Giorno per giorno – 13 Agosto 2016

Carissimi,
“Furono portati a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li rimproverarono. Gesù però disse: Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli” (Mt 19, 13-14). Dall’insegnamento di Gesù sappiamo che il regno dei cieli, che egli è venuto a instaurare “qui” sulla terra, appartiene in primo luogo ai poveri (cf Mt 5, 3), poi ai perseguitati, loro alleati nella lotta per la giustizia (cf Mt 5, 10), e, ora ci viene detto, ai bambini e a chi è come loro. Tutte categorie che riflettono situazioni di piccolezza, insignificanza, emarginazione, esclusione. È bene ricordarcene, perché Dio regna in mezzo a loro, come colui che li serve (cf Lc 22, 27). Più piccolo ancora di loro, perciò. La chiesa (e quindi noi con essa) è sua chiesa, se riflette questo ordine di cose. Se no, è, nella migliore delle ipotesi, un qualsiasi club di gentiluomini o gentildonne, che leggono e si ripetono delle cose anche belle, ma senza troppo crederci. Come si fosse a teatro, in cerca di emozioni, per cui si è disposti a pagare ciò che si deve (la decima?), e una volta fuori, si è proprio in tutto uguali agli altri, con la stessa gerarchia di valori, gli stessi obiettivi e la stessa grinta nel perseguirli.

Il calendario ci segnala oggi le memorie di Nersēs Šnorhali, monaco e Katholicos degli armeni; Vladimir Solov’ev, mistico russo; Simon Pecke, missionario africano; e Yunus Emré, mistico islamico.

Nersēs era nato nel 1102 nel castello di Zovk in una famiglia che diede alla nazione armena un gran numero di principi e di ecclesiastici. Fratello minore del futuro Katholicos Grigoris III, compì con lui gli studi nel monastero di Karmir Vank’, ove in seguito restò come monaco, men¬tre il fratello maggiore, nel 1113, a soli quindici anni, veniva ordinato sacerdote dal Katho¬licos Basilio, loro parente, che intendeva prepararlo alla sua successione. Cosa che avvenne di lì a poco, alla morte improvvisa di questi. Quanto a Nersēs, dopo essere stato ordinato presbitero non ancora ventenne, fu chiamato dal fratello a svolgere le funzioni di segretario e, nel 1125, fu da lui consacrato vescovo. Uomo di vasta cultura, e di ancor più profonda spiritualità e di costumi ascetici, Nersēs fu soprannominato Šnorhali, che significa “grazioso”, a causa della dolcezza e dell’amabilità del suo carattere. Nel 1166 il fratello Grigoris decise di dimettersi dall’ufficio di Katholicos, chiamando Nersēs a succedergli. Nella Lettera Enciclica che il nuovo Katholicos rivolse agli Armeni in occasione della sua investitura, chiamò tutti, religiosi, vescovi, preti, nobili, militari, contadini, cittadini, uomini e donne, a prendere tutti parte alla riforma della Chiesa. Guidò la chiesa per dodici anni, con umiltà, fermezza e spirito di dialogo con tutti. Morì il 13 agosto 1173.

Vladimir Solov’ev nacque a Mosca, il 16 gennaio (28 gennaio, secondo il nostro calendario) 1853, e fu teologo, filosofo, mistico, poeta ed ecumenista. Riteneva che l’essenza del cristianesimo consistesse nell’unione di Dio e dell’uomo nel Verbo incarnato, ma che l’ortodossia avesse trascurato l’uomo e il cristianesimo occidentale avesse trascurato Dio. Fu profondamente convinto che il cattolicesimo romano e l’ortodossia erano rimasti misticamente uniti nonostante la divisione esteriore. Scomunicato dalla sua chiesa e abbandonato da quanti nella Chiesa cattolica ne avevano appoggiato la visione ecumenica e i progetti di riunificazione tra le Chiese, nei suoi ultimi scritti, segnati da un pessimismo che “solo la fede nelle promesse divine trattiene dal cadere nella disperazione”, presenta il sogno che un “piccolo resto” – formato da ortodossi, cattolici e riformati fedeli all’Evangelo e da ebrei ribelli al falso imperatore cristiano, riuniti tutti intorno al Cristo risorto – inauguri il regno millenario. Morì, il 31 luglio (13 agosto, secondo il nostro calendario) 1900, ricevendo i sacramenti della sua Chiesa, pregando in ebraico con i fratelli ebrei. Scrisse: “Lo spirito di Cristo muove gli atei quando lottano per la giustizia e la solidarietà universali”.

Simon Pecke, “Baba Simon”, era prete della diocesi di Douala, che nel 1959 si recò missionario nel nord del Camerun, tra i Kirdi. Padre Jacques Loew disse di lui: È l’uomo più straordinario che abbia incontrato, un vero san Paolo africano, una meravigliosa figura del cristianesimo eterno e africano al tempo stesso”. Morì il 13 agosto 1975.

Per Yunus Emré, causa e finalità di ogni esistenza è l’amore. È attraverso l’amore che possiamo raggiungere il Creatore. Scrisse: “Non sono qui sulla terra per combattere, / Amare è la missione della mia vita. / I cuori sono la casa dell’amato; / ed io sono giunto qui a edificare ogni cuore vero”. Yunus Emré nacque probabilmente nel 1240 e visse nella regione di Karaman (Larende), in Turchia. Appartenne ad una famiglia emigrata da Horasan al villaggio di Seyh Haci Ismail. Fu musico, poeta, derviscio errante, innamorato di Dio. Su lui fiorirono miriadi di leggende che dicono tutto l’affetto e la simpatia con cui la gente più umile del popolo guardò sempre a questa figura. Morì poco più che ottantenne, nel 1320.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Ezechiele, cap.18, 1-10. 13b.30-32; Salmo 51; Vangelo di Matteo, cap.19, 13-15.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

“Quando racconti, non dimenticare di quanti non hanno voce in capitolo nelle grandi scelte internazionali eppure sono i primi a subirle. Non accontentarti delle versioni ufficiali. Ascolta i poveri, gli esclusi, gli ultimi. Non puoi comprendere davvero il mondo se non lo guardi anche dal loro punto di vista”: è, con altre parole, la lezione del vangelo di oggi. Lo diceva Linda Bimbi, grande amica del Brasile, da sempre impegnata nella difesa dei diritti umani e nella lotta per la giustizia, scomparsa a Roma, l’altro ieri, 11 di agosto, all’età di 91 anni. Da lei speriamo di poter apprendere, approfondire, fare nostri tanto la rigorosa testimonianza evangelica quanto il vigoroso impegni civile.

Oggi compie novantanni Fidel Castro, di cui ci pare di poter dire che, nonostante tutte le critiche, alcune serie e giustificate, altre totalmente infondate, false o risibili, avesse ragione Eduardo Galeano, quando due anni fa scriveva: “[I suoi nemici] non dicono che nonostante tutte le pene, nonostante le aggressioni dall’esterno e le arbitrarietà dall’interno, questa isola rassegnata ma ostinatamente allegra ha generato la società latinoamericana meno ingiusta”. “E i suoi nemici non dicono che questa impresa è stata opera del sacrificio del suo popolo, ma è stata anche opera della testarda volontà e dell’antiquato senso dell’onore di questo cavaliere che si è sempre battuto per i perdenti, come quel suo famoso collega dei campi della Castiglia”. E, allora, buon compleanno, companheiro Fidel!

Bene, noi ci si congeda qui, con una poesia di Yunus Emre, che troviamo in rete nella traduzione di Anna Masala e che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Con i monti, con le pietre che io chiami Te, Signore, / nelle albe con gli uccelli che io chiami Te, Signore, / coi pesci negli abissi dei mari, con le gazzelle nel deserto, / fattomi derviscio, con il grido ‘O Dio’, che io chiami Te, o Signore. // Nei cieli con Gesù, sul Monte Sinai con Mosè, / col bastone di romeo nella mano che io chiami Te, o Signore. / Con Giobbe dai molti dolori, con Giacobbe pieno di pianto, / con il tuo Amico, Muhammad, che io chiami Te, o Signore. // Con lode e ringraziamento, con il grido ‘Tu sei Dio’, / salmodiando il nome di Dio, che io chiami Te, Signore. / Ho conosciuto lo stato del mondo, ho rinunciato alle sue vanità, / a capo scoperto, a piedi nudi, che io chiami Te, Signore. // Yunus recita in tutte le lingue, con le colombe e gli usignuoli, / con gli uomini che amano Dio, che io chiami Te, Signore. (Yunus Emre, Che io chiami Te, o Signore).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 13 Agosto 2016ultima modifica: 2016-08-13T22:07:08+02:00da fraternidade
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