Giorno per giorno – 10 Ottobre 2012

Carissimi,

“Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: Signore, insegnaci a pregare” (Lc 11, 1). Stasera, nella chiesetta dell’Aparecida, ci dicevamo che forse quel discepolo non ha un nome, perché ognuno di noi possa identificarsi con lui. Allora, anche per noi, la prima preghiera che potremmo o dovremmo rivolgere a Gesù sarebbe proprio questa: insegnaci a pregare. Sì, perché, dopo tanto tempo, non siamo mica sicuri di saperlo già fare come conviene. E potremmo fermarci anche solo alla prima parola che Egli ci suggerisce in risposta alla nostra richiesta: Quando pregate, dite Padre. Lui, però, usava il termine più confidenziale: Abba, che qui da noi è paizinho, e lì, babbo, papà. A scanso di quegli equivoci, che la figura e l’esperienza del padre può talvolta comportare: il padre padrone, il padre distante, assente, irresponsabile, arrogante, violento. Come, spesso, non a caso, noi siamo portati a  immaginare Dio. Per evitarci la fatica di essere come Lui: principio della cura e della tenerezza, che ci aiuta a crescere liberi, forti, autonomi, responsabili e solidali verso tutti i suoi figli e nostri fratelli. Con l’Abba, pregare non è più questione di formule, imparate a memoria, è invece il respiro della vita. Da quando ci si sveglia, fino a quando ci si addormenta.  In mezzo a tutte le cose belle, ma anche alle prove che non ci mancheranno mai. Proiettati nell’avventura di una vita in cui Lui stesso renda visibile la santità del suo Nome, nella dimensione del dono che avremo fatto nostra, nei segni della fraternità, che testimoniano il suo regnare tra noi, nella condivisione del pane, nella consapevolezza del perdono che ci è rinnovato ad ogni istante, perché anche noi possiamo estenderlo agli altri, e nel superamento di ogni tentazione che ci voglia far ricadere nella logica del mondo.

 

Tre sono le memorie che il nostro calendario ci propone oggi: Jules Monchanin (Swami Parama Arubi Anandam), precursore del dialogo tra cristianesimo e induismo; Michele Pellegrino, pastore e profeta di una Chiesa rinnovata, Daniele Comboni, missionario del Regno in Africa.

 

10 Jules Monchanin.jpgLa vita di Jules Monchanin, nato a Fleurie, in Francia, il  10 aprile 1895, fu quella di un pioniere dell’incontro tra le religioni, vissuta fino al limite delle sue possibilità fisiche, psicologiche, intellettuali e culturali. Ordinato presbitero, nel 1938 si trasferì nell’India del Sud, dove si mise a disposizione della Chiesa di Tiruchirapalli. Dopo qualche anno, assieme a Henri Le Saux, fondò l’ashram della Trinità, assumendo il nome di Swami Parama Arubi Anandam (= Felicità dello Spirito Santo).  Monchanin credette profondamente che la spiritualità hindu potesse arricchire e vivificare il cristianesimo. Fermamente convinto, fin dall’inizio del suo ministero sacerdotale che la missione del cristiano fosse quella di stabilire una relazione dialettica con il pensiero scientifico moderno e con le altre religioni, dedicò tutto se stesso a questo fine. Alla fine dell’agosto 1957 gli fu diagnosticato un tumore e gli fu suggerito di tornare in Francia per essere operato.  Fu ricoverato all’ospedale Saint-Antoine di Parigi, stremato e ridotto a 42 kg di peso. Lo stato di avanzamento della malattia, rese impossibile operarlo, e Monchanin, il 10 ottobre 1957, dopo aver ricevuto il viatico, stese le braccia in forma di croce come estremo gesto di offerta e dopo alcune ore spirò dolcemente.

 

10 MICHELE PELLEGRINO.jpgMichele Pellegrino era nato a Centallo (Cuneo) il 25 aprile 1903.  Sacerdote a soli 22 anni nella diocesi di Fossano, fu professore di Letteratura cristiana antica e di Storia del cristianesimo all’Università di Torino, fino a quando, nel 1965, papa Paolo VI lo chiamò alla guida della Chiesa torinese. L’amore per la Parola di Dio e la profonda conoscenza dell’insegnamento dei Padri, ne fecero un pastore sensibilissimo, sollecito e coraggioso di fronte alle necessità e alle sfide inedite che via via si manifestavano nella comunità dei fedeli e nella società civile del tempo. Rassegnate le dimissioni, nel luglio del 1977, continuò negli anni successivi ad impegnarsi in Italia e all’estero sui temi dell’attuazione del Concilio, della povertà, della comunione, del dialogo interreligioso e della libertà nella comunità dei credenti in Cristo. Colpito da ictus cerebrale, l’8 gennaio 1982, paralizzato e reso afono, chiese di passare quanto gli restava da vivere tra gli ultimi degli ultimi, al Cottolengo. Lì si spese leggendo i Padri della Chiesa, sgranando senza sosta il rosario, visitando, sorridendo e benedicendo gli altri malati. Fino a che la morte lo colse la mattina del 10 ottobre del 1986.

 

10 DANIELE COMBONI.jpgDaniele Comboni era nato in una povera famiglia contadina, quarto degli otto figli di Domenica e Luigi Comboni, a Limone sul Garda (Brescia) il 15 marzo 1831. Durante gli studi a Verona aveva maturato la sua vocazione, che lo portò, completati gli studi di filosofia e teologia ad essere ordinato sacerdote nel 1854 e a partire, tre anni dopo,  per la sua prima missione in Africa, con destinazione Khartoum, la capitale del Sudan. Da lì scrisse ai genitori: “Dovremo faticare, sudare, morire, ma il pensiero che si suda e si muore per amore di Gesù Cristo e della salute delle anime più abbandonate del mondo è troppo dolce per farci desistere dalla grande impresa”. Tornato in Italia, elaborò nel 1864 un Piano per la rigenerazione dell’Africa, sintetizzabile nello slogan “Salvare l’Africa con l’Africa”, espressione della sua fiducia incrollabile nelle risorse umane e religiose delle popolazioni africane. Sull’onda di questa sfida, fondò, nel 1867 e nel 1872, l’Istituto maschile e l’Istituto femminile dei suoi missionari, che saranno conosciuti in seguito come Missionari Comboniani e Suore Missionarie Comboniane. Nominato Vicario apostolico dell’Africa Centrale e consacrato vescovo nel 1877, dedicò i suoi ultimi anni con instancabile energia a battersi contro la piaga dello schiavismo e a consolidare l’attività missionaria con gli stessi africani. Il 10 ottobre 1881,  a soli cinquant’anni, stroncato dalle fatiche e dalla malattia, moriva a Khartoum, tra la sua gente.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera ai Galati, cap.2, 1-2.7-14; Salmo 117; Vangelo di Luca, cap.11, 1-4.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti, lungo i cammini più diversi, perseguono un mondo di giustizia, fraternità e pace.

 

Di Jules Monchanin, la rivista Dieu vivant pubblicò nel 1953 un saggio dal titolo “Théologie et mystique du Saint-Esprit”, che Henri de Lubac ebbe a definire “di una pienezza incomparabile”, riprendendone un brano nel suo “Images de l’Abbé Monchanin” (Aubier). Questo stesso brano, ve lo proponiamo, nel congedarci, come nostro

    

PENSIERO DEL GIORNO

Le manifestazioni dello Spirito nella Chiesa e nelle anime, i suoi carismi, come le sue figurazioni sensibili, sono metamorfiche…. Il carattere velato della sua personalità non resiste forse alla rappresentazione sovente antropomorfica e quasi sempre strutturale e centripeta che abbiamo della persona? Se le si sostituisce una rappresentazione dinamica, quella della donazione sussistente, dobbiamo dire invece che delle tre ipostasi, lo Spirito Santo è colui la cui personalità è la più evidente, sia nella Trinità, sia nell’Economia. Qui e là, egli è Dono … L’età dello Spirito non è un’età, ma lo stato di interiorità. Questo stato, lungi dal diminuire quello di Cristo, lo realizza: lo Spirito dato da Cristo fa conoscere Cristo nella sua essenza, fa passare  dalla sua umanità mortale alla sua umanità gloriosa, e da questa alla sua Vita trinitaria…  Così una mistica dello Spirito Santo  non è semplicemente una mistica dello Spirito Santo, ma la mistica per eccellenza del Cristo ed anche la mistica del Padre; un invito costante a penetrare le apparenze, ad attraversare le Scritture, il Dogma, e la Liturgia, – che, interiorizzadole Egli conserva e perfeziona , – a contemplare inesauribilmente il prosodos e l’exodos della creazione deificata, e più amorevolmente ancora l’espansione e il raccoglimento dalla Trinità, dal Deus absconditus   allo Spirito attraverso il Verbo, e dallo Spirito attraverso l’Unigenito all’Innascibile. (Jules Monchanin, Théologie et Mystique du Saint-Esprit).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro. 

Giorno per giorno – 10 Ottobre 2012ultima modifica: 2012-10-10T23:03:00+02:00da fraternidade
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