2017ultima modifica: 2017-05-04T22:20:09+02:00da fraternidade
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