Giorno per giorno – 06 Gennaio 2017

Carissimi,
“In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto” (Mc 1, 9-11). Noi, oggi, si è ascoltato questo vangelo, essendo la solennità dell’Epifania spostata a domenica. E qui si tratta di una solenne sconfessione da parte di Dio delle immagini che siamo troppo abituati a ritagliargli addosso. Una sua obiezione di coscienza radicale e definitiva. Come dicesse: guardate che non ci sto. Quello che pensate voi di me è un idolo in cui non mi riconosco proprio. Io, invece, sono come quell’omino che vedete laggiù in fila, mescolato ai peccatori, indistinguibile, fatto uno di loro, che chiede di essere battezzato. Per essere perdonato e ricominciare con tutti daccapo. Ogni volta che questo accade, ogni volta che qualcuno si propone di ricominciare con gli altri, io, dice Dio, non so più bene chi sia mio Figlio e chi no, e per non sbagliare lo dico a tutti (e se lo dico io è la pura verità): “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. Ma come, io, con tutto quello che ho combinato? Sì, proprio tu. Tu sei mio figlio, l’amato. E se tu entri nella mia onda, non giudicherai, né accuserai più nessuno, perché ognuno sono io. E ti ci voglio vedere, accusare Dio. Dio, infatti, è sempre e solo il Dio-con-noi. Irrevocabilmente. Comunque noi siamo. Perché ci si salvi tutti insieme. Se manca anche solo qualcuno, non c’è più Dio. C’è solo una bestemmia e la sua negazione. Beh, noi, almeno noi, non vogliamo esserne responsabili.

Oggi, il calendario ci porta la memoria di Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto, fondatore dell’Arca, testimone di pace e nonviolenza.

Giuseppe Giovanni Lanza del Vasto nacque il 29 settembre 1901 a San Vito dei Normanni, da padre siciliano e madre belga. Dopo gli studi a Parigi, dove si era trasferito nel 1915 con la madre e due fratelli, tornato in Italia, conseguì la laurea in filosofia a Pisa. Seguì un periodo di lavori umili, di viaggi, di povertà volontaria, ma anche di una profonda ricerca religiosa. Nel 1937, nel corso di un viaggio in India, fece l’incontro con l’uomo che avrebbe cambiato la sua vita: Gandhi. Da lui, Lanza del Vasto, divenutone discepolo, mutuò la dottrina e la pratica della nonviolenza e ricevette il nome di Shantidas, servitore di pace. Dopo un un pellegrinaggio all’Himalaya, Lanza del Vasto maturò l’idea di creare, al suo ritorno in Europa, un Ordine a carattere agricolo, artigianale, ecumenico e nonviolento. L’idea prese corpo, dopo il matrimonio con Simone Gebelin (da lui chiamata Chanterelle), nel 1948. Con lei fondò, infatti, a Tournier (Francia) la sua prima comunità, l’Arca, modellata sulla vita semplice di un ashram indù. I membri dell’Arca si impegnano con sette voti a lavorare per se stessi e per gli altri, ad obbedire alla disciplina dell’ordine, ad assumersi le proprie responsabilità davanti all’ordine, a purificarsi da ogni tendenza al possesso, a vivere sobriamente e ad evitare ogni violenza verso gli uomini e gli animali. Forte anche la connotazione e l’impegno politico che caratterizzò da subito la vita dell’Arca, le cui battaglie in vista dell’eliminazione della guerra e della corsa agli armamenti, dell’ingiustizia e della miseria, furono via via combattute con le armi del digiuno, della preghiera e della resistenza spirituale. Lanza del Vasto morì in viaggio a Murcia (Spagna), la notte tra il 5 e il 6 gennaio 1981.

I testi che la liturgia odierna propone oggi alla nostra attenzione sono tratti da:
1ª Lettera di Giovanni, cap. 5, 5-13; Salmo 148; Vangelo di Marco, cap.1, 7-11.

La preghiera del venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che professano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

Altro massacro, la notte scorsa, questa volta in un penitenziario dello Stato di Roraima, con almeno trenta morti. Per i quali la pietà dei più è morta. Eppure, non è per fare questa fine che sono stati messi al mondo. Quanto alle istituzioni, hanno evidentemente ben altri e più lucrosi interessi da difendere e tutelare. Un giorno sarà chiesto conto, a questo Paese e a noi, di connivenze, silenzi e omissioni.

Ed è tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura una citazione di Lanza del Vasto, tratta dal suo libro “Principi e precetti del ritorno all’evidenza” (Gribaudi), che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Non pensare mai: “A che pro’: è solo una bestia!”. Non pensare mai: “Gli sta bene, se l’è meritato!”. Non pensare mai: “Sono troppi, aiutarli tutti non si può!”. Non pensare mai: “Non sono affari miei!”. Bensì compiangi doppiamente chi è tutto carne e soffre tutto intero. Chi è colpevole è doppiamente disgraziato. Fra i tanti allevia quegli che ti trovi davanti e che non è certo alleviato dal fatto che anche altri soffrano, poiché quella di cui soffre è la sofferenza sua. Poiché vi è una sofferenza sola, e solo in lui tu puoi alleviarla. E sappi che ogni sofferenza è fatto tuo – o lo diventerà – o mortale! (Lanza del Vasto, Principi e precetti del ritorno all’evidenza, CCLXXVI).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Gennaio 2017ultima modifica: 2017-01-06T22:33:30+01:00da fraternidade
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