Giorno per giorno – 27 Marzo 2014

Carissimi,
“Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde” (Lc 11, 23). Gesù aveva poco prima insegnato come si deve pregare e chi è colui a cui ci si rivolge nella preghiera: l’Abba, il Babbo. Questa, in una parola, è la fede del cristiano. Il quale, annunciando la paternità universale di Dio, proclama nel contempo l’universale fraternità del genere umano. Là dove si sia incapaci di nominare Dio come Padre e perciò di relazionarci agli uomini (tutti!) come fratelli, noi ci pronunciamo risolutamente, quand’anche non sempre consapevolmente, contro Gesù e il suo Spirito. Fossimo pure persone religiossime e di provata virtù, avremmo perso il nostro tempo, vanificato il Suo significato, smarrito noi stessi, mancato il fine della nostra vita. Che è creare comunione. Il muto che Gesù guarisce, nel vangelo di oggi, siamo noi quando siamo restituiti alla nostra condizione di figli e siamo capaci di farcene annuncio. La Quaresima, questa Quaresima, può significare la nostra guarigione.

Oggi facciamo memoria di Meister Johann Eckhart, teologo e mistico; e di José Comblin, profeta scomodo.

Johann Eckhart era nato intorno al 1260 a Hochheim, nei pressi di Gotha (che qualche secolo dopo avrebbe dato il nome ad un programma del partito operaio tedesco e, più conosciuta ancora, alla critica che ne fu fatta). Entrato quindicenne nell’ordine domenicano, Eckhart vi compì i suoi studi filosofici e teologici. Nel 1298 fu nominato priore del convento di Erfurt e vicario provinciale di Turingia. Conseguito, nel 1302, il dottorato in Teologia, all’università di Parigi, l’anno successivo fu eletto provinciale della recentemente istituita provincia di Sassonia e, nel 1307, vicario provinciale di Boemia. Nel 1311 lo troviamo nuovamente a Parigi a insegnarvi teologia; poi, dopo il 1314, professore e predicatore a Strasburgo, Francoforte, e Colonia. In quest’ultima città giunse nel 1320, e lì rimase fino alla morte. La teologia di Eckhart si basava sul principio dell’ unione mistica dell’anima con Dio. Alcune formulazioni tuttavia parvero all’arcivescovo di Colonia suscettibili di una lettura panteista, tanto che Eckhart fu denunciato come eretico. Il domenicano si difese, affermando: “Io posso certo sbagliare, ma non sono eretico. Il primo caso infatti ha a che vedere con la mente, il secondo con la volontà”. Comunque, per amore di pace, non esitò a ritrattare 26 proposizioni. Quando il 27 marzo 1329 il papa avignonese Giovanni XXII ne identificò e condannò 28, nella sua bolla In agro Domini, Meister Eckhart se ne stava già dove il Mistero non è più tale. O, almeno lo è, presumibilmente, di meno.

José Comblin era nato a Bruxelles, in Belgio, il 22 marzo 1923. Ordinato prete nel 1947, divenne dottore in teologia all’Università Cattolica di Lovanio. Giunse in Brasile nel 1958, rispondendo a un appello di Pio XII, che nel documento Fidei Donum, chiedeva missionari volontari per le regioni dove mancavano preti. Dopo un periodo di lavoro, nello stato di São Paulo, dove fu professore in seminario e assistente della JOC (la Gioventù Operaia Cattolica), e un soggiorno in Cile, nel 1964 si recò in Pernambuco, su invito di dom Helder Câmara, nominato arcivescovo di Olinda e Recife. A partire dal 1969 contribuì alla creazione dei seminari rurali, in Pernambuco e nella Paraiba. La metodologia utilizzata era adattata all’ambiente sociale dei seminaristi. Questa esperienza pose le basi per la “Teologia da Enxada” (Teologia della Zappa), che, fondata sulla Bibbia, prevedeva la pratica del lavoro nei campi e lo studio teologico a stretto contatto della realtà di vita dei contadini. Perseguitato per le sue idee dal regime militare, Comblin fu espulso dal Brasile nel 1971. Recatosi in Cile, vi rimase fino al 1980, quando fu espulso dal regime di Pinochet. Di ritorno in Brasile, si stabilì a Serra Redonda (Paraiba), dove fondò un seminario rurale e curò la formazione di animatori delle Comunità ecclesiali di base. La metodologia per i seminari che era stata approvata da Paolo VI, non trovò però l’avallo del Vaticano, sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, e questo segnò la fine dell’esperienza. Negli stessi anni, tuttavia, Comblin diede origine ai Missionari dei Campi (1981), alle Missionarie di Ambiente Popolare (1989), ai Missionari di Juazeiro da Bahia (1989), della Paraíba (1994) e del Tocantins (1997). Stabilitosi a Barra, nell’entroterra di Bahia, è morto il 27 marzo del 2011.

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:
Profezia di Geremia, cap.7, 23-28; Salmo 95; Vangelo di Luca, cap.11, 14-23.

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

È tutto, per stasera. Noi ci congediamo qui, offrendovi in lettura un brano del sermone “Scitote, quia prope est regnum Dei”, di Meister Eckhart. Lo troviamo nel libro che ne raccoglie alcuni “Sermoni tedeschi” (Adelphi). Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO
Un maestro dice – e così anche i nostri migliori maestri – che la beatitudine sta nel fatto che l’uomo conosce e sa il bene più alto, che è Dio stesso. Io ho nell’anima una potenza che è assolutamente recettiva di Dio. Io sono certo, come del fatto di vivere, che niente mi è così vicino come Dio. Dio è a me più vicino, di quanto io lo sia a me stesso; il mio essere dipende dal fatto che Dio è a me vicino e presente. Lo è anche ad una pietra o al legno, ma essi non lo sanno. Se il legno sapesse di Dio, e conoscesse quanto egli è vicino, così come lo sa il più alto degli angeli, il legno sarebbe altrettanto beato quanto l’angelo più alto. Perciò l’uomo è più beato di una pietra o del legno, perché egli conosce Dio e sa quanto Dio gli è vicino. Ed è beato quanto più conosce ciò, e quanto meno lo conosce, tanto meno è beato. Non é beato per il fatto che Dio é in lui e a lui così vicino e che egli ha Dio, ma per il fatto che egli conosce quanto Dio gli è vicino e che egli sa di Dio. Un tale uomo saprà “che il regno di Dio è vicino”. Il profeta dice nel salterio: “Non dovete essere ignoranti come un mulo o un cavallo” (Sal 31,9). Un’altra parola la dice il patrirca Giacobbe: “veramente, Dio è in questo luogo, e io non lo sapevo” (Gen 28,16). Si deve sapere di Dio, e riconoscere “che il regno di Dio è vicino”. Quando penso al regno di Dio, rimango spesso ammutolito per la sua grandezza. Perché il regno di Dio è Dio stesso con la sua intera ricchezza. Non è una piccola cosa il regno di Dio: se ci si rappresentassero tutti i mondi che Dio può creare, questo non è il regno di Dio! Sono solito dire talvolta una parola: l’anima, in cui il regno di Dio appare e che riconosce vicino a sé il regno di Dio, non ha bisogno di ascoltare prediche o insegnamenti: da quello ha già ricevuto insegnamento, e l’assicurazione della vita eterna. Chi sa e riconosce quanto vicino è il regno di Dio, può dire con Giacobbe: “Dio è in questo luogo, e io non lo sapevo”, ma ora lo so. (Meister Echkhart, Sermoni tedeschi).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Marzo 2014ultima modifica: 2014-03-27T22:42:16+01:00da fraternidade
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