Giorno per giorno – 26 Ottobre 2012

Carissimi,

“Ipocriti! Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?”  (Lc 12, 56-57). Stasera, durante la celebrazione nella chiesetta dell’Aparecida, ci dicevamo che, oggi, ne sappiamo tutti di più. Di ogni cosa. Forse, meno che del clima, perché, nel frattempo, è impazzito. Sul resto, i nostri figli, per esempio, smontano e rimontano con spaventosa facilità [quasi] ogni tipo di apparecchio, installano programmi nei computer e vi si muovono da subito perfettamente a loro agio senza neppure dare uno sguardo al libretto di istruzioni, che del resto non capirebbero perché è in inglese, mentre [alcuni di] noi, che magari lo mastichiamo pure un po’, se devono pigiare un tasto, ci pensano su mezz’ora e poi ci rinunciano per timore di un qualche danno irreparabile. Però, poi, alla fine, gli uni e gli altri, quando arriviamo a chiederci che fare, sulle cose che davvero contano, siamo pieni di dubbi. E persino su ciò che sia davvero bene, non abbiamo più le idee così chiare (se mai le abbiamo avute). Il capitolo 12 di Luca dovrebbe servire a chiarircele. Era cominciato con il richiamo di Gesù a guardarci dal lievito dei farisei, il peccato dei religiosi, che è l’ipocrisia. E si chiude con questa parolaccia che Gesù si lascia sfuggire [anche, se sappiamo intenderlo] nei nostri confronti: ipocriti! Non possiamo vivere la vita come fosse una messa in scena. Preoccupati, al massimo, di recitare bene, per ingannare gli altri. Al centro poi di tutto il capitolo c’è quell’invito pressante a condividere i beni che abbiamo, cioè la nostra vita, perché, in questa condivisione, noi accumuliamo tesori in Dio (Lc 12, 33). È l’unica forma di accumulazione che gli piace, perché raduna presso di Lui i suoi figli e figlie. Da ora e per l’eternità. Per volgersi alla quale, vale la pena di metterci subito d’accordo tra contendenti e avversari. Se no, la società assomiglierà sempre di più ad una gigantesca prigione, da cui non usciremo finché non avremo pagato sino all’ultimo spicciolo. Ed è, neanche tanto stranamente, ciò a cui ci pare già di assistere.      

 

Oggi è memoria di William Temple, pastore e testimone di ecumenismo.

 

26 William Temple.jpgWilliam Temple, figlio di Beatrice e Frederick Temple,  era nato il 15 Ottobre 1881, a Exeter, città di cui il padre era a quel tempo vescovo, prima di diventare, nel 1897, primate della Chiesa d’Inghileterra.  Dopo gli studi a Oxford, William decise di seguire le orme paterne; fu, così, ordinato diacono nel 1909 e presbitero nel 1910. Il suo impegno ecclesiale fu sempre accompagnato da una profonda attenzione al mondo dei poveri. Nel 1908 era divenuto presidente dell’Associazione per l’istruzione dei lavoratori e nel 1918 aderì al Partito laburista, all’attuazione del cui programma si dedicò sempre attivamente. Sposatosi nel 1916 con Frances Anson, divenne,  nel 1921, vescovo di Manchester, dove si fece conoscere, ammirare e amare, per la sua spiritualità, ma anche per la semplicità, l’umorismo, l’affabilità che lo caratterizzavano. Risalgono a quegli anni due tra i suoi maggiori lavori teologici: La Mente Creatrice e Cristo, la Verità. Nel famoso sciopero generale del 1926 si fece mediatore tra le parti in conflitto e contribuì al raggiungimento di una soluzione gradita a tutti. Nel 1928 fu nominato arcivescovo di York. Dopo che il Fronte Cristiano Unito conquistò l’appoggio di numerosi leader di chiesa, quando ne percepì la deriva reazionaria, Temple non esitò, nel 1937, a denunciarne pubblicamente  errori e manovre. Promotore del Consiglio britannico delle Chiese, Temple prediedette nel 1937, a Edimburgo, la seconda conferenza internazionale di Fede e Costituzione, in cui propose di creare un Consiglio Mondiale delle Chiese, che avrebbe trovato realizzazione qualche anno dopo la sua morte. Temple divenne arcivescovo di Canterbury nel 1942, in piena Seconda Guerra Mondiale. Notevole fu il suo zelo per recar sollievo ai rifugiati ebrei, sfuggiti alle persecuzioni hitleriane e il suo appoggio ad una pace negoziata. La sua ultima apparizione in pubblico fu ad un ritiro del clero, che volle ugualmente predicare, nonostante le cattive condizioni di salute. William Temple morì il 26 ottobre 1944 a Westgate-on-Sea, nel Kent. Il calendario della Chiesa d’Inghilterra lo ricorda il 6 novembre, giorno anniversario del suo battesimo.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera agli Efesini, cap.4, 1-6; Salmo 24; Vangelo di Luca, cap.12, 54-59.

 

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica che professano l’unicità del Dio clemente e misericordioso. 

 

eid-al-adha.jpgCon il tramonto di ieri sera l’umma islamica è entrata nel decimo giorno di Dhu-l-hijja, l’ultimo mese del calendario egiriano. La data coincide con l’Aid al adha (Festa del Sacrificio), conosciuta anche come Aid el kebir (Festa grande). Essa ricorda l’ubbidienza pronta e generosa di Abramo e del figlio nell’obbedire al sogno, che sollecitava il sacrificio del giovane Ismaele (mentre nella tradizione ebraica è Isacco), ma, più ancora, fa memoria dell’intervento misericordioso di Dio, che glielo impedì, provvedendo in altro modo alla vittima per il sacrificio. Le famiglie di quanti possono si procurano, in ordine di preferenza: un montone, un capretto, un bue, un toro, una mucca o un cammello, e lo sacrificano, condividendo poi il pasto con i vicini di casa, gli amici e i poveri del quartiere. Aid Mubarak! ai nostri amici e amiche musulmani.

 

Bene, prendendo spunto dalla Festa del sacrificio, scegliamo di proporvi, nel congedarci, il brano del Corano, con il racconto che la giustifica.  È, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

In verità Abramo era certamente uno dei suoi [di Noè]seguaci, quando si accostò al suo Signore con cuore puro. Disse a suo padre e al suo popolo: “Cos’è che adorate?  Volete, fallacemente, degli dèi all’infuori di Dio? Cosa pensate del Signore dell’universo?”. Gettò, poi, uno sguardo agli astri,  e disse: “Sono malato”. Gli voltarono le spalle e se ne andarono. Scivolò presso i loro dèi e disse: “Non mangiate dunque? Che avete, perché non parlate?”.  Poi li colpì con la mano destra. Accorsero [i suoi concittadini] in tutta fretta. Disse: “Adorate ciò che scolpite voi stessi  mentre è Dio che vi ha creati, voi e ciò che fabbricate”. Risposero: “Costruite un forno e gettatelo nella fornace!”. Tramarono contro di lui, ma furono loro gli umiliati. Disse: “In verità vado verso il mio Signore, Egli mi guiderà. Signore, donami un [figlio] devoto”. Gli demmo la lieta novella di un figlio magnanimo. Poi, quando raggiunse l’età per accompagnare [suo padre questi] gli disse: “Figlio mio, mi sono visto in sogno, in procinto di immolarti. Dimmi cosa ne pensi”. Rispose: “Padre mio, fai quel che ti è stato ordinato: se Dio vuole, sarò rassegnato”. Quando poi entrambi si sottomisero, e lo ebbe disteso con la fronte a terra, Noi lo chiamammo: “O Abramo, hai realizzato il sogno. Così Noi ricompensiamo quelli che fanno il bene. Questa è davvero una prova evidente”. E lo riscattammo con un sacrificio generoso. Perpetuammo il ricordo di lui nei posteri. Pace su Abramo! Così ricompensiamo coloro che fanno il bene. In verità era uno dei nostri servi credenti. E gli demmo la lieta novella di Isacco, profeta tra i buoni.  Elargimmo su di lui e su Isacco [la pienezza della benedizione]. Tra i loro discendenti c’è il virtuoso e colui che è palesemente ingiusto nei suoi stessi confronti. (Il Sacro Corano, XXXVII, As-Sâffât, 83-113).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Ottobre 2012ultima modifica: 2012-10-26T23:26:00+02:00da fraternidade
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