Giorno per giorno – 23 Maggio 2016

Carissimi,
“Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio” (Mc 10, 24-25). Stasera, a casa di dona Imaculada, dove ci siamo trovati con la comunità dell’Aparecida, ci dicevamo che il capitolo 10 del vangelo di Marco, sembrerebbe volerci convincere dell’impossibilità della sequela di Gesù, tanto sono ardue le esigenze che pone in ordine alla testimonianza del Regno. Si era aperto, infatti, con l’attestazione dell’indissolubilità del matrimonio, contro la permissività della legge mosaica. Aveva poi paradossalmente affermato la necessità di accogliere il regno con l’allegria e la creatività dei bambini, a fronte dello studio adulto, serio, approfondito, continuo della Legge, richiesto dalla Tradizione; ora prospetta addirittura la necessità di disfarsi di tutti i beni, per farne destinatari i poveri, quei beni che erano segno della benedizione di Dio. Altro seguirà ancora. Strano che l’insegnamento della Chiesa abbia enfatizzato il tema dell’indissolubilità del matrimonio, assai più degli altri posti da Gesù, senza vedere in tutti non tanto una nuova normativa (dove andrebbe a finire l’accogliere il regno come bambini?), quanto l’orizzonte ideale a cui incessantemente tendere. Certo, finché non ci spoglieremo dei beni che abbiamo e che siamo per farne oggetto di condivisione con i poveri, significherà che ancora non abbiamo inteso e fatto nostra la logica del regno, e che saremo rimasti ostinatamente come cammelli di fronte alla cruna dell’ago che ce ne consentirebbe l’accesso. Come proclamare, infatti, la felicità dei poveri, che sono oggetto della predilezione di Dio e destinatari del suo regno, se ciò che sappiamo testimoniare è solo la negazione di tale felicità, con il nostro attaccamento alle ricchezze? Cominciamo, perciò, dal prendere atto della nostra lontananza dal regno, e dalle esigenze che la passione per il suo accadere ci pone (sempre che ci sia passione), e poi, da dove siamo, sia in ordine al matrmonio, sia in ordine all’infanzia spirituale, sia in ordine alla condivisione delle ricchezze, mettiamoci in cammino.

Il calendario ci porta oggi la memoria di Girolamo Savonarola, riformatore della Chiesa.

Girolamo Savonarola era nato a Ferrara il 21 settembre 1452 da Niccolò e da Elena Bonaccorsi. Nel 1474, lasciata la città, piuttosto disgustato da come andavano le cose del mondo e della chiesa, si recò a Bologna e chiese di entrare tra i domenicani. Cominciò in quegli anni a scrivere il “De ruina ecclesiae”, in cui trattava apertamente lo stato di decadenza del clero e la necessità di una sua rigenerazione. Negli anni seguenti, Savonarola viaggiò, predicando, tra Firenze, Bologna, Ferrara, Genova e Brescia, fino a quando nel 1491 fu designato priore del Convento di san Marco a Firenze. Senza timore di andar controcorrente, riprese e approfondì le sue tematiche di sempre, denunciando la corruzione degli ambienti ecclesiastici dell’epoca e il paganesimo della corte pontificia, chiamando i suoi concittadini e la Chiesa tutta ad uno stile di vita più austero, che si distanziasse dall’esasperato edonismo, dai lussi e dagli sprechi, che caratterizzavano le classi più ricche. Con la fondazione della repubblica fiorentina, appoggiò una riforma della Costituzione in senso “demo-teocratico”, che vide l’abolizione del lusso e dell’usura, la creazione di un Monte di Pietà, per prestiti a basso interesse, l’introduzione di un’imposta sulle proprietà fondiarie, l’istituzione di un Consiglio Maggiore, con ampi poteri sul piano legislativo, giudiziario ed esecutivo. Entrato in conflitto col papa Alessandro VI, a cui il Savonarola rimproverava i costumi corrotti, fu diffidato, nel 1495, dal continuare la sua predicazione e dichiarato eretico. Gli antichi e nuovi avversari politici, al servizio dell’oligarchia o comunque insofferenti del suo rigorismo morale, giocando anche su taluni eccessi del “nuovo corso politico”, riuscirono a seminare il malcontento tra i Fiorentini che erano stati minacciati dal Papa di interdetto. Nel 1498 una folla di facinorosi diede l’assalto al convento di S. Marco. Savonarola venne catturato ed in seguito torturato e sottoposto a ben tre processi, con l’accusa di eresia ed impostura, alla presenza degli inviati papali. Il tutto si concluse con la condanna sua e di altri due confratelli, frate Domenico e frate Silvestro, ad essere impiccati ad una croce e bruciati: tale sentenza fu eseguita il 23 maggio di quello stesso anno nella Piazza della Signoria e le loro ceneri vennero sparse nell’Arno.

I testi che la litugia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Prima Lettera di Pietro, cap. 1, 3-9; Salmo 111; Vangelo di Marco, cap. 10, 17-27.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India, Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

Novità clamorose sul fronte del golpe bianco che stiamo vivendo qui in Brasile, ma ve ne parleremo domani. Per il momento è tutto. Noi ci congediamo qui, offrendovi in lettura una preghiera di Girolamo Savonarola, tratta dal suo “Oratio vel psalmus Diligam te domine”. Che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Io cercavo te, o mia pace, e non ti ho trovato: / non ti trovavo, perché ti cercavo male. / Ti cercavo nelle cose esteriori, mentre tu abitavi dentro di me. / Cercavo fuori ciò che era dentro di me. / Pensavo tu fossi lontano, mentre tu eri vicino e dentro. / Io ero lontano da te, e tu eri presso di me. / Tu mi hai parlato, e l’anima mia ha udito: / “Cerca dentro e troverai il tuo bene”. / Io, però, meschino, cercavo fuori il mio Dio. / Chiesi alla terra se essa fosse il mio Dio; / domandai ed essa mi rispose: / “Cerca al di sopra di me, non sono io il tuo Dio”. / Chiesi al mare, ed esso mi rispose: / “Talete si sbaglia, non sono io il tuo Dio”. / Chiesi all’aria, ed essa mi rispose: / “Prendi le ali, non sono io il tuo Dio”. / Chiesi al cielo, al sole, alla lune e alle stelle, ed esse mi risposero: / “Innalzati sopra di noi. Noi non siamo il tuo Dio”. / Chiesi agli angeli, ed essi mi risposero: / “Volgiti agli abissi del cuore, noi non siamo il tuo Dio. / Interrogai tutte le creature e tutte mi risposero; / mi risposero, dico, con voce potente e forte: / “Colui che ci ha creato dal nulla, egli è il tuo Dio”. / Ma, rispondetemi: Dov’è il mio Dio? Dove devo cercarlo? / Vi scongiuro, indicatemelo. / “Il tuo Dio è in ogni luogo: cercalo nel tuo cuore. / Riempie il cielo e la terra e riempie pure il tuo cuore”. (Girolamo Savonarola, Ti amo, Signore).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 23 Maggio 2016ultima modifica: 2016-05-23T22:25:31+02:00da fraternidade
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