Giorno per giorno – 11 Ottobre 2012

Carissimi,

“Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc  11, 11-13). Forse, oggi, Gesù non sarebbe così tanto sicuro che anche noi, che siamo cattivi, sappiamo davvero dare cose buone ai nostri figli, quando questi diventano così spesso semplici appendici dei nostri egoismi. L’antico racconto dei giudizio di Salomone (1Re 3, 16-27) che, nella sua saggezza, seppe riconoscere la vera madre del bambino conteso in colei che, pur di salvarne la vita, si dispose a cederlo all’altra, potrebbe istruirci anche oggi sulla veracità e la qualità degli affetti.  Come che siamo noi, comunque, Lui, il Padre, non cambia. Di questo dobbiamo avere certezza. E, se nel Padre Nostro Gesù ci ha insegnato che cosa chiedere, nelle parabole ascoltate oggi, c’invita a insistere nella preghiera e a confidare nel suo esaudimento. Eppure, a volte, è proprio su questo che pare che i conti non tornino. Il fatto è che noi, spesso, non si sa ancora distinguere le cose buone da chiedere e finiamo per desiderare, pur sempre con “ottime” intenzioni, ciò che soddisfa il nostro io (si pensi alle grette preghiere che sgorgano direttamente da certa teologia della prosperità), dimenticando che Dio ci ha fatto invece per le grandi ambizioni: la santificazione del nome, l’avvento del regno, il pane condiviso, la società riconciliata, la liberazione dal male. Che è solo lo Spirito Santo, che riesce a pregare in noi. Chiediamo, dunque, il dono del suo Spirito: Egli non ce lo negherà.

 

Oggi il calendario ci porta la memoria padre João Bosco Penido Burnier e Tutti i Martiri dell’America Latina. Ricordiamo anche, in questa data, l’Apertura del Concilio Vaticano II.

 

11 burnier.jpgEra la sera dell’11 ottobre 1976. Due contadine, Margarida e Santana, erano sotto tortura nella prigione del presidio di polizia di Ribeirão Bonito, nel Mato Grosso, località del latifondo prepotente, del bracciantato semischiavo, della brutalità poliziesca.  La Comunità celebrava l’ultimo giorno della novena della patrona, N.S. Aparecida. E, in quel giorno erano arrivati in paese il vescovo, dom Pedro Casaldáliga e padre João Bosco Penido Burnier, un gesuita missionario tra gli Indios Bakairi. Informati di quanto stava succedendo, i due si recarono al commissariato per intercedere a favore delle due donne torturate. Quattro poliziotti li aspettavano sul posto. Solo un accenno di dialogo: Sapete che non potete fare questo. Dovete smetterla. Come tutta risposta, uno degli agenti colpì il p. João Bosco prima con un pugno, poi con il calcio della pistola infine gli sparò. Durante l’agonia che seguì, il prete riuscì a sussurrare: Offro la mia vita per il CIMI (Consiglio Indigenista Missionario) e per il Brasile. Poi invocò il nome di Gesù, ripetutamente, e ricevette l’unzione degli infermi. Fu trasportato a Goiânia e morì il giorno dopo, festa della Vergine Aparecida, coronando così con il martirio una vita santa. Le sue ultime parole furono le stesse del maestro: “Abbiamo compiuto la nostra missione”. In questo giorno le Comunità cristiane dell’America Latina uniscono alla celebrazione del martirio di p. João Bosco, la memoria di tutti i martiri del nostro continente. Memoria di uomini, donne e perfino di bambini, di differenti razze, fedi e culture, assassinati per il solo fatto di lottare per un mondo più giusto e fraterno, per affermare i diritti degli indigeni, dei negri, delle minoranze, dei lavoratori, contro la violenza e la tortura, per la riforma agraria, la protezione dell’ambiente e la pace.

 

11 CONCILIO ECUIMENICO VATICANO II.jpg“Spesso avviene che ci vengano riferite le voci di alcuni che, sebbene accesi di zelo per la religione, valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né prudente giudizio. Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa.  A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo”.. È un passo del discorso “Gaudet Mater Ecclesia” con cui, l’11 ottobre 1962,  Giovanni XXIII  inaugurava il Concilio Vaticano II, questa rinnovata e gioiosa Pentecoste della Chiesa, che qualcuno, più o meno dissimulatamente, vorrebbe dimenticare, archiviare, o anche solo annacquare. E che invece è ancora tutta da incentivare e da compiere.

 

i testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera ai Galati, cap.3, 1-5; Salmo  (Lc 1, 69-75); Vangelo di Luca, cap. 11, 5-13.

   

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

 

Noi ci congediamo qui, lasciandovi alla lettura di un brano dell’intervento conclusivo pronunciato da Raniero La Valle nell’ambito dell’Assemblea “Chiesa di tutti, Chiesa dei poveri”, tenutasi il 15 settembre 2012, per i 50 anni dall’inizio del Concilio Vaticano II. ). Il testo è pubblicato integralmente nei “Saggi teologici” del sito “Viva il Concilio” ed il brano è, per oggi, il nostro

   

PENSIERO DEL GIORNO

Cinquant’anni sono solo le prime ore del giorno. Forse siamo arrivati solo al mattutino. Per giungere all’ora sesta, quando finalmente in un’unica luce risplenderanno i lumi accesi dagli uomini nei secoli dei lumi, e il Lumen Gentium, il lume di ogni tempo proclamato dalla Chiesa del Concilio, occorre il concorso di tutti, discepoli, dottori, pastori e maestri. Ciascuno secondo i suoi carismi e per la sua parte. Perciò noi più anziani diciamo a voi, Chiesa più giovane, ciascuno per quanto gli compete, “il Concilio è nelle vostre mani”. Ed è soprattutto nelle mani dei poveri. Come ci ha scritto il più anziano tra noi, Arturo Paoli, a proposito di quel contadino senza terra che dopo aver partecipato a una lunga marcia in Argentina per rivendicare il diritto alle terre incolte, alzò il libro dove aveva letto il vangelo del giorno e disse a gran voce: “Questo libro vuole che noi ci sentiamo capaci di realizzare la giustizia in suo nome, stando uniti e lavorando la terra”. Allo stesso modo Giovanni XXIII aveva scritto nel “Giornale dell’anima”: “Al di sopra di tutte le opinioni e i partiti, che agitano e travagliano la società e l’umanità intera, è il Vangelo che si leva. Il papa lo legge e coi vescovi lo commenta”. Questo, come abbiamo detto oggi, è stato appunto il Concilio: papa e vescovi  hanno riletto il Vangelo e l’hanno commentato per noi, in modo che anche in questa età esso potesse giungere a noi. E questa è per noi la Chiesa del Concilio: una Chiesa che alza il Vangelo e dice in suo nome che si devono realizzare la giustizia, la pace, e la salvezza della terra. E questo è ciò che noi dobbiamo intraprendere insieme a tutti i poveri del mondo, facendo nostra la parola di Dio comunicata ad Ezechiele: “L’ho detto e lo farò”. Diremo e faremo. (Raniero La Valle, Il Concilio nelle vostre mani).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 11 Ottobre 2012ultima modifica: 2012-10-11T21:23:00+02:00da fraternidade
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