Giorno per giorno – 13 Giugno 2014

Carissimi,
“Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore” (Mt 5, 27-28). Gesù continua nella sua rilettura e radicalizzazione dei comandamenti, perché si sappia che la loro enunciazione non riguarda semplicemente la legge o la morale (e, meno che mai, il diritto canonico), riguarda la vita, la qualità, la trasparenza, la verità della vita. Non si tratta perciò di dotarci di un metro per giudicare e giudicarci, dato che in questo caso ci condanneremmo tutti all’inferno, e non è questo che Lui vuole, ma si tratta di dare spessore, profondità, autenticità alle nostre scelte. Scontando il fatto che non ci si riesce di botto e spesso, anzi, si passa attraverso un’interminabile serie di tentativi, di cadute, di fallimenti. Verso i quali, Lui insegnerà: “chi è senza peccato scagli la prima pietra” (Gv 8, 7). E a noi toccherà sempre e soltanto ricominciare da capo, sapendo ogni volta, ammaestrati dall’esperienza, che non possiamo contare troppo sulle nostre forze, esponendoci imprudentemente ad occasioni che si traducono in una banalizzazione e mistificazione dei nostri gesti e sentimenti. Da qui il consiglio, da prendersi, per carità, in chiave metaforica, di cavarci piuttosto un occhio e strapparci via una mano. Al fine di vivere il più possibile unificati ciò che viviamo.

Oggi è memoria di Antonio di Padova, evangelizzatore e amico dei poveri.

Nato a Lisbona nel 1195, il giovane Fernando de Bulhões y Taveira de Azevedo entrò nell’Ordine dei Canonici regolari di S. Agostino, e fu ordinato sacerdote a ventiquattro anni. Dopo i primi anni nel convento di Lisbona, chiese ed ottenne di essere trasferito nel monastero della Santa Croce a Coimbra. Qui però, la nomina a priore di un monaco del tutto alieno alla vita ascetica e che, con uno stile di vita dissoluto, contribuì a sperperare in poco tempo le sostanze del monastero e, più ancora, a danneggiarne il buon nome, tanto da esser presto scomunicato da papa Onorio III, la comunità finì per spaccarsi in due: da un lato i sostenitori del priore e del suo stile, dall’altra quanti desideravano invece condurre un vita austera, modesta e tutta dedita a Dio. Tra questi, ovviamente, il giovane Fernando. Quando passarono da Coimbra i primi frati francescani diretti in Marocco, Fernando restò incantato dalla loro radicalità evangelica e intuì che quello sarebbe stato il suo cammino. Entrò così nell’ordine dei frati minori, cambiando il suo nome in quello di Antonio, e si imbarcó per il Marocco come missionario. Una malattia insorta durante il viaggio frustrò i suoi piani di recarsi ad annunciare il Vangelo alle popolazioni islamiche. Si recò allora in Italia, dove, dopo aver preso parte al Capitolo generale di Assisi, presente lo stesso Francesco d’Assisi, si stabilì. Qui si fece presto conoscere come grande oratore. La sua predicazione, che richiamava moltitudini immense, rifletteva una profonda conoscenza della Sacra Scrittura. Passò come un turbine, combattendo gli errori dottrinari del suo tempo, la corruzione e la rilassatezza del clero, l’arroganza e la prepotenza di ricchi e potenti contro la gente povera e semplice. Ammalatosi, morì il 13 giugno del 1231.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:
1° Libro dei Re, cap.19, 9a. 11-16; Salmo 27; Vangelo di Matteo, cap.5, 27-32.

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

È tutto. anche per stasera. Noi ci si congeda, offrendovi in lettura il brano di un sermone di Antonio di Padova, in cui prende spunto dal comando rivolto da Gesù al lebbroso guarito: “Guardati dal dirlo a qualcuno” (M7 8, 4). È questo, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
“E gli disse Gesù: Guàrdati dal dirlo a qualcuno!” (Mt 8,4). Certamente non dicono e non pensano così coloro che, quando fanno qualcosa di bene, suonano la tromba davanti a sé, e la loro sinistra sa molto bene quello che fa la loro destra (cf Mt 6,3); coloro che “prostituiscono la loro figlia”, mentre Mosè lo proibiva dicendo: “Non prostituire la figlia tua” (Lv 19,29). La “figlia tua” è la tua opera buona, che metti nel postribolo quando la vendi nel lupanare del mondo per il denaro della vanagloria. O miserabile scambio! Vendere il premio del Regno dei cieli per il vento che esce dalla bocca dell’uomo! Guàrdati dal dirlo a qualcuno, non mostrare ad alcuno le tue cose. Fratello, non ti bastano Dio e la tua coscienza? Che vantaggio ti dà la lingua dell’uomo, la quale lodando condanna e condannando loda? la quale precipita il giusto fino al profondo dell’inferno, e invece pretende di innal¬zare l’iniquo fino al trono di Dio e dell’Agnello? Guàrdati bene, dunque, dal dirlo a qualcuno. Dice l’Ecclesiastico: “Non dare all’acqua un’uscita, neppure piccola” (Eccli 25,34). E Isaia: “Il mio segreto è per me, il mio segreto è per me!” (Is 24,16). Infatti leggiamo nel quarto libro dei Re che, alla parola di Eliseo, “la donna andò e chiuse la porta dietro di sé e i suoi figli” (4Re 4,5). E Matteo: “Chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,6). E Luca: “Non passate di casa in casa” (Lc 10,7). Guàrdati, dunque, dal dirlo a qualcuno. La natura ha collocato due porte davanti alla lingua: i denti e le labbra, proprio perché quella meretrice, che ama sempre il luogo pubblico, non vada fuori in piazza, “loquace, randa¬gia e insofferente di pace” (Pro 7,10­11). Serra dunque i denti, stringi le labbra, affinché la meretrice non entri nel lupanare. Dice infatti l’Ecclesiastico: “Non dare alla donna malvagia il permesso di comparire” (Eccli 25,34), e così obbedirai al comando di Cristo: “Guàrdati dal dirlo a qualcuno!”. (Antonio da Padova, Sermoni – “Domenica II dopo l’Ottava dell’Epifania).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 13 Giugno 2014ultima modifica: 2014-06-13T22:40:12+02:00da fraternidade
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