Giorno per giorno – 04 Gennaio 2017

Carissimi,
“Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: Abbiamo trovato il Messia e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa – che significa Pietro” (Gv 1, 40-42). Il vangelo di oggi ci trasmette l’entusiasmo di Andrea, che sembra aver capito tutto da subito, a partire dalle parole di Giovanni che aveva additato in Gesù l’agnello di Dio, e lui, neanche fosse così semplice come uno più uno fa due, aveva dedotto che doveva trattarsi del messia atteso. E corre da Simone, suo fratello, e quasi lo trascina verso l’oggetto delle [quand’anche inconsapevoli] attese di tutto il mondo. Dato che c’è in realtà Lui dietro ogni nostro desiderio. Solo che noi giriamo spesso, se non quasi sempre, a vuoto, perché non c’è nessun Andrea a trascinarci con il suo entusiasmo. Ed è la funzione della chiesa. A Simone Gesù cambiò, come cambia a tutti, il nome, o gliene svela almeno il senso nuovo. Sempre che gliene diamo la libertà. Secondo Giovanni glielo cambia al primo incontro, per gli altri evangelisti solo più tardi. Nel nome che Gesù dà c’è già inscritta la nostra storia, la nostra vocazione. Stasera ci chiedevamo se noi, Gesù, l’abbiamo davvero già incontrato o se è stato solo per finta. E se sapppiamo già che nome ci ha dato. E se gli faremo onore.

Oggi il calendario ci porta le memorie di Angela da Foligno, terziaria francescana e mistica, e di Ginepro di Assisi, folle di Cristo.

Angela era nata a Foligno nel 1248. Nulla conosciamo della famiglia d’origine, né della sua infanzia e giovinezza e neppure degli anni trascorsi con il marito e i tre figli. Con una certa dose di schiettezza sarà lei in seguito a dire: “Sappiate che per tutto il tempo della mia vita ricercai come potessi essere adorata e onorata”. Alcune catastrofi naturali che colpirono Foligno a partire dal 1279, la guerra con Perugia nel 1282, ma soprattutto la figura di un suo concittadino, Pietro Crisci, che aveva rinunciato a tutte le sue ricchezze per vivere come “pazzo” al seguito di Cristo, determinarono, nel 1285, la svolta nella vita della donna. Quando, qualche tempo dopo, il marito e i figli morirono, falciati dalla peste, Angela donò tutte le sue sostanze ai poveri e fu a vivere con una compagna, dedicandosi ad una vita di preghiera e di austerità, e all’assistenza di poveri e ammalati. Attratta dall’ideale di Francesco d’Assisi, nel 1291 entrò a far parte del Terz’Ordine. Fu in quello stesso anno che, durante un pellegrinaggio ad Assisi, Angela ebbe la sua prima sconcertante esperienza mistica, di cui fu testimone un suo parente: fra Arnaldo da Foligno. Il quale la costrinse a raccontare la sua storia. Tra il 1291 e il 1296 Arnaldo trascriverà, traducendolo in latino, il racconto che in dialetto umbro Angela gli farà della sua progressiva esperienza di Dio. Quel Memoriale fa di Angela la più grande o una tra le più grandi mistiche, non solo italiane. La donna morì il 4 gennaio 1309, circondata da numerosi discepoli con i quali aveva istituito, anni prima, un Cenacolo di vita spirituale e di azione sociale.

Frate Ginepro di Assisi fu tra i primi compagni di Francesco, cui si aggregò nel 1210, vivendo come fratello laico, in semplicità e allegra povertà, fino alla morte, avvenuta il 4 gennaio 1258. Una cronaca del tempo la tramanda così: “Finalmente, quisto santo frate Junipero, essendo già per molti anni exercitatosi nel servitio de Dio et perfettamente in ogne virtù, como vero figliolo de santo Francesco, et per lui operati lo Signore molti miracoli, nella ciptà de Roma s’enfermò. Et venendo a l’ultimo de la morte, recevé tutti li santi Sacramenti de la chiesia, et con molta devotione quella santa anima passò da questa vita a la gloria beata, lassando depo sé odore meraviglioso de santitade. Lo corpo suo se reposa honorevolmente nel convento d’Araceli nella ciptà de Roma”. Di lui Francesco tessè questo elogio: “Colui sarebbe buono frate Minore, che avesse così vinto sé e il mondo come frate Ginepro”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera di Giovanni, cap.3, 7-10; Salmo 98; Vangelo di Giovanni, cap.1, 35-42.

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza per la pace, la fraternità e la giustizia.

Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di Angela da Foligno, tratto dal suo “Il libro” (Città Nuova). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il mercoledì della Settimana Maggiore meditavo sulla morte del Figlio di Dio che si è fatto Uomo e mi sforzavo di scacciar via dalla mente ogni altro pensiero per aver l’anima tutta raccolta nella passione e nella morte del Figlio di Dio fatto Uomo. Ero, ripeto, tutta protesa nella volontà di liberarmi da ogni altro pensiero, per essere tutta raccolta nella meditazione della passione e morte del Figlio di Dio. E mentre me ne stavo così, all’improvviso udii una voce che mi disse: “Non ti ho amato per scherzo”. Questa parola mi colpì come una ferita di dolore e subito gli occhi della mia anima si aprirono e compresi com’erano vere quelle parole e vidi quanto aveva fatto il Figlio di Dio per manifestarmi il suo amore. Scorgevo tutte le prove che questo Dio e Uomo suppliziato aveva sostenuto in vita e in morte per quel suo indicibile e smisurato amore. E mentre vedevo in lui tutti i segni del vero amore, comprendevo anche l’assoluta verità di quella parola, poiché mi amò non per scherzo, ma con un amore perfetto e totale. Dall’altra parte vedevo che in me c’era tutto il contrario, poiché non l’amavo che per scherzo e con poca verità. E questa constatazione m’era divenuta una pena mortale, così intollerabile che mi pareva di morire. Poi mi furono dette altre parole che aumentarono ancora di più il mio dolore. Dopo quel “Non ti ho amato per scherzo”, egli aggiunse: “Non ti ho servito con finzione”; e dopo anche: “Non ti ho conosciuto standomene lontano”. In quel momento, ricordo, la mia pena e il mio dolore raggiunsero il massimo e la mia anima gettò un grido: “Maestro, quanto dici che in te non si trova, è invece tutto in me; poiché io non ti ho saputo amare che per scherzo e con finzione, e mai mi son voluta avvicinare a te nella verità per sentire un po’ dei dolori che tu hai sofferto e sopportato per me, e mai ti ho servito se non per simulazione e con poca verità”. […] Mentre ripensavo a quelle sue parole: “Non ti ho conosciuto standomene lontano”, egli aggiunse: “Sono più intimo all’anima tua di quanto la tua stessa anima non lo sia a se stessa”. Ma ciò accresceva il mio dolore poiché, quanto più vedevo che egli era divenuto intimo a me, tanto più non potevo non riconoscere che io me ne ero rimasta lontana da lui. Poi aggiunse altre parole che mi manifestarono il suo immenso amore. E disse: “Se ci fosse uno che volesse sentirmi nella sua anima, non mi sottrarrei a lui; e se ci fosse uno che volesse vedermi, con gioia gli concederei di potermi vedere; e se ci fosse uno che volesse parlare con me, con grande gioia gli parlerei”. Tali parole suscitarono in me il desiderio di non voler sentire, né vedere, né parlare di cosa alcuna nella quale potesse esserci offesa a Dio. Ed è questo che Dio richiede in modo speciale ai suoi figli: poiché sono stati chiamati da lui ed eletti a vederlo, sentirlo e parlargli, esige che si guardino da tutte quelle cose che sono contrarie a ciò. (Angela da Foligno, Il Libro).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 04 Gennaio 2017ultima modifica: 2017-01-04T22:54:55+01:00da fraternidade
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