Giorno per giorno – 22 Gennaio 2017

Carissimi,
“Gesù cominciò a predicare e a dire: Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino. Mentre camminava lungo il mare di Galilea, vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare. E disse loro: Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini. Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono” (Mt 4, 17-20). Da allora, quell’invito non ha smesso di risuonare, in ogni tempo e luogo, anche, se lo vogliamo, oggi, qui, per ciascuno di noi. Perché tutti, da sempre, in alcuni momenti della storia più che in altri, siamo seduti nelle tenebre, siamo la Galilea dei pagani, asserviti in vario modo agli idoli del potere in tutte le sue svariate forme. Ogni volta, ci è detto che il Regno è, per la presenza e l’azione dello Spirito, a portata di mano, cioè di testimonianza, subito dopo che ce ne siamo sentiti raggiunti, pronti a imboccare il cammino di ritorno al progetto del Padre, che ora è illuminato dalla grande luce che ci precede senza abbagliarci, l’esempio del Signore Gesù. Sempre che non si chiudano gli occhi per non vederla o le orecchie alla voce che ci chiama per nome: “Venite dietro a me”. Noi che abbiamo fatto, che facciamo, che faremo? Ce ne stiamo ancora lì a gettare le nostre reti in mare, a giorni alterni, o l’abbiamo già risolutamente, anche se con qualche inevitabile tentennamento, seguito?

I testi che la liturgia di questa 3ª Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.8, 23b-9,3; Salmo 27; 1ª Lettera ai Corinzi, cap.1, 10-13. 17; Vangelo di Matteo, cap.4, 12-23.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

Oggi il calendario ci porta la memoria dell’Abbé Pierre, il prete dei senzatetto.

Henri Antoine Groues (questo il suo nome alla nascita) era nato il 5 agosto 1912, in una famiglia benestante di Lione. Dopo gli studi dai gesuiti, l’incontro con la figura di Francesco, durante un viaggio ad Assisi, lo spinse ad abbracciare la vita religiosa nell’ordine dei frati minori cappuccini, dove nel 1931 emise i suoi voti, assumendo il nome di frère Philippe e devolvendo il suo patrimonio personale ad opere caritative. La vigilia dell’ordinazione a sacerdote, nel 1938, il padre Henri De Lubac, gli suggerì: “Fa’ una sola preghiera allo Spirito Santo, che ti dia l’anticlericalismo dei santi”. E ci sembra una preghiera sempre buona. L’anno successivo, motivi di salute costrinsero il nostro a lasciare la vita conventuale e ad incardinarsi nella diocesi di Grenoble. Dopo lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, si dedicò attivamente al salvataggio dei perseguitati dalla tirannia nazista, ebrei e oppositori politici, divenendo in seguito elemento di primo piano della resistenza francese. Alla fine della guerra, fu deputato all’Assemblea nazionale costituente, nel 1945-46 e poi, in Parlamento, fino al 1951. Intanto, nel 1949, aveva dato vita al Movimento Emmaus che, negli anni successivi, darà vita, in decine di Paesi, a centinaia di comunità, in cui i poveri, con un lavoro di recupero e riutilizzo di quanto viene buttato via, si guadagnano da vivere onestamente e si permettono il “lusso” di aiutare chi sta ancora peggio. “Vivere è rendere credibile l’Amore” “L’urgenza è la condivisione, condivisione anche del bene lavoro, del tempo libero…”. È il messaggio che per mezzo secolo l’Abbé Pierre portò ovunque. Nel 1996, la sua immagine fu per qualche tempo seriamente offuscata, a causa di alcune sue dichiarazioni a favore di Roger Garaudy, una figura d’intellettuale dal percorso piuttosto complesso e volubile, di estrazione protestante, poi stalinista, marxista dissidente, cattolico e infine musulmano, approdato all’antisemitismo e sostenitore di sciagurate tesi negazioniste sull’Olocausto. Ma, il vecchio Abbé Pierre seppe tirarsene fuori, per riprendere, nonostante le malferme condizioni di salute, la missione di sempre. Ha vissuto gli ultimi anni nella Comunità Emmaus di Alfortville, nel Val-de-Marne. Ricoverato il 14 gennaio all’ospedale Val-de-Grâce, a Parigi, per un infezione polmonare, vi si è spento il 22 gennaio 2007.

È tutto per stasera. Noi ci si congeda con un brano tratto dal libro “Testamento” (Piemme) dell’Abbé Pierre. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Numerosi sono coloro che sperimentano la morte come una separazione. Sì, è una separazione per noi che restiamo, ma per colui che muore la morte rappresenta la realizzazione dell’incontro più fantastico che si possa immaginare: l’incontro con Dio e, contemporaneamente, – non so in che modo, ma sono convinto che è contemporaneamente – l’incontro con i circa novanta miliardi di esseri umani che sono vissuti prima di noi. Da quando so che sono state scoperte e catalogate miliardi di galassie, aventi ognuna di loro più di due miliardi di soli, la quantità non mi pone più alcun problema. Penso alla morte con grande serenità. […] La morte è l’incontro meraviglioso, abbagliante, dell’Infinito, dell’Eterno, dell’Amore. In ogni amore umano è mescolata purtroppo la sofferenza di sapere che, volendo donarsi, non ci si dona mai pienamente e, volendo ricevere, non si conosce mai l’amato pienamente. Non si riesce mai a farsi veramente conoscere né si riesce mai a conoscere assolutamente. In ogni amore umano resta sempre dell’ineffabile, dell’inesprimibile, una parte di indicibile che non si riesce a raggiungere. Con la morte, la persona che ci lascia comincia a conoscerci, nel più profondo di noi stessi, attraverso la conoscenza che Dio ha di noi. Allora voi capite, penso, la mia impazienza. Anche se ho rimorsi e rimpianti, non ho paura di morire. In occasione del mio naufragio nel Rio de la Plata, fin dal primo momento in cui mi sono trovato in acqua, mi sono abbandonato come un bambino, con una straordinaria serenità, con la mente assorbita in un solo pensiero: quando si è messa la propria mano nella mano dei poveri, si trova la mano di Dio nell’altra mano. Da quel giorno, so che la morte è un incontro a lungo rinviato con un amico. L’attesa finalmente coronata. (Abbé Pierre, Testamento).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 22 Gennaio 2017ultima modifica: 2017-01-22T22:24:21+01:00da fraternidade
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