Giorno per giorno – 25 Dicembre 2012

Carissimi,

“Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva, la sbarra sulle sue spalle, e il bastone del suo aguzzino, come nel giorno di Màdian. Perché ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco”  (Is 9, 2-4). Già nei primi vespri, ieri sera, in coda al salmo 136, che celebra l’amore eterno di Dio, rivelatosi, da quel grande materialista che Lui è, nei gesti della creazione, nell’evento dell’esodo, e nel dono della terra, avevamo cercato di elencare i motivi che hanno portato o, prima o poi, porteranno – di questo dobbiamo avere certezza – le comunità di poveri e oppressi sparse per il mondo a rallegrarsi, lodare e ringraziare Dio per l’avvenuta liberazione. Poi, stanotte, la profezia di Isaia ce ne ha dato conferma: tutto questo, e solo questo, è segno, ogni volta di nuovo, che “un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. Sulle sue spalle è il potere e il suo nome sarà: Consigliere mirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace. Grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine” (Is 9, 5-6). Ciò che noi sappiamo per fede, e che attendiamo avvenga nuovamente in virtù della speranza, dobbiamo operosamente testimoniarlo con la nostra carità, cioè con le scelte concrete che ne mostrino la verità. In questo consiste l’attualità del Natale. Roba da adulti, che si lasciano catturare da questo Dio eternamente bambino, perché disposto a rinascere ogni volta nella nostra vita.

 

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I testi che la liturgia di questa Solennità del Natale di Gesù propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Isaia, cap.9, 1-6; Salmo 96; Lettera a Tito, cap.2, 11-14; Vangelo di Luca, cap, 2, 1-14.

    

Anche se un po’ sottovoce, ricorderemo che il nostro calendario ci porta oggi la memoria di due figure che ci sono particolarmente care: quella del filosofo Emmanuel Lévinas, profeta dell’alterità,  e quella di Paul Gauthier, testimone silenzioso di solidarietà. 

 

25 EMMANUEL LEVINAS.jpgEmmanuel Lévinas era nato il 12 gennaio 1906 (corrispondente nel calendario giuliano al 30 dicembre 1905), a Kaunas, in Lituania, da una famiglia ebrea che, emigrata in Ucraina alla fine della 1ª Guerra mondiale, fece ritorno in patria allo scoppio della rivoluzione d’ottobre. Nel 1923, all’età di 17 anni Lévinas si trasferì in Francia, per compiere i suoi studi all’università di Strasburgo. Nel biennio 1928-29, frequentò invece l’Università di Friburgo, dove ebbe come professori i filosofi Edmund Husserl e Martin Heidegger, dei quali farà conoscere il pensiero in Francia all’inizio degli anni 30. Durante la 2ª Guerra mondiale, la sua famiglia, rimasta in Lituania, scomparve negli orrori dell’Olocausto, mentre lui, come cittadino e soldato francese, fu mandato ai lavori forzati in campo di concentramento in Germania.  La moglie Raissa, una musicista viennese da lui sposata nel 1932, e la figlia, Simone Hansel, vissero invece nascoste in un convento francese. L’altro figlio della coppia, Michael, sarebbe nato solo in seguito. La filosofia propria di Lévinas si venne precisando dopo la fine della Guerra. Estraneo alle problematiche metafisiche e epistemologiche, egli proponeva la “responsabilità etica personale per l’altro”  come punto di partenza del suo pensiero. L’enfasi da lui posta su questo tema, il suo impegno a favore dell’ebraismo, il suo ricorso a un linguaggio spiccatamente religioso e i numerosi commenti a brani della Bibbia e del Talmud ne fecero un pensatore unico, distante dagli esiti scettici e nichilisti di molta filosofia contemporanea. Morì il 25 dicembre 1995.

 

25 Paul Gauthier.jpgNato il 30 Agosto 1914 in Borgogna (Francia), Paul Gauthier era entrato giovanissimo in seminario a Digione, rimanendovi poi come professore di teologia. Stanco dei privilegi comunque legati allo stato ecclesiastico, aveva partecipato per qualche tempo all’esperienza dei preti-artigiani (Roma aveva proibito il lavoro salariato), portata avanti dal domenicano Jacques Loew e poi aveva deciso di recarsi a Nazareth, a lavorare come Gesù. Aveva scritto nel suo diario: “Dal giorno in cui, attraverso le sue creature che vivono nella miseria e nella più dura fatica, il Signore Gesù mi aveva fatto sentire questo duro rimprovero: ‘Io sono povero: ma tu non vivi con me e per me’, sento il desiderio di andare a vivere e a lavorare in mezzo ai poveri e agli operai”. In seguito, altri uomini e donne si sarebbero uniti a lui, scegliendo di chiamarsi Compagni e compagne di Gesù Carpentiere. Profeta scomodo, radicale, intransigente, sempre più insofferente del quietismo e dell’indifferenza per le tragedie dei poveri, di cui vedeva caratterizzate le Chiese, avrebbe ritenuto giusto, negli anni seguenti, per fedeltà ai “popoli che hanno fame e sete di giustizia”, sciogliere ogni legame residuo con l’istituzione ecclesiastica. Con Marie Thérèse Lacaze (Myriam), la prima delle Compagne, decise di creare una famiglia, adottando due bimbi indiani, Shanty e Nirmal, fermo nel suo impegno di attenzione e immedesimazione con i poveri, nell’azione a favore di una Palestina pacificata nella giustizia, nella difesa della Creazione e nella cura premurosa della sua famiglia. Morì il 25 dicembre 2002, in un piccolo appartamento di Marsiglia. Ai suoi funerali, celebrati il 28 seguente nella chiesa ortodossa di San Giorgio, assieme ai suoi cari, poche decine di persone: cristiani, ebrei, musulmani e non credenti.

 

Bene, noi, nel congedarci, pensiamo di non potervi fare un regalo più bello di quello di un messaggio natalizio di dom Pedro Casaldáliga, che è stato prezioso ospite qui da noi per tre settimane. È di due anni fa, ma è sempre valido. Ed è per, oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

È difficile distinguere l’Annuncio / in mezzo a tanti annunci che ci sommergono. // Esiste ancora Natale? / Natale è la Buona Notizia? / Natale è anche Pasqua? // Sappiamo che “non c’è posto per loro”. /  Sappiamo che c’è posto per tutti / persino per Dio… //  Il bue e la mula / fuggendo dal latifondo / si sono rifugiati negli occhi di questo Bambino. // La fame non è solo un problema sociale, / è un crimine mondiale. / Contro l’Agro-negozio capitalista, / l’Agro-Vita, il Vivere Bene. // Tutto può essere menzogna, / fuorché la verità che Dio è Amore / e che tutta l’Umanità è una sola famiglia. // Dio continua ad entrare dal basso, / piccolo, povero, impotente, / ma portandoci la sua Pace.// Donna Maria e il signor Giuseppe fan sempre parte della comunità. / La Veva è sempre tapirapé. / Il sangue dei martiri/ continua a fecondare la primavera alternativa. / I bastoni dei pastori / (e anche del Parkinson), / le bandiere militanti, / le mani solidali / e i canti della gioventù, / continuano ad animare la Camminata. // Le stelle si vedono solo di notte. / E di notte risorge il Risorto. // “Non abbiate paura”. // In coerenza, con ostinazione e nella Speranza, / siamo noi, ogni giorno, Natale, / siamo, ogni giorno, Pasqua. / Amen, Axé, Awire, Alleluia. //  (Pedro Casaldáliga, Natal 2010).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 25 Dicembre 2012ultima modifica: 2012-12-25T21:59:00+01:00da fraternidade
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