Giorno per giorno – 09 Dicembre 2014

Carissimi,
“Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda” (Mt 18, 14). João Carlos, uno degli amici della chácara di recupero, giovedì scorso, prima che si venisse via, ci aveva citato questo versetto e ci aveva detto: per me tutto il vangelo è riassunto in questa frase; se la volontà del Padre è che nessuno dei suoi piccoli – e siamo tutti suoi piccoli – si perda, nessuno potrà alla fine opporsi a quella volontà. È vero: se anche uno solo si perdesse, verrebbe smentito il nome di Gesù, che significa “Dio salva”. Ora, ciò che Dio è in grado di recuperare nell’eternità, noi siamo chiamati a salvarlo anche nella storia, nella grande storia dei popoli, e nelle nostre piccole storie personali, famigliari e comunitarie. Con le nostre scelte di vita, e con i nostri comportamenti, parole, gesti quotidiani. “Che cosa vi pare – chiedeva Gesù nel vangelo di oggi – se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?”. No, non ci pare proprio, gli avremmo probabilmente risposto noi. E, difatti, stamattina, dona Felícia si chiedeva preoccupata: già, ma le altre novantanove? E Mercedes le ricordava la risposta data da un’altra donna della sua comunità alla stessa domanda: il pastore avrà lasciato sua moglie e i suoi figli a prendersi cura di loro. Così nessuno è abbandonato a se stesso. Ma, certo, ci sono delle priorità: i piccoli e i perduti. In tutti i sensi, gli uni e gli altri. Chi è più perduto, più lontano dalla fede: colui che si è allontanato dalla comunità o ne è tenuto ai margini, per la mancata accoglienza, o chi si sente a pieno titolo parte della comunità e nega un’accoglienza – vera, cordiale, generosa – agli altri? Entrambi, e per ciascuno di essi bisognerà trovare il linguaggio adatto per riportarlo al senso genuino dell’essere parte di una comunione in cui ci si preoccupa in primo luogo di ascoltare le attese e le esigenze vere e profonde che determinano i comportamenti, le ribellioni, i rifiuti, cercando di individuare le ferite, spesso di lunga data, nascoste dietro ciò che saremmo portati a liquidare sbrigativamente come cattiveria. Avvento dovrebbe servire a questo a noi come chiesa e come singoli: ripetere l’avventura del pastore che dimentica se stesso e, quando necessario, sa rimettersi in questione – se la pecora si è allontanata non sarà stato forse perché sentiva il pastore e il gregge come un peso? – e si fa perdonare e la riconquista alla sua sequela come a un cammino di vera libertà.

Il nostro calendario ci porta oggi la memoria di due piccoli, testimoni del Regno che viene: un contadino azteco, che noi ricordiamo col nome di Juan Diego, il veggente della Morenita, e un santo musulmano, una sorta di Francesco d’Assisi dell’Islam: Ahmed ibn Abi al-Hussein ar-Rifa‘i.

Il nome con cui Juan Diego fu chiamato era in realtà Cuauhtlotatzin (= Colui che parla come un’aquila). Lui era nato verso il 1474 a Mexica-Tenochtitlán, allora capitale del regno azteco (dove oggi sorge Città del Messico). Se avesse potuto farlo, avrebbe forse scelto un altro momento per venire al mondo. Perché non fu uno scherzo ciò che gli toccò vivere e vedere soprattutto durante e dopo la conquista della sua terra (1519-1521) ad opera degli spagnoli di Hernán Cortés: i massacri delle popolazioni, la distruzione delle città, i roghi dei libri sacri, l’eliminazione violenta della religione dei padri, le conversioni coatte alla “buona notizia” degli invasori. Lui era sposato a Malintzin, india come lui e, insieme furono tra i primi, nel 1524, ad essere battezzati, assumendo lui, come nome, Juan Diego e lei, Maria Lucia. Passarono gli anni, e i due badavano a lavorare, a vivere in armonia, a istruirsi nella nuova fede, a frequentare i sacramenti. Quando lui rimase vedovo, continuò imperterrito come prima. Dicono che edificava tutti con il suo comportamento. Fino a quando, la mattina del 9 dicembre del 1531, sulla collina di Tapeyacac, il luogo in cui prima sorgeva il tempio dedicato a Teteo Innán (la madre degli dei), chiamata anche Tonantzin (nostra piccola madre) le apparve una giovane india gravida che gli disse di essere la “Perfetta Sempre Vergine Maria, la Madre del verissimo ed unico Dio” e gli ordinò di recarsi dal vescovo per chiedergli di erigere un tempio ai piedi del colle. Cosa che, nonostante le resistenze iniziali, alla fine Juan Diego ottenne. Quando la chiesa fu ultimata, Juan Diego vi andò a lavorare come sagrestano, vivendo per diciassette anni in una casetta annessa, in penitenza e preghiera, fino a che la morte lo colse nel 1548, all´età di 74 anni.

Ahmed ar-Rifa‘i nacque da Sayyid Ali Abu’l Hasan e da Fatima ul-Anseri bint Yahya Nijjeri, nell’anno egiriano 512 (1119 d.C.), a Umm‘Ubaidah, nella provincia di Basra (nell’attuale Irak), dove visse tutta la vita, insegnando ai suoi discepoli come vivere vicino a Dio. Venivano in molti, perfino dalle contrade vicine, per ascoltarlo e, quando lui parlava, tutti riuscivano a udirlo, anche i più lontani e persino i sordi. Era la misericordia fatta persona con tutti, esseri umani, animali e insetti. Andava a visitare i pazzi e i malati cronici, lavava i loro panni, li spidocchiava, portava loro da mangiare e mangiava con loro; poi parlava, li ascoltava e chiedeva le loro preghiere. Ai suoi compagni, sufi come lui, diceva: quando Dio ci invia fame, nudità, bisogno, disprezzo, indigenza, è allora che io mi rallegro. A un discepolo disse: Non dire che Dio ha cento nomi e neppure cinquemila. Di’ piuttosto che ha tanti nomi quante sono le cose che ha creato: i granelli di sabbia, le foglie degli alberi e tutto il resto. Se incontrava qualcuno vestito della tunica di suf gli diceva: Figliolo, rifletti sull’abito che porti e pensa a chi risale: hai indosso il vestito dei profeti, ti fai bello dell’ornamento dei timorati, vesti il saio dei mistici, e così vestito sali i gradini di chi si avvicina a Dio. Se non sei da tanto, lascia codesta veste. Ahmed morì il 12 del mese di Jumâda Al-Awwal dell’anno egiriano 570 (corrispondente al 9 dicembre 1174). Altre fonti affermano che fu nello stesso giorno ma dell’annno 578 (che coinciderebbe, allora, con il 13 febbraio 1182). Le sue ultime parole furono la sua professione di fede: Attesto che non c’è divinità al di fuori di Dio e che Mohammed è l’inviato di Dio.

I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Isaia, cap.40, 1-11; Salmo 96; Vangelo di Matteo, cap.18, 12-14.

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

Il 9 dicembre si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale contro la Corruzione. La Giornata ha lo scopo di sensibilizzare le persone sul grave problema globale della corruzione (ne sappiamo qualcosa anche noi e voi, in questi tempi!) e sul ruolo che la Convenzione ONU contro la Corruzione, adottata nel 2003, può avere nel combatterla e prevenirla. Tutti riconoscono gli effetti perversi che questo fenomeno ha sulle economie globali e la società tutta, e tuttavia, non può essere considerato come un dato inevitabile, sempre che i governi, le istituzioni, le imprese e le persone scelgano di rifiutarlo, facendo prevalere una logica di onestà, integrità e trasparenza.

È tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura le parole di un nostro canto d’Avvento. Con parole e musica di Maria de Fátima e Joel Postma, ha come titolo “O Senhor virá”, ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Il Signor verrà a liberare il suo popolo; / E dal vecchio mondo nascerà il nuovo.// Se chi ha sete cerca la fonte, / Noi cerchiamo di ascoltarti. / Vieni, o Dio vivo, a salvare il tuo popolo, / Vieni, presto, a liberarci. // Il tuo popolo, un tempo, soffrì in Egitto/ Tutti i dolori della schiavitù. / Il tuo nuovo popolo, anch’egli soffre, / Sperando da te liberazione. // Hai marciato, allora, con i tuoi amici, / E li hai guidati con sicurezza. / Vieno ancora a marciare con noi, / Signore della storia, nostra speranza. // Vieni, presto, a guidare il tuo popolo/ Lungo i sentieri di ogni giorno / Se sei con noi, la notte è chiara / E anche dal pianto nasce allegria. (Maria de Fátima, Joel Postma, O Senhor virá).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunitá del bairro.

Giorno per giorno – 09 Dicembre 2014ultima modifica: 2014-12-09T22:00:50+01:00da fraternidade
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