Giorno per giorno – 29 Gennaio 2015

Carissimi,
“Viene forse la lampada per essere messa sotto il moggio o sotto il letto? O non invece per essere messa sul candelabro? Fate attenzione a quello che ascoltate. Con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi; anzi, vi sarà dato di più” (Mc 3, 21. 24). Capita spesso che, pur con la dichiarata volontà di cominciare a prendere finalmente sul serio la Parola che veniamo meditando negli incontri o nelle celebrazioni, succeda che, quasi come uno scherzo che ci fa il buon Dio o semplicemente la vita, nelle occasioni che ci presenta, si sia sfidati a metterla in pratica, appena ce ne veniamo via, e si finisca per soccombere malamente. Suscitando in più di un caso, l’ironia – malevola o benevola, non lo sappiamo – di chi getta lì: ma cosa ci vai a fare a questi incontri? La parola di Gesù, espressa nelle due microscopiche parabole che abbiamo ascoltato oggi, ci richiama proprio a questo. Alla necessità di far tesoro di ciò che ascoltiamo, se davvero ascoltiamo, della luce che riceviamo e che siamo chiamati a ritrasmettere a coloro con cui viviamo come parola vissuta. “Fate attenzione a quello che ascoltate”: siamo così spesso prigionieri di categorie, schemi di pensiero, modelli di relazionamento, che si sono stati comunicati come “contenuto” della nostra fede, che neppure ci mettiamo davvero in ascolto di ciò che ci viene di volta in volta proposto. E che scombussolerebbe mica male la nostra esistenza. Quale misura siamo invitati ad adottare nelle nostre relazioni? Quella infinita del Padre. Impossibile. Sì, è vero, impossibile. Ma cominciamo ad ampliarla anche solo un po’. Un po’ più di accoglienza, un po’ più di ascolto, un po’ più di dialogo, un po’ più di clemenza, un po’ più di perdono, un po’ più di servizio, un po’ più di empatia. Vedremo che quando si comincia, ci si prende via via gusto, e non si smette più. E Lui da lassù che sorride soddisfatto: ah, questi miei figlioli (queste mie figliole)!

Oggi il calendario ci porta la memoria di P. Miguel Angel Urusa Nicolau, salesiano, martire della solidarietà e della dedizione alla gioventù argentina, desaparecido, e quella di P. Egidio Biscaro, missionario comboniano, martire in Uganda.

Miguel Angel Urusa Nicolau era un salesiano della comunità di San Nicolás, provincia di Buenos Aires, dove era stato ordinato prete dal vescovo martire mons. Carlos Ponce de León. Gli era stata affidata la pastorale giovanile ed aveva, così, organizzato gruppi di giovani, contagiandoli con la sua allegria, generosità e dedizione specie nei confronti dei più emarginati. Prima del trasferimento a Rosario, lavorò per un certo tempo con i pescatori di Puerto Aragón, nei pressi di San Nicolás. Dopo il golpe militare del marzo 1976, la repressione che ne seguì ebbe tra i suoi obiettivi anche i militanti cristiani e molti degli integranti del gruppo giovanile guidato da Miguel Angel, conobbero negli anni successivi arresti, incarcerazioni e torture. Altri scomparvero nel nulla. Miguel Angel fu sequestrato il primo gennaio 1976 nella città di Rosario, dove risiedeva nel Collegio salesiano di San José. Aveva 36 anni. Secondo alcuni testimoni di un campo clandestino di concentrazione, morì anch’egli vittima delle torture. Rimane, per il popolo argentino, esempio di lotta per la fraternità e la giustizia.

Egidio Biscaro, era nato a Foresto di Cona (Venezia) il 22 settembre 1928, ultimo di sei figli di Antonio e Palmira Costa. Desideroso di essere missionario, nel luglio 1947, entrò come fratello laico nel noviziato dei Comboniani, emettendo i suoi voti religiosi il 15 agosto 1949. In previsione del suo invio in Uganda, trascorse un tempo in Inghilterra per apprendere l’inglese, frequentando nel contempo un corso di meccanica. A fine febbraio 1950 partiva pieno di giovanile entusiasmo per l’Africa, con destinazione Gulu, una missione fondata nel 1911, dove cominciò a lavorare in una grande officina di riparazioe di auto. Dopo tre anni si trasferì a Laybi, dove al lavoro in officina aggiunse l’insegnamento tecnico e l’attività di catechista nei fine settimana. Nel 1971, la Congregazione ritenne di poter accogliere il suo antico desiderio di essere prete. Si trasferì così a Roma, dove studiò per tre anni teologia e fu infine ordinato prete il 6 aprile 1974 a Milano. Ritornato in Uganda, visse, accanto alla sua gente, gli anni difficili della sanguinosa dittatura di Idi Amin Dada e quelli della successiva guerra civile, come anche il lungo tempo di instabilità e disordine che le seguirono. Il 29 gennaio 1990, padre Biscaro si trovava nella missione di Pajule (diocesi di Gulu), quando si rese necessario trasportare una donna bisognosa di ricovero urgente nell’ospedale di Kitgum. Pur consapevole del pericolo che il trasporto comportava a causa della presenza di numerosi banditi in quella regione, decise che era necessario tentare. Con l’inferma e con un altro missionario, si avviò in macchina verso la città, ma percorsi pochi chilometri alcune raffiche di mitra uccisero la donna e ferirono i due missionari, p. Egidio morì prima dell’arrivo dei soccorsi. L’altro sopravvisse. I resti del missionario riposano nel cimitero di Kitgum, vicino alla statua della Madonna, che aveva ripetutamente invocato prima di morire. Tra la sua gente.

Le letture proposte dalla liturgia alla nostra riflessione sono tratte da:
Lettera agli Ebrei, cap.10, 19-25; Salmo 24; Vangelo di Marco, cap.4, 21-25.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

Prendendo spunto dalla memoria di P. Miguel Angel Urusa Nicolau, il salesiano argentino desaparecido, scegliamo di proporvi, nel congedarci, una riflessione di fratel Arturo Paoli, che visse da vicino quella terribile stagione, sulla sparizione nel nulla di Nelly, un’amica atea (eppure, o forse proprio per questo, così vicina alla verità di Dio), e di altre migliaia di suoi connazionali, e su ciò che questo è in grado di insegnarci. La troviamo nel libro “Facendo verità” (Gribaudi), che di Paoli racconta l’ “evolversi dell’ esperienza interiore e delle sue scelte di vita alla luce di una costante tensione verso la verità”. È questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Anche Maria, colei che è stata scelta per occupare con Gesù “l’ultimo posto” e di lì partire con l’uomo verso la libertà e la fraternità, scende con Gesù all’inferno. I pochi particolari storici della vita di Maria ci aiutano a ricostruire il senso della sua vita. La sua verginità è il simbolo di questo nulla. Bisogna ritrovare l’uomo spogliato delle sue relazioni erotiche, economiche, politiche, là dov’esso è nulla. L’uomo che incontriamo oggi sulle vie del mondo non è l’Adamo uscito dalle mani del Dio Creatore, pronto a guizzare nel mare dell’essere, quell’uomo che Michelangelo fissò nella volta della Sistina; è l’uomo spogliato, abbandonato sulla strada di Gerico, ridotto a nulla, disprezzato, indegno di essere guardato perché non resta in lui alcun segno dell’antica bellezza. Ridotto a nulla perché escluso dalle cose, spogliato del diritto di usare i beni della terra, bandito dalla società politica e crocifisso fuori dell’accampamento. Il cammino di Gesù comincia da questo abisso del nulla, dove l’uomo ha spinto l’uomo; là dove sono i segni della fraternità e dell’uguaglianza tradite, ricomincia la storia dell’uguaglianza e della fraternità. In questo abisso del nulla è stata inghiottita la Nelly, in solidarietà con tutte le vittime sparite come lei nel grande abisso. Continua a lanciare messaggi né oserei io colmare con parole coniate dalla mia fantasia il vuoto da cui questi messaggi arrivano. Il Vangelo mi dice solo laconicamente che “chi perde la propria vita per il Regno la ritroverà”; e nessuna forma di perdere la vita è così segno come questo sparire nel nulla; persino le tracce del corpo spariscono. Coloro che hanno fatto sparire Nelly, come le altre migliaia, hanno raggiunto l’ultima frontiera della barbarie e sono l’ultimo frutto avvelenato di quella triste pianta che si chiama la civiltà occidental-cristiana. Il Vangelo è un lievito che non è inacidito, ed è pronto a fermentare ben altre civiltà. Questa sparizione nel nulla è un epilogo così coerente della vita di Nelly che non posso non vederci un segno della Provvidenza, che si serve di fatti nefasti per squarciare il mistero della sua presenza fra noi. La storia è fatta davvero dagli ultimi mediante le loro sconfitte, il loro sparire. Ciò che sopravvive, ciò che resta di vivo in questa vicenda in cui hanno ragione i potenti, sono questi valori umani prodotti dal nulla che si fanno sempre più visibili e desiderabili (Arturo Paoli, Facendo verità).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 29 Gennaio 2015ultima modifica: 2015-01-29T22:46:11+01:00da fraternidade
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