Giorno per giorno – 24 Marzo 2017

Carissimi,
“Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici” (Mc 12, 32-33). La riprova che noi si ami davvero Dio è data dal fatto che amiamo il nostro prossimo. Lo scriverà Giovanni nella sua prima lettera: “Se uno dice: Io amo Dio e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello” (1Gv, 4, 20-21). Su questo, per una volta (ma quante altre volte non lo sappiamo), il fariseo del vangelo di oggi si trova d’accordo con Gesù. E dichiara, papale papale, guadagnandosi l’elogio del Maestro, che l’amore – di Dio e del prossimo – vale più di ogni culto e devozione. Anche noi dovremmo ricordarcene più spesso. Dio ci chiede solo (!) questo: ama l’amore, il resto viene da sé. Chi ci è riuscito alla perfezione è solo uno, noi però ci possiamo almeno disporre a farlo, lasciando poi libero il suo Spirito e la sua grazia di agire in noi.

Oggi facciamo memoria di San Romero d’America, vescovo e martire in El Salvador, e di Paul-Iréné Couturier, testimone di ecumenismo.

Oscar Arnulfo Romero Galdamez era nato il 15 agosto 1917, in una famiglia modesta di sette figli, a Ciudad Barros (El Salvador). Entrato in seminario a tredici anni, fu inviato a Roma nel 1937, per studiare all’Università Gregoriana, dove si licenziò in teologia nel 1943. Nel frattempo, il 24 aprile 1942, era stato ordinato sacerdote. Rientrato in patria, per oltre ventanni si dedicò soprattutto all’attività pastorale come parroco. Il 24 maggio 1967 fu consacrato vescovo e, tre anni più tardi, lo troviamo vescovo ausiliare di mons. Luis Chávez y Gonzales, testimone coraggioso di una Chiesa schierata in difesa dei poveri e degli oppressi. Sarà chiamato a succedergli il 22 febbraio 1977. Era un momento drammatico per la situazione sociale, politica ed economica di El Salvador, ma il Palazzo guardava senza troppa preoccupazione al nuovo arcivescovo, sapendolo uomo di studi, di una religiosità tradizionale e tendenzialmente conservatore. Tuttavia, a pochi giorni dopo il suo insediamento, di fronte al cadavere di Rutilio Grande, un suo prete assassinato per l’impegno profuso a favore dei poveri, Romero sentì chiaramente la chiamata di Cristo a prestare la sua voce ai senza-voce della storia, denunciando il clima di sopraffazione e di violenza che regnava nel Paese e segnalando le responsabilità dei potenti; sapendo essere nel contempo una presenza amica e solidale in mezzo alla gente sofferente e strumento di dialogo e di riconciliazione tra le parti in lotta. Fu ciò che fece instancabilmente durante gli anni del suo ministero episcopale. Finché glielo lasciarono fare. Ripetutamente minacciato di morte, Romero, la domenica 23 marzo 1980, pronunciò la sua ultima omelia in cattedrale, durante la quale, rivolgendosi agli uomini dell’esercito, disse: “Fratelli, siete del nostro stesso popolo, perché uccidete i vostri fratelli campesinos? Davanti all’ordine di uccidere deve prevalere la legge di Dio che dice: non uccidere. Nessun soldato è obbligato a obbedire a un ordine che va contro la legge di Dio. […] In nome di Dio, dunque, e in nome di questo popolo sofferente, i cui lamenti salgono fino al cielo ogni giorno più clamorosi, vi supplico, vi scongiuro, vi ordino in nome di Dio: cessi la repressione!”. Furono queste parole che probabilmente decisero la sua condanna a morte. Il giorno seguente Oscar Romero venne assassinato al termine dell’omelia, durante la celebrazione della messa nella piccola cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza, a San Salvador. Era il 24 marzo 1980. Riconosciuto martire per la fede, sarà beatificato il prossimo mese di maggio.

Paul-Iréné Couturier era nato a Lione, in Francia, nel 1881. Ordinato prete nel 1906 nella Società dei Preti di S. Ireneo, dopo la laurea in Fisica, divenne professore nel Collegio retto dalla Congregazione, restandovi fino al 1946. Dopo un ritiro ignaziano, nel 1923, decise di dedicare parte del suo tempo ad alleviare le sofferenze dei numerosi rifugiati russi che vivevano a Lione. Questa missione lo mise a contatto con le ricchezze spirituali dell’Oriente ortodosso. Nacque così la sua vocazione ecumenica. Più tardi, nel 1932, un soggiorno nel monastero benedettino di Amay sur Meuse (oggi Chevetogne), in Belgio, lo portò a istituire l’Ottavario di preghiera per l’Unità dei cristiani. Nel 1936 organizzò a Erlenbach, in Svizzera, il primo incontro interconfessionale tra cattolici e protestanti, che darà origine al Gruppo di Dombes. Negli anni seguenti i suoi contatti si estesero alla Chiesa anglicana e a Roger Schutz, fondatore di Taizé. Nel 1944 completò il testo “Preghiera e Unità cristiana”, che diventerà il suo testamento spirituale. Padre Couturier morì la mattina del 24 marzo 1953, in seguito ad una crisi cardiaca. Qualche anno prima aveva scritto: “Se ogni giovedì sera, commemorazione settimanale del Grande Giovedì, una moltitudine sempre più grande di cristiani di ogni confessione formasse una rete immensa che avvolgesse la terra, come un vasto monastero invisibile dove tutti fossero assorti nella preghiera di Cristo per l’Unità, non sarebbe forse l’alba dell’Unità cristiana che si leva sul mondo? Non è questo atteggiamento di emulazione spirituale sincera, profonda, ardente, che il Padre aspetta per realizzare l’Unità visibile?”.

I testi che la liturgia odierna propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Osea, cap.14,2-10; Salmo 81; Vangelo di Marco, cap.12, 28-34.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli dell’Umma islamica che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Noi ci si congeda qui con un brano del discorso che Mons. Oscar Arnulfo Romero tenne, ricevendo il dottorato honoris causa, all’Università di Lovanio, il 2 febbraio 1980, 50 giorni prima di essere assassinato. È considerato così come il suo testamento teologico e politico, che ci trasmette l’essenza della sua lettura del Vangelo e della sua vita di fede. Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Questa difesa dei poveri, in un mondo gravemente conflittuale, ha provocato qualcosa di nuovo nella storia recente della nostra Chiesa: la persecuzione. […] Non è stato perseguitato un qualche sacerdote, né è stata attaccata una qualche istituzione. E stata perseguitata e attaccata quella parte della Chiesa che si è messa dalla parte del popolo povero e si è levata in sua difesa. E dì nuovo troviamo in questi fatti la chiave che ci consente di comprendere la persecuzione della Chiesa: i poveri. Sono nuovamente i poveri, che ci fanno capire quel che è realmente accaduto. E per questo, la Chiesa ha cominciato a comprendere la persecuzione proprio a partire dai poveri. La persecuzione è stata provocata dalla difesa dei poveri ed essa pure null’altro è se non farsi carico del destino dei poveri. La vera persecuzione è stata indirizzata verso il popolo povero, che è oggi il corpo di Cristo nella storia. Questi sono coloro che completano nel loro corpo quel che manca alla passione di Cristo. Ed è per questa ragione che anche la Chiesa, una volta che ha scelto di organizzarsi e di radunarsi nel nome delle speranze e delle ansie dei poveri, è andata incontro alla stessa sorte di Gesù e dei poveri: la persecuzione… Questa opzione della Chiesa per i poveri è ciò che spiega la dimensione politica della sua fede, come qualcosa che è già nelle proprie radici e nei propri tratti fondamentali. E perché essa ha optato per i poveri concreti e non immaginari, è perché essa ha optato per i veri oppressi e i veri repressi, che ora la Chiesa vive nel mondo della sfera politica; e che essa si realizza, come Chiesa, anche attraverso questa sfera. D’altro canto, non potrebbe essere diversamente, se, come Gesù, si dirige verso i poveri. (Mons. Oscar Romero, Discorso in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa, conferitagli dall’Università di Lovanio il 2 febbraio 1980).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 24 Marzo 2017ultima modifica: 2017-03-24T22:34:33+01:00da fraternidade
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