Giorno per giorno – 20 Settembre 2014

Carissimi,
“I suoi discepoli lo interrogavano sul significato della parabola. Ed egli disse: A voi è dato conoscere i misteri del regno di Dio, ma agli altri solo con parabole, affinché vedendo non vedano e ascoltando non comprendano. Il significato della parabola è questo: il seme è la parola di Dio” (Lc 8, 9-11). La parabola in questione era quella del seminatore, di cui noi, dopo tante volte che la si è ascoltata, riusciamo già a ricordare un po’ il senso. Ma per i discepoli, la prima volta, non dev’essere stato così facile. Le parabole di Gesù hanno tutte, esplicitamente o meno, come oggetto il Regno di Dio. Come, del resto, ogni sua parola. E la Parola che è Lui. Per intendere la quale, bisogna necessariamente conoscerlo ed entrare con Lui in relazione. Se no, al massimo, la si scambia per letteratura o per una storia qualsiasi. Ora, nella spiegazione che Gesù dà ai suoi, dopo aver detto che il seme è la parola di Dio, un po’ stranamente, passa a dire che il seme caduto qui sono coloro che, e quello caduto là, sono invece quelli che, esemplificando diversi tipi di comportamento in relazione alla parola. Mentre noi, ascoltando la parabola, si è portati a pensare ogni volta – e forse aveva pensato così anche Gesù – che erano i diversi tipi di terreno a definire il carattere della recezione del suo messaggio. E, tuttavia, come già altre volte si era riflettuto, e come ce lo ricordava stasera Maria Ferreira, a casa di dona Dalva, oltre che ad essere “terreno”, nel momento dell’ascolto, siamo anche “seme”, cioè una “parola di Dio” per gli altri, quando siamo messi a prova con la nostra testimonianza. Che si può, in vario modo, perdere per strada, per superficialità, distrazione, dimenticanza, cooptazione alla logica del mondo. O può, invece restare fedele. E non è che la scelta avviene una volta per tutte. Magari fosse così, e noi si fosse trovati sempre fedeli. Il fatto è che un giorno siamo una cosa, il giorno dopo un’altra. E Lui dovrebbe solo disperarsi di averci scelti. Ma non lo fa, perché quella Parola, il segreto più vero del regno, cioè, Lui stesso, è la misericordia. Che lo induce a perdonarci ogni volta. E a confermarci in essa. E a conformarci ad essa. Oggi, che tipo di terreno siamo stati? E che tipo di seme?

Il nostro calendario ci porta oggi la memoria di Henri Nouwen, maestro e consigliere spirituale.

Henri Jozef-Machiel Nouwen nacque a Nijkerk (Olanda) il 24 gennaio 1932. Ordinato sacerdote nel 1957, studiò psicologia e teologia pastorale. Nella sua formazione spirituale fu di grande significato l’esperienza di solitudine che potè vivere nel Monastero trappista di Genesee, negli Usa, così come l’approfondimento delle tematiche ecumeniche e l’incontro con la riflessione teologica e delle comunità di base dell’America Latina. Per alcuni anni, a partire dagli anni 80, Nouwen alternò soggiorni in Perù e l’insegnamento negli Stati Uniti, dove si fece voce dei poveri del Sud del mondo. Tuttavia fu l’incontro con la Comunità dell’Arca di Jean Vanier nel 1986 che cambiò il corso della sua vita. Da allora uomini e donne colpiti da gravi deficienze fisiche e psichiche divennero la sua famiglia, e uno di loro in particolare, Adam Arnett, suo amico, maestro e guida. Questo periodo fu il più denso e profondo nella sua vita di sacerdote, di autore, di amico e di consigliere spirituale. Colpito da infarto, durante un viaggio al suo paese d’origine, morì nella notte tra il 20 e il 21 settembre 1996.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1ª Lettera ai Corinzi, cap.15, 35-37. 42-49; Salmo 56; Vangelo di Luca, cap.8, 4-15.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

È tutto, per stasera. Noi ci congediamo qui, lasciandovi alla lettura di un brano di Henri J. M. Nouwen, tratto dal suo “Vivere nello Spirito” (Queriniana), che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Abbiamo uno scopo chiaro nella vita? Gli atleti che hanno come scopo quello di guadagnarsi la medaglia olimpica sono disposti a lasciare che tuttto il resto diventi secondario. Il modo in cui mangiano, dormono, studiano e si allenano, tutto è determinato da quello scopo preciso. Questo è vero sia nella vita spirituale che nella vita delle competizioni sportive. Senza un chiaro scopo saremmo sempre distratti e spenderemmo le nostre energie per cose secondarie. “Fissate lo sguardo sul premio”, diceva Martin Luther King alla sua gente. Qual è il nostro premio? È la vita divina, la vita eterna, la vita con Dio e in Dio. Gesù ci ha annunciato quello scopo, quel premio celeste. A Nicodemo ha detto: “Dio infatti ha tanto amato il mondo, da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3,16). Non è facile mantenere lo sguardo fisso sulla vita eterna, specialmente in un mondo che continua a dirci che ci sono cose più immediate e urgenti alle quali prestare attenzione. È raro che vi sia un giorno che non svii la nostra attenzione dalla nostra meta, rendendola vaga e nebulosa. Pure, sappiamo per esperienza che senza un chiaro scopo la nostra vita si spezzetta in tanti compiti e obblighi che ci trascinano lasciandoci un senso di stanchezza e di inutilità. In che modo allora conserviamo una visione chiara del nostro scopo, come fissiamo lo sguardo sul premio? Con la disciplina della preghiera: la disciplina che ci aiuta a riportare sempre di nuovo Dio al centro della nostra vita. Continueremo sempre a essere distratti, costantemente occupati da tante esigenze impellenti, ma quando vi sono un tempo e un luogo messi da parte per tornare al nostro Dio, che ci offre la vita eterna, allora gradualmente diventeremo consapevoli che le tante cose che dobbiamo fare, dire o pensare non ci distraggono più, ma ci portano invece tutte più vicino al nostro scopo. È tuttavia importante che il nostro scopo rimanga chiaro. La preghiera mantiene chiaro il nostro scopo, e quando il nostro scopo diventa vago, la preghiera lo rende chiaro di nuovo. (Henri Nouwen, Vivere nello Spirito).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle dela Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 Settembre 2014ultima modifica: 2014-09-20T22:12:58+02:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo