Giorno per giorno – 16 Ottobre 2013

Carissimi,

“Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!” (Lc 11, 46). Stasera, nella chiesetta dell’Aparecida, ci dicevamo che, sì, in questo caso, Gesù stava parlando a  teologi e moralisti, e, tuttavia, dovremmo guardarci dal pensare troppo facilmente che la cosa non ci riguardi. Dato che, spesso, un piccolo o grande moralista si nasconde anche in noi. Poco prima, Gesù aveva detto che la regola sovrana del nostro agire deve essere la giustizia e l’amore (v. 42); il resto ha valore solo se è in funzione di questo. Ricordando, in aggiunta, che l’idea biblica di “giustizia” non corrisponde a quella nostra di giustizia retributiva, ma a quella di “fedeltà” , nel nostro caso, fedeltà al progetto di Dio, o, in senso più forte, al progetto che è Dio, volontà di salvezza per tutti, che il nome di Gesù (Dio-salva), non a caso, riassume. Così, è importante chiederci se, nel nostro relazionarci agli altri, noi si sia sempre e soltanto strumenti (e, perciò, sacramenti) di questa salvezza, che non è solo riferita a un “aldilà” nel tempo e nello spazio, ma comincia già nell’aldiqua, come forma della pienezza di vita, promessa a tutti.

 

Il calendario ci porta oggi la memoria di Rabbi Nachman di Bretzlav, mistico ebreo, e di Agostino Thevarparampil, piccolo prete al servizio dei dalit, gli intoccabili.

 

R16 rav-nachman.jpgabbi Nachman di Bretzlav, pronipote del famoso Baal Shem Tov, nacque il 4 aprile 1772 a Medzibor, e fu un alunno piuttosto distratto e svogliato. Sposatosi poco più che ragazzo, visse, da giovane, una fase di rigoroso ascetismo, rifuggendo da ogni piacere, praticando il digiuno e concentrando tutta la sua attenzione sul solo Nome di Dio. Riuscendo tuttavia a fare tutto ciò con genuina e profonda allegria dello spirito. Ben presto, la fama della sua santità gli attirò schiere di discepoli. Innamorato della natura, insegnava loro a contemplare Dio nella bellezza del creato e diceva: “Quando pregate nei campi, è tutto il mondo delle piante che viene in vostro aiuto e dá forza alle vostre preghiere”  e ancora: “Venite, e vi mostrerò una nuova strada verso il Creatore. Non attraverso la parola, ma attraverso il canto! Cantiamo, e il Cielo ci comprenderà!”. Ma ammoniva anche: “Bada bene che tu sei là dove sono i tuoi pensieri. Fai attenzione che i tuoi pensieri siano dove tu vuoi essere”. Uno degli elementi centrali del suo insegnamento, era l’insistenza sul bisogno di essere sempre contenti, di non lasciarsi mai abbattere, di non avere mai paura. Spiegava che l’unico vero peccato è la tristezza e lo scoraggiamento che gelano il cuore di una persona che ha commesso un’infrazione morale o alla quale è successo qualcosa di brutto. La depressione è la radice di ogni peccato successivo, in quanto convince la persona di non essere capace di allontanarsi dalla falsa strada, di non essere capace di fare altro che errori, di non meritare nulla se non disgrazie e punizioni. Nel 1798, dopo un breve viaggio in terra d’Israele, si stabilì a Bretzlav, dove il suo insegnamento gli procurò la simpatia della gente più semplice, che egli invitava a servire Dio con la fede innocente dei bambini, ma anche l’avversione di numerosi altri rabbini. Amareggiato da tali dispute, si trasferì a Uman, dove, l’anno seguente, durante la festa di Sukkot, il 18 Tishri 5571 (16 ottobre 1810), morì di tubercolosi, all’età di 38 anni, senza nominare un successore.  Il suo insegnamento e la sua figura, lungi dall’essere dimenticati, continuarono a ispirare le successive generazioni e, ancora oggi, migliaia di pellegrini si recano ogni anno sulla sua tomba a Uman.

 

16 Agostino Thevarparampil.jpgAgostino Thevarparampil era nato a Ramapuram, nello stato indiano del Kerala, il l° aprile 1891. Terminati gli studi, era entrato in seminario e fu ordinato sacerdote il 17 dicembre 1921. Da allora il suo nome sarebbe stato solo Kunjachan, che nella lingua malayam significa “piccolo prete”, a causa della sua bassa statura. Dopo un breve periodo in cura d’anime a Kadanad, nel marzo 1926 fece ritorno a Ramapuram. Qui venne a contatto con il mondo degli ‘intoccabili’, gli appartenenti alle classi sociali più basse, quelli che Gandhi chiamava Harijan,  figli di Dio, che oggi vengono detti Dalit. Agostino decise di dedicare la sua vita per migliorare le loro condizioni e per evangelizzarli. Uomo di preghiera, amante della vita semplice e povera della sua gente, visse in mezzo a loro per quasi mezzo secolo, morendo, dopo una grave malattia, il 16 Ottobre 1973.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera ai Romani, cap.2, 1-11; Salmo 62; Vangelo di Luca, cap.11, 42-46.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti, lungo i cammini più diversi, perseguono un mondo di giustizia, fraternità e pace.

 

16 GIORNATA MONDIALE ALIMENTAZIONE.jpgOggi si celebra la Giornata mondiale dell’Alimentazione, con cui la FAO (Food and Agriculture Organisation) ricorda, ogni anno, la data della sua fondazione, avvenuta  il 16 ottobre 1945. Vuole richiamare la nostra attenzione sul dramma della fame, della denutrizione, della sottoalimentazione e delle malattie che ne derivano. Le stime più recenti portano il numero di persone che soffrono la fame a circa 935 milioni. Diversi studi indicano che la fame nel mondo non è determinata dall’aumento della popolazione, né da un’insufficienza nella produzione di alimenti, dato che il processo della modernizzazione agricola, conosciuto come la Rivoluzione Verde, ha permesso un aumento dell’offerta mondiale di alimenti pro capite. Il grande problema della fame è conseguenza invece dell’aumento dei prezzi dei prodotti agricoli e del basso reddito di ampie fasce della popolazione.

 

16 RASTRELLAMENTO EBREI jpg.jpgC’era il coprifuoco per tutta Roma, e una bella notte, eravamo a casa, saranno state le tre o le quattro del mattino, quando si cominciò a sentire un rumore, un vociare. Nel ghetto dove abitavamo, i palazzi si affacciavano su una via lunga e stretta, così sporgendosi dalla finestra mio padre vide molte famiglie ebree scendere in strada coi tedeschi. Venivano portati via. La gente usciva anche dal nostro portone, presto ci rendemmo conto di quello che stava succedendo: i tedeschi stavano portando via tutti. La nostra casa era grandissima, c’erano quattro stanze, i soffitti alti, erano belle, bellissime case, e grandi, c’erano poi due stanze, delle quali una entrava dentro l’altra, per cui pensammo di metterci tutti in quest’ultima stanza, lasciando tutto aperto, così se i tedeschi entravano avrebbero visto una casa vuota, disabitata. E così abbiamo fatto. Ma a quel punto mia sorella, la più piccola, mentre noi stavamo dietro le persiane a guardare quello che succedeva, presa dal panico è scappata, è scesa giù (abitavamo al terzo piano), e all’ultima rampa di scale, prima di uscire, trovandosi due tedeschi davanti, ha avuto paura ed è tornata indietro verso di noi. Questi l’hanno seguita, e così ci hanno trovato”. È il ricordo che Settimia Spizzichino ci ha lasciato di “quella mattina” del 16 ottobre 1943, quando, alle cinque e trenta, ebbe inizio il Rastrellamento degli ebrei di Roma ad opera delle truppe naziste. Dei 1024 ebrei, uomini, donne, vecchi, ragazzi, bambini, inviati ad Auschwitz, solo 16 sopravvissero, di cui un’unica donna, Settimia Spizzichino, appunto. Nessuno degli oltre 200 bambini. Sara bene ricordarsene, se è vero com’è vero che “Non c’è futuro senza memoria. Coloro che non hanno memoria del passato sono destinati a ripeterlo”. 

 

Ed è tutto, per stasera. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un insegnamento di Rabbi Nachman di Bretzlav, tratto dal suo “Likutey Moharan”. Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Dovreste sempre cercare di essere felici e di servire Dio con gioia, e anche se, a volte, vi capita di sentirvi giù di corda, potete sempre farvi coraggio  pensando a quando in passato avete sperimentato un po’ di luce. Dei ciechi, se incontrano la disponibilità di una persona che vede, la seguono poi con fiducia. Un cieco si fida del suo bastone e lo segue anche se non vede nulla. Quanto più voi dovreste seguire il vostro io interiore, dato che la luce vi ha illuminati in passato, ridestandovi e stimolandovi a servire Dio. Forse vi sembrerà di essere caduti e che i vostri occhi e il vostro cuore sono irrimediabilmente chiusi. Anche se fosse così, dovreste comunque riandare a quei giorni passati. Proprio come allora siete stati ridestati e stimolati a servire Dio, rafforzate voi stessi adesso, cercando di rivivere quella stessa sensazione di entusiasmo che provaste allora. Dio giungerà presto in vostro aiuto e la sua luce brillerà nuovamente in voi. (Rabbi Nachman, Likutey Moharan I, 222).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 16 Ottobre 2013ultima modifica: 2013-10-16T22:26:00+02:00da fraternidade
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