Giorno per giorno – 28 Giugno 2014

Carissimi,
“In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti”(Mt 8, 10-12). Gesù lo stava dicendo di un ufficiale dell’esercito di occupazione romano, pagano per giunta, e ci istruiva e profetizzava non tanto in relazione alla sua gente, che, come succede ovunque, un giorno era in un modo, e un giorno in un altro, ma a riguardo della presunzione che colpisce spesso i religiosi e quindi, in prospettiva, anche la sua chiesa. A precederci nella comprensione e nella testimonianza del regno, ci potranno essere ad ogni momento, “molti” appartenenti ad altre religioni, e anche senza religione, e Gesù continuerà a stupirsi della loro fede (in chi, in che cosa? Beh, nella Parola della Vita che ci è detta in Lui), una fede così grande, da fare impallidire la nostra. E dovremmo esserne contenti noi per primi, perché sarebbe un segno in più di una grazia che sovrabbonda e si dona, non come premio ad una religione che si voglia vera, ma come tiro mancino giocato a questa, nell’assoluta imprevedibilità di uno Spirito che si dà a conoscere e agisce dentro e oltre ogni rivelazione codificata o meno, perché il mondo e la sua umanità giungano a dirsi nella forma della reciproca cura e nell’armoniosa convivenza dei diversi. Che è l’unica cosa che interessi e renda felice il buon Dio. Una cosa che è una persona, che noi chiamiamo Gesù. Che “ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie” (v. 17). Saremo mai capaci di fare qualcosa del genere?

Oggi è memoria di Ireneo di Lione, pastore e martire, padre della Chiesa.

Ireneo nacque a Smirne (nell’attuale Turchia), nell’anno 130 circa, e fu discepolo di san Policarpo, che aveva conosciuto personalmente l’apostolo Giovanni e altri testimoni oculari di Gesù. Missionario in Gallia, fu fatto vescovo della comunità cristiana di Lione e divenne il più importante tra gli scrittori cristiani del II secolo. Fu il primo che cercò di fare una sintesi del pensiero cristiano. Si schierò risolutamente a favore della preservazione della pace e dell’unita della Chiesa, mettendo in guardia contro i pericoli della gnosi. Uomo equilibrato e capace di discernimento seppe consigliare il papa Vittore ad evitare ogni atteggiamento men che rispettoso nei confronti delle chiese orientali in un momento di crisi e tensione. Sua è la celebre affermazione che “la gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo è la manifestazione di Dio”. Ireneo morì probabilmente martire durante la persecuzione di Settimio Severo nell’anno 202.

I testi che la liturgia del giorno propone alla nostra riflessione sono tratti da:
Libro delle Lamentazioni, cap.2, 2.10-14.18-19; Salmo 73; Vangelo di Matteo, cap.8, 5-17.

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

Oggi, per i nostri fratelli musulmani, è il primo giorno di Ramadan, il nono mese del calendario lunare islamico. Il digiuno (sawm) che lo caratterizza consiste nell’astensione da cibi, bevande, rapporti intimi, fumo, ma anche da ogni altro cattivo pensiero o azione, durante l’intera giornata fino al tramonto. Una leggera refezione è consentita un poco prima dell’aurora, mentre, dopo il tramonto, il digiuno è rotto da un ricco pasto e da ore di allegro convivio, con musica, danze e giochi. Questa festa del digiuno, che dura un mese intero, vuole esprimere in primo luogo l’ubbidienza alla parola di Dio che l’ha comandata; educa il fedele alla pazienza, al trascendimento di sé, al controllo delle passioni, al dominio di istinti e pulsioni; lo stimola alla solidarietà nei confronti di quanti sperimentano la fame durante tutto l’anno, e contribuisce ad una purificazione/disintossicazione del suo organismo. Beh, volendolo, ce ne sarebbe anche per noi. Per intanto, una felice festa ai nostri amici musulmani!

E, sul tema del Ramadan, noi ci congediamo, offrendovi in lettura una pagina di Abū Ḥāmid al-Ghazālī, tratta da un suo scritto che troviamo in rete sotto il titolo “La dimensione interiore del digiuno”, che è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Lo spirito e la natura segreta del digiuno è quello di rendere più deboli le forze, che Satana utilizza per indurre l’uomo a commettere il male. Nessun beneficio deriva dal digiuno, se è rotto mangiando nella notte il cibo sia del giorno sia della notte. Inoltre, è bene addormentarsi un poco durante il giorno, al fine di avvertire la fame e la sete e diventare consapevoli dell’indebolirsi delle proprie forze, purificando in questo modo il proprio cuore. Anche durante la notte si dovrebbe avvertire una certa dose di stanchezza, rendendo più facile la preghiera notturna (tahajjud) e la recitazione delle litanie (awrād). Potrebbe accadere che Satana cessi di librarsi intorno al cuore di un uomo e che quest’ultimo acceda al Regno dei Cieli. La Notte del Destino è quella notte in cui qualcosa di questo Regno è rivelato. Questo è ciò che significano le parole di Dio l’Eccelso: “Invero lo abbiamo rivelato nella Notte del Destino” (Corano 97:1). Chiunque pone una grande quantità di cibo tra il suo cuore e il suo petto diviene cieco a questa rivelazione. Non è nemmeno sufficiente mantenere lo stomaco vuoto per sollevare il velo, ma bisogna svuotare la mente di tutto eccetto che del pensiero di Dio, Grande ed Eccelso. Rivolgersi a Dio con paura e speranza: Dopo che il digiuno è stato rotto, il cuore dovrebbe oscillare come un pendolo tra la paura e la speranza, perché non sa se il proprio digiuno è stato accettato, se troverà la grazia presso Dio o se sarà rifiutato. Questo poi è, come sappiamo, anche l’atteggiamento che bisogna tenere alla fine d’ogni atto d’adorazione. Si racconta che una volta al-Hasan ibn Abīl Hasan al-Basrī passò davanti ad un gruppo di persone, che stavano ridendo gaiamente, e disse: “Dio ha reso il mese del Ramadan un’occasione per le Sue creature di completare il loro atto d’adorazione come se corressero in una gara. Alcuni sono arrivati per primi e hanno vinto, mentre altri sono rimasti indietro e si sono persi. È assolutamente strabiliante trovare qualcuno che ride e gioca in un giorno in cui il successo attende i vincitori e il fallimento gli sconfitti. Se il velo fosse stato alzato, chi compie il bene sarebbe sicuramente preoccupato delle sue buone azioni e chi compie il male di quelle malvagie”. In altre parole, l’uomo, il cui digiuno è stato accettato, sarebbe troppo pieno di gioia per indulgere in occupazioni frivole, mentre nel caso di colui, che non è stato accettato, il riso sarà soffocato dal rimorso. (Abū Ḥāmid al-Ghazālī, La dimensione interiore del digiuno).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 28 Giugno 2014ultima modifica: 2014-06-28T22:58:01+02:00da fraternidade
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