Giorno per giorno – 04 Ottobre 2015

Carissimi,
“Dall’inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (Mc 10, 6-9). Tema fortemente sentito, quello dell’indissolubilità del matrimonio, se non nella pratica di fedeli e infedeli, almeno nei dibattiti che hanno accompagnato e infiammato la preparazione di questa seconda parte del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, inaugurata oggi. Con il rischio, tuttavia, di confinare la riflessione sul piano ideologico e del muro contro muro, piuttosto che portarla sul piano di una proposta, esigente, sì, ma soprattutto bella e attraente, come lo è tutto il cammino della sequela di Gesù. Che chiede di essere sentita come tale da ciascuno di noi, senza dare spazio a recriminazioni sul comportamento degli altri, pena il sentirci rivolgere dal Signore il rimprovero: “Tu sei invidioso perché io sono buono?” (Mt 20, 15). Sapendo che l’alleanza con Dio e il suo progetto può cominciare in ogni momento della nostra vita e, ove la si sia persa per strada, può riprendere sempre di nuovo. Indissolubilità è detto di ciò che Dio ha unito, non di quanto e di coloro che ha messo insieme il diavolo (anche se la celebrazione fosse avvenuta in chiesa e anche se ne fossero venuti dei figli), che poi è lo spirito di divisione, di sopraffazione, di violenza, di interesse, di fornicazione, cioè di attrazione solo fisica, senza rispetto, accoglienza, comprensione, dialogo, dedizione, amore. Gesù non propone (meno che mai impone) un nuovo comma del Diritto canonico, ma addita l’ideale delle origini, perché ad esso attingano i due coniugi per dare avvio ad una storia che sarà certo, a tratti, faticosa, ma soprattutto ricca di gioia e foriera di frutti, sempre che sia costruita a partire dalla consapevole scelta dell’accettazione e del dono che si è gli uni per gli altri, su un piano di uguaglianza e complementarietà. Il che avviene immancabilmente tutte le volte che è Dio ad unire.

I testi che la liturgia di questa XXVII Domenica del Tempo Comune propone alla nostra attenzione sono tratti da:
Libro di Genesi, cap.2, 18-24; Salmo 128; Lettera agli Ebrei, cap.2, 9-11; Vangelo di Marco, cap.10, 17-30.

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

La Chiesa celebra oggi la memoria di Francesco d’Assisi, fratello dei poveri. Ad essa noi aggiungiamo quella di Carlo Carretto, piccolo fratello del Vangelo.

Giovanni di Bernardone nacque ad Assisi, nel 1182, nella famiglia di un ricco commerciante che, per la simpatia che aveva per la Francia, dove si recava frequentemente per affari, passò presto a chiamarlo Francesco. Il giovane, che non doveva aver una grande propensione per l’attività paterna, preferì correre appresso alle glorie militari. Non ebbe molta fortuna, dato che, durante una guerra tra Perugia e Assisi, fu fatto prigioniero e questa esperienza lo portò a riflettere sulla vanità della vita che aveva condotto fino ad allora. Nel 1206, in un epoca in cui, sempre più, si affermavano gli ideali della ricchezza e dell’autoaffermazione, Francesco visse il suo personale cammino di Damasco, incontrando i lebbrosi e riconoscendo in essi la presenza di Cristo. Scelse allora di lasciare la famiglia, rinunciando ai suoi beni e proprietà, per sposare “madonna Povertà”. Ben presto altri giovani si unirono a lui, con il solo proposito di vivere il Vangelo, nella radicalità e nella libertà dei figli di Dio, facendosi compagni degli ultimi, fratelli minori, nella convinzione che è nelle categorie minori, nella gente povera, umile ed emarginata, che Dio ha da sempre la sua abitazione. Nel 1211, Chiara, una giovane assisiate affascinata dalla predicazione e dall’esempio di Francesco, diede vita a una famiglia di claustrali povere, immerse nella preghiera per sé e per gli altri. In una Chiesa trionfalista e in pieno regime di cristianità e di crociate, Francesco, esente tuttavia da ogni forma di orgoglio spirituale, preferì essere immagine della tenerezza di Dio con tutti, usando le armi del dialogo, della non-violenza, della pace e dell’amore. A 45 anni, malato e quasi cieco, di fatto emarginato dalla fraternità cui aveva dato vita, portando nel corpo i segni della passione di Cristo, morì, nudo sulla nuda terra, cantando la gioia di servire Cristo e le bellezze del creato. Era la sera del 3 ottobre del 1227.

Carlo Carretto era nato ad Alessandria, il 2 aprile 1910, da famiglia contadina. Militante dell’ Azione Cattolica, professore e, nel 1940, direttore di scuola, fu presto esonerato dall’incarico a causa della sua opposizione al regime fascista. Nel 1946 divenne presidente della G.I.A.C. (Gioventù Italiana di Azione Cattolica). Nel 1953, per il contrasto con i settori cattolici che progettavano un’alleanza con la destra italiana, si dimise dall’incarico. È in questo periodo di ricerca laboriosa e sofferta che maturò la decisione di entrare nella congregazione di Charles de Foucauld, i piccoli fratelli di Gesù. L’8 dicembre 1954 partì per il suo noviziato in Algeria, dove, per dieci anni, condusse una vita eremitica nel Sahara. Fu questa una profonda esperienza di vita interiore e di preghiera, nel silenzio e nel lavoro, che alimenterà tutta la sua vita e azione posteriore. Nel 1965, tornato in Italia si stabilì a Spello (Perugia), dove, poco prima, in un antico convento disabitato era sorta una comunità di piccoli fratelli. Ben presto, la fama di cui fratel Carlo godeva cominciò a richiamare moltissime persone, credenti o no, che erano comunque in ricerca. Da allora la comunità divenne spazio di accoglienza, preghiera e riflessione. Dopo alcuni anni di malattia, la notte del 4 ottobre 1988, festa di Francesco d’Assisi, di cui, pochi anni prima, aveva steso un’appassionata biografia, fratel Carlo entrò nell’abbraccio di Dio.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi un brano del discorso che Éloi Leclerc mette sulle labbra di Francesco d’Assisi nel suo dialogo con fratel Tancredi. Dialogo con cui chiude il libro “La Sapienza di un povero” (Edizioni Biblioteca Francescana). E che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Noi non abbiamo il diritto di serbarci indifferenti dinanzi al male e alla colpa. Ma non dobbbiamo adirarci né turbarci di questo. Il nostro turbamento e la nostra irritazione non possono che compromettere il senso di carità nostra ed altrui. Dobbiamo imparare a considerare il male e la colpa come li considera Dio. Ed è proprio questa la cosa più difficile. Giacché, dove noi vediamo una colpa da condannare e da punire, Dio ci vede, innanzi tutto, uno stato di smarrimento da soccorrere. L’Onnipotente è anche il più dolce e il più paziente degli esseri. In Dio non v’è traccia, neppure minima, di risentimento. Quando la sua creatura gli si ribella e lo offende, essa non cessa di restare agli occhi Suoi la sua creatura. Dio potrebbe annientarla, s’intende. Ma che gusto ne avrebbe Dio a distruggere l’opera sua, frutto d tanto amore? L’intero creato serba profonde radici nel cuore del suo Amore. Questi è del tutto disarmato in faccia alle sue creature, come una madre al cospetto del figlio. In ciò consiste il segreto di quella enorme pazienza divina che talvolta ci scandallizza. Dio è simile a quel padre che diceva ai suoi figli più grandi ed assetati di indipendenza: “Volete partire, siete impazienti di vivere ciascuno a modo suo? Ebbene, prima che andiate intendo dirvi: se un giorno vi troverete a mal partito, sappiate che io sono sempre qui. La mia porta resta aperta per voi giorno e notte. Voi potete sempre accedervi. Voi sarete a casa vostra e io farò di tutto per aiutarvi. Allor che tutte le porte vi saranno chiuse, la mia resterà sempre aperta”. Dio è fatto così,. Non c’è nessuno che sia capace di amare come Lui. Ma noi dobbiamo sforzarci di imitarlo, finora non abbiamo fatto ancora nulla in tal senso. Cominciamo dunque a far qualcosa. (Eloi Leclerc, La sapienza di un povero).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 04 Ottobre 2015ultima modifica: 2015-10-04T22:02:46+02:00da fraternidade
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