Giorno per giorno – 16 Agosto 2016

Carissimi,
“In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli” (Mt 19, 23-24). Se volessimo verificare quali sono i dogmi enunciati da Gesù “ex cathedra”, come si suol dire, dovremmo cercare nei vangeli le frasi introdotte da questo “In verità vi dico”. Su questi la Chiesa non può permettersi il lusso di transigere, e infatti non li ha più neppure richiamati tanto questo rappresenta un dato scontato. Solo che questo ha portato molti a scordarsene e a sottovalutarli. Il vangelo di oggi ci propone dunque uno di questi dogmi: “difficilmente i ricchi entrano nel regno dei cieli”. Che non è il paradiso, ma sono le relazioni nuove che Gesù è venuto a instaurare e che ha così bene incarnato. La verità di questa difficoltà noi la sperimentiamo ogni giorno nella resistenza dei ricchi (compreso il ricco che ci portiamo dentro, aggrappato ai beni e i primo luogo all’io che crede di possedere), ad aprirsi generosamente agli altri, e ad incamminarsi risolutamente lungo la strada che rivela il regnare (cioè, il servire) di Dio tra di noi. Beh, se ancora non l’abbiamo fatto o se tentenniamo a farlo, possiamo sempre cominciare a sbarazzarci oggi delle nostre ricchezze, condividendole, o, meglio, condividendoci, con gli altri, a partire dagli ultimi e più poveri.

Oggi facciamo memoria di Roger Schutz, fondatore di Taizé e profeta di pace, e di Shri Ramakrishna, mistico hindu.

Roger Louis Schutz era nato a Provenza, in Svizzera, il 12 maggio 1915, figlio di un pastore riformato. Per diversi anni, durante la giovinezza soffrì di tubercolosi polmonare e durante la malattia, maturò in lui il desiderio di creare una comunità, in cui “la semplicità e la benevolenza del cuore potessero essere vissute come realtà essenziali del Vangelo”. L’occasione gli venne data dallo scoppio della Seconda Guerra mondiale. Convinto di dover fare qualcosa per salvare le vite in pericolo, nel 1940, lasciò il Paese per stabilirsi in Francia, a Taizè, dove, raggiunto dalla sorella Geneviève, grazie ad un piccolo prestito, comprò una casa abbandonata da anni con annessi alcuni edifici, cominciando ad accogliere quanti fuggivano dalla guerra o dalle deportazioni, soprattutto ebrei. Dopo una breve interruzione, dovuta al fatto che la rete di aiuti era stata scoperta dalle autorità filogermaniche, la comunità riprese a formarsi nel 1945. Nel giorno di Pasqua del 1949, quanti vi si erano via via integrati si impegnarono insieme a vivere per sempre nel celibato, nella vita comune e in semplicità di vita. Oggi la comunità è formata da un centinaio di fratelli, evangelici e cattolici, provenienti da più di venticinque nazioni. I fratelli vivono esclusivamente del loro lavoro, rinunciando ad ogni donazione e anche alle proprie eredità familiari, che la comunità destina ai più poveri. A partire dagli anni 50, la Comunità di Taizé ha aperto alcune fraternità in Asia, Africa, America Latina. Condividendo la vita della gente più povera, esse cercano di essere una presenza d’amore e segno di riconciliazione e di pace. Roger Schutz morì pugnalato da una povera squilibrata, la sera del 16 Agosto 2005, mentre partecipava ad una veglia di preghiera.

Shri Ramakrishna era nato a Kamarpukur, nel Bengala, il 18 febbraio 1836, nella famiglia di un bramino povero, e ricevette il nome di Gadadhar. All’età di sei anni ebbe la sua prima esperienza mistica. L’iniziazione braminica, all’età di nove anni, approfondì ulteriormente la sua inclinazione spirituale. Vishnuita fervoroso, Ramakrishna passerà tutta la vita a Calcutta, nel tempio di Dakshineshvar, consacrato alla dea Kali, la Madre, come, in quella tradizione, è chiamato l’Assoluto, da cui derivano tutte le differenze che separano gli esseri umani. Nella convinzione che l’Onnipotente Differenziazione è lo stesso volto di Dio e che tutte le religioni conducono allo stesso Dio UNICO, volle conoscere tutte le strade che portano a Dio e, imboccandole, una dopo l’altra, si arricchì di tutte le loro esperienze. Si può dire che passò gran parte della sua vita in estasi. Raccontò che un giorno vide venire verso di lui una figura con occhi bellissimi, piena di pace. Sentì una voce che gli diceva: “Guarda Gesù che ha sparso il sangue del cuore per la salvezza del mondo, ha sofferto un oceano d’angoscia per l’amore degli uomini. Lui è il Maestro in eterna unione con Dio.” Ramakrishna morì il 16 agosto 1886 di un tumore alla gola. Dopo la sua morte un gruppo di discepoli fondò un Ordine monastico col suo nome, a cui si aggiunse successivamente la Missione Ramakrishna, che coniuga ricerca spirituale e lavoro sociale. Swami Shiwananda, abate dell’ordine, scrisse tempo fa: “Spero che [la conoscenza di Ramakrishna] contribuisca a fare dei cristiani dei veri cristiani, degli indù dei veri indù, dei musulmani dei veri musulmani. Possa egli mostrarci il cammino sul quale inoltrarci per riconoscere che siamo tutti figli dello stesso Padre”.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Ezechiele, cap 28,1-10; Salmo (da Dt 32,26-30.35-36); Vangelo di Matteo, cap. 19, 23-30.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

Per stasera è tutto. Noi ci congediamo qui, lasciandovi ad una pagina di frère Roger Schutz, tratta dal suo “Dinamica del provvisorio” (Morcelliana). Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
L’espressione “Chiesa dei poveri” s’impone a parecchi in questi tempi. Vuol far colpo e suscitare una coscienza nuova di fronte alle esigenze del Vangelo. Rallegriamoci che in questo modo siano bollati dei gravi compromessi temporali, che affliggono il nostro mondo cristiano. Tuttavia questa espressione non ha che un valore pedagogico e del tutto provvisorio: la Chiesa è quella di tutti, anche se i poveri vi hanno un posto privilegiato. Appare sempre di più tra i cristiani un vigoroso richiamo alla povertà. Le giovani generazioni sono severe verso tutti i segni di comodità. La forte critica di tanti giovani laici procede da un’intenzione pura, ma se si impone un abbandono sappiamo che non riguarda solo i beni materiali. Il fatto di aver pochi mezzi potrebbe farci cercare un’altra sicurezza, altrove e a nostra insaputa, per esempio nel dominare lo spirito altrui, che vorremmo forzare ad entrare nelle nostre categorie. Lo spirito di povertà afferra la totalità dell’essere. Non bastano i segni esterni della povertà; essi non impediscono di conservare in sé un’ambizione umana, un bisogno di potenza, un desiderio di dominare il prossimo, appena mascherati dalle apparenze. Presentare un ideale, che sia irraggiungibile in una società ricca pone coloro, che richiedono di vivere la povertà secondo il Vangelo in una situazione di conflitto permanente: desiderano raggiungere l’irraggiungibile. Il Vangelo non distrugge la personalità, vuole solo destare delle sane inquietudini. Domandare l’impossibile conduce a situazioni critiche. Vi sono delle richieste, che chiudono in conflitti interiori. Non assistiamo forse in certi ambienti alla instaurazione di un nuovo giansenismo? Lo stesso impegno alla povertà, se accompagnato da uno spirito di rivendicazione, non solo non edifica nessuno, ma distrugge per l’amarezza che ha in sé. L’uomo o la donna che hanno fatto voto di povertà non dimentichino il padre e la madre di famiglia carichi di bambini. Le nostre esigenze non possono essere le loro. Rischiano di essere un peso per loro e di chiudere la loro intelligenza ai nostri voti. Degli esseri terribilmente poveri fanno paura. Possa lo spirito di povertà non diventare mai duro, che da esso non venga mai emesso alcun giudizio. Non si potrebbe esaltare una Beatitudine a scapito delle altre. Il povero è mite. Resta il povero di Jahvè, che dipende da Dio solo nel suo oggi. È indispensabile in questi campi conservare un grande equilibrio. La povertà non è niente senza la carità, è un’ombra senza chiarezza. Colui che, in nome della povertà, giudica con presunzione il prossimo può essere sicuro di sbagliare. (Roger Schutz, Dinamica del provvisorio).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 16 Agosto 2016ultima modifica: 2016-08-16T22:02:56+02:00da fraternidade
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