Giorno per giorno – 30 Settembre 2013

 Carissimi,

“Chi accoglierà questo bambino nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, accoglie colui che mi ha mandato. Chi infatti è il più piccolo fra tutti voi, questi è grande” (Lc 9, 48). Articolo uno e unico del Codice di diritto canonico secondo Gesù Cristo. In risposta ai suoi più fedeli discepoli che, subito dopo aver egli annunciato loro l’imminente suo arresto e passione, cominciarono a litigare per stabilire le precedenze nella gerarchia che ne avrebbe dovuto prendere il posto. E Gesù che li conosceva (e ci conosce) fin troppo bene, non se ne stupisce neanche tanto, ma pazientemente cerca di ridir loro l’abc del regno. Dunque, siete pronti? Cominciamo: nel regno il più grande è il più piccolo. Il più insignificante, fragile, inutile, misconosciuto, disprezzato, emarginato, escluso, scomunicato. Crocifisso, insomma. Chi accoglie uno qualunque di questi, accoglie Gesù Cristo, accoglie Dio. Cioè, crede in Dio. Fa parte, che lo sappia o meno, della cerchia di Gesù. È sacramento del Regno, Sua chiesa. Se no, è qualcosa d’altro, qualsiasi altra cosa. Una telenovela, una commedia, una barzelletta, uno sport. Più spesso, una tragedia. Amen.

Oggi è memoria di Girolamo, monaco al servizio della Parola e padre della Chiesa.  

30_Gerolamo.jpgNato nel 347 da genitori cristiani a Stridone, tra la Dalmazia e la Pannonia, Sofronio Eusebio Girolamo compì a Roma gli studi di  grammatica,  retorica e  filosofia. Ricevuto il battesimo, da papa Liberio, si recò a Treviri, nelle Gallie, per perfezionare gli studi teologici. Nel 373 fu ad Aquileia e poi ad Antiochia di Siria, che lasciò per stabilirsi come eremita nel deserto di Calcide, portandosi tuttavia appresso tutta la sua ricchissima biblioteca. Fu in questo periodo che Girolamo studiò l’ebraico e maturò il suo tormentato distacco dalla vita mondana e dalla cultura classica. Lui stesso in una lettera racconta di essersi trovato in sogno di fronte ad un giudice che gli chiedeva conto della sua identità ed avendogli egli risposto di essere cristiano, si sentì replicare: “Bugiardo, tu sei ciceroniano, non cristiano”. Si diede perciò ad una vita di preghiera, di studi rigorosi e di penitenza e venne ordinato sacerdote. Tornato a Roma nel 382, fu nominato segretario di papa Damaso, che lo incaricò della traduzione della Bibbia in latino, a partire dai testi originali.  La sua traduzione è conosciuta ancora oggi come “Vulgata”. Ma non fu solo uno studioso. Fondò un luogo di preghiera e di studio rigoroso delle Sacre Scritture, in cui si impegnarono alcune donne dell’aristocrazia romana, tra cui Marcella, Paola e la figlia di quest’ultima, Eustochio,  tutte desiderose di vivere la fede cristiana in maniera non banale. Cosa non facile, dopo che l’imperatore Teodosio aveva fatto del cristianesimo la religione di stato, spalancando  le porte della Chiesa ad ogni pratica di corruzione e di opportunismo. Fenomeni che Gerolamo non esitò a denunciare e combattere con passione e veemenza. Alla morte di Damaso, nel 384, Girolamo sperò, forse, ma inutilmente, di succedergli. Fece allora ritorno in Palestina, a Betlemme, accompagnato da Paola ed Eustochio, con cui fondò un monastero maschile e uno femminile, oltre ad un ospizio per i pellegrini. Di carattere irruento e intrattabile entrò in polemiche dottrinali, non senza venature personali e accenti d’intolleranza, con molti grandi del suo tempo, compresi Giovanni Crisostomo, Ambrogio, Basilio e Agostino. Lasciò numerose opere scritte (lettere, trattati di esegesi, commenti biblici…). I suoi difetti temperamentali non sminuiscono in ogni caso la grandezza della sua opera. È chiamato “Dottore massimo delle Scritture”. Morì a Betlemme  nel 420.

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Zaccaria, cap.8, 1-8; Salmo 102; Vangelo di Luca, cap.9, 46-50.

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.

Bene, Per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano della lettera di san Girolamo, indirizzata al soldato romano Exuperantius per convincerlo a lasciare tutto e raggiungerlo in Terra Santa. Cosa che effettivamente avvenne, ma solo per poco. Sembra infatti che il soldato non abbia retto al caratteraccio del sant’uomo. Troviamo la lettera nella biblioteca virtuale dell’Abbaye Saint Benoît de Port-Valais.  Ed è, per oggi, il nostro

PENSIERO DEL GIORNO

Sbaràzzati del pesante fardello dei beni terreni, e non cercare affatto quelle ricchezze che il Vangelo paragona alla gobba dei cammelli. Elèvati al cielo con una rinunzia e una liberazione perfetta da tutte le cose mondane, per tema che, sopraffatto dal peso delle ricchezze, non possa raggiungere il vertice della perfezione. Se ti parlo così, non è perché qualcuno mi abbia detto che sei avaro, ma è che io sono persuaso che tu continui ad indossare le armi solo per accumulare quei beni di cui Gesù ci ha comandato di disfarci. Tu sai che egli comanda ai ricchi di vendere tutto ciò che possiedono e di donarne il ricavato ai poveri per poi seguirlo. Se tu possiedi dei beni, devi sottometterti a questa legge; e se tu non ne hai, perché cercare ciò che sarai poi obbligato a distribuire ai poveri? È certo che Gesù Cristo tiene conto di tutto, quando vede in noi un desiderio sincero di piacergli. Mai nessuno è stato più povero degli apostoli  e tuttavia mai nessuno ha abbandonato tanto quanto loro per amore del Signore. Il Figlio di Dio preferirà a tutti i ricchi quella povera vedova del Vangelo che pose nella cassetta delle offerte solo due spiccioli, perché essa diede tutto ciò che aveva. Non accumulare, dunque, beni che sarai costretto a donare, ma dona ciò che già hai accumulato, perché Gesù Cristo riconosca in questo il coraggio e lo zelo del suo nuovo soldato. Che questo Padre in un trasporto di allegria ti venga incontro quando tu farai ritorno da un paese lontano; che egli comandi che ti rivestano, che ti sia messo un anello al dito, che si ammazzi per te il vitello grasso. Permetta egli che tu, libero dall’amore del mondo e dagli ingombri del secolo, ci venga presto a trovare col nostro santo fratello Quintiliano. (Saint Jérôme, Lettre 145).

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 30 Settembre 2013ultima modifica: 2013-09-30T22:50:00+02:00da fraternidade
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