Giorno per giorno – 15 Giugno 2011

Carissimi,

“State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli” (Mt 6, 1). Stasera nella chiesetta dell’Aparecida, ci dicevamo che questa è forse la motivazione più comune che guida le nostre azioni. Giuste o meno che siano, ciò che si cerca è richiamare l’attenzione e possibilmente suscitare l’ammirazione degli altri (o anche solo dell’altro che ci portiamo dentro!). Questo spiega il senso di frustrazione che ci prende quando gli altri non si accorgono di ciò che facciamo (e qualche volta, a dire il vero, è meglio!) e arrivano magari ad apprezzare di più il disimpegno indubitabilmente inferiore al nostro di qualcun altro. Invano la parola del profeta ci aveva ammonito: “Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio” (Mi 6, 8).  Uno dei grandi maestri chassidici, Rabbi Giacobbe Isacco di Pzysha, lo Jehudi, insegnava che ci sono tre diversi gradi nel servizio che rendiamo con la nostra vita a Dio. Il grado più alto è quello di chi, pur avendo compiuto buone azioni durante tutto il giorno, giunto a sera, si sente come se non avesse fatto nulla di buono. Il secondo è quello di chi effettivamente non ha combinato nulla, ma ne è consapevole. Per costui, dice il rabbi, c’è ancora speranza che possa correggersi. Chi però si ritiene giusto, occupa il livello più basso dei tre e inganna se stesso: le sue buone azioni andranno perdute. A questo punto, a noi non resta che disperarci. Ma, forse, proprio per questo, possiamo cominciare a sperare.

 

La data di oggi ci porta le memorie di Evelyn Underhill, mistica e predicatrice anglicana e di  Germaine Cousin, pastorella e contemplativa. 

 

15 EVELYN UNDERHILL.jpgEvelyn Underhill era nata a Wolverhampton il 6 dicembre 1875, figlia unica di  Sir Arthur Underhill e di Alice Lucy Ironmonger. Dopo gli studi in Storia e Botanica al King’s College di Londra, sposò nel 1907 Hubert Stuart Moore, un avvocato suo amico d’infanzia. L’anno del suo matrimonio vide anche la sua conversione alla fede cristiana. Il fascino in lei esercitato dalla Chiesa cattolica fu tuttavia presto soffocato dalla violenta lotta anti-modernista, cui diede il via, quello stesso anno,  la gerarchia romana. Nel 1911, la pubblicazione del suo primo libro, Misticismo, le offrì l’opportunità di conoscere il barone Friedrich von Hugel, padre spirituale di un’intera generazione di anglicani, sotto la cui guida si pose e da cui comprese l’importanza della fedeltà alle proprie radici, nell’apertura tuttavia al dialogo e all’amicizia con le altre denominazioni cristiane. Da allora prese a organizzare la sua giornata, scrivendo  la mattina, e dedicando il pomeriggio alle visite ai poveri e alla direzione spirituale. Fu solo nel 1921 che si integrò pienamente nella comunione Anglicana. Nel 1922 raccolse in un libro le conferenze tenute al Manchester College di Oxford, con il titolo La vita dello Spirito e la vita di oggi. Nel 1924 cominciò a guidare ritiri spirituali, i cui contenuti saranno oggetto di successive pubblicazioni. Nel 1936, mentre si dedicava alla stesura di Adorazione crebbe il suo interesse per la Chiesa greco ortodossa, che la portò a integrarsi nell’Associazione dei Santi Albano e Sergio. Pacifista intransigente, raccolse le sue riflessioni su questo tema nell’opuscolo La Chiesa e la guerra (1940).  Donna di personalità vivace, con uno spiccato senso di humor e grande delicatezza, mostrava una certa timidezza e ritrosia, trattando con la gente e soprattutto con i suoi allievi, per la ripulsa, diceva “di comandare alle anime”. Tuttavia quanti si rivolsero a lei con fiducia trovarono chi seppe farli crescere, non al suo o al loro passo, ma a quello di Dio. Evelyn Underhill morì il 15 giugno 1941.

 

15 GERMAINE COUSIN.jpgGermaine Cousin nacque a Pribrac, non lontano da Tolosa nel 1579. Figlia di Lourent Cousin, un piccolo contadino, che nel 1573-74 era stato sindaco della cittadina,  Germaine rimase orfana di madre ancora bambina. Privata dell’uso della mano destra per una malformazione congenita e malata di scrofolosi, una malattia che le deturpava il volto, quando il padre si risposò, fu considerata dalla matrigna una presenza di cui ci si doveva vergognare e fu perciò mandata a pascolare il gregge, lontano dagli occhi di vicini e conoscenti. Tuttavia la ragazzina seppe superare il dolore del rifiuto e si mise nelle braccia del buon Dio. Apprese a pregare e ogni giorno, affidando alla custodia dei suoi angeli il gregge, se ne andava alla chiesa del paese per partecipare alla messa. Quello che apprendeva, poi, lo ripassava a modo suo, agli altri piccoli compagni di sventura come lei confinati alla guardia delle greggi. A essi, appena poteva, allungava anche qualche pagnotta che riusciva a rimediare di nascosto in casa. Basta, la sua vita fu tutta qui. La trovarono un giorno che era già morta, nel sottoscala della stalla, dove era confinata a dormire. Aveva solo ventidue anni. Quarant’anni dopo, quando la tomba della famiglia Cousin fu aperta, per seppellire un parente, trovarono il suo corpo ancora intatto.

 

I testi che la liturgia odierna propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:

2ª Lettera ai Corinzi, cap. 9, 6-11; Salmo 112; Vangelo di Matteo, cap.6, 1-6.16-18.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita, nella testimonianza  per la pace, la fraternità e la giustizia.

 

Commovente davvero, e anche in certo modo solenne, il commiato di José Valdir, che oggi, al termine dei nove mesi di trattamento, ha lasciato la chacara di recupero per fare ritorno a casa. La moglie, i due figli, l’anziano padre e il resto della numerosa famiglia, e noi, a vario titolo, suoi compagni di cordata, ci si è ritrovati stamattina, assieme al vescovo, a due pastori, al diacono permanente del suo paese, che è stato il tramite della sua venuta qui, in una cerimonia ecumenica, con cui si è voluto dir grazie al buon Dio e anche al nostro amico per l’esemplarità di questo tempo trascorso in mezzo a noi. Premessa e garanzia di una storia nuova.

 

Per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui con una citazione di  Evelyn Underhill, tratta dal suo “The Spiritual Life”. Che è, per oggi, il nostro   

 

PENSIERO DEL GIORNO

La gente del nostro tempo è indifesa, confusa e ribelle, incapace di interpretare quanto accade e piena di apprensione per l’avvenire, in gran parte perché ha perso quel saldo contatto con l’eterno, che dà ad ogni vita significato e direzione e che, con significato e direzione, dà sicurezza. Non intendo con questo ad una fuga dai problemi e dai pericoli, ad una scappatoia dalla realtà al fine di godersi l’eterno. Penso invece a un’accettazione e ad un vissuto della realtà nei suoi dettagli più semplici e nelle sue domande ultime, alla luce dell’eterno; e con quel senso particolare di basilare sicurezza che solo un contatto con l’eterno permette. Quando arriviamo a possedere davvero la vivida realtà significata da queste parole piuttosto astratte, quando a ciò che è immutabile in noi è offerta la sua occasione ed esso emerge dal flusso continuo delle alterne vicende per riconoscere la sua vera casa e il suo traguardo, che è Dio – allora,  anche se molta sofferenza può, anzi deve, restare, l’apprensione, la confusione, l’instabilità, la disperazione cesseranno. Questo è, naturalmente, ciò ci cui si occupa la religione: questa adesione a Dio, questa fiduciosa dipendenza  da ciò che è immutabile. Questa è la vita più abbondante che, nel suo particolare linguaggio e nella sua specifica maniera, ci chiama a vivere. Perché è la nostra parte nell’unica vita dell’intero universo degli spiriti, la nostra partecipazione alla grande corsa verso la Realtà, la tendenza di tutta la vita a cercare Dio. Che l’ha fatta per sé, ed ora la stimola e la guida; noi siamo già adattati ad essa, proprio come un pesce è adattato a vivere nel mare. La visione della nostra situazione ci riempie di un certa timorosa ed umile gioia. Ci libera  da ogni assillante agitazione per noi stessi, ci evita di sentirci importanti nelle nostre piccole avventure spirituali; e tuttavia le rende meritevoli di far parte di una grande avventura spirituale. (Evelyn Underhill, The Spiritual Life).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

 

Giorno per giorno – 15 Giugno 2011ultima modifica: 2011-06-15T22:38:00+02:00da fraternidade
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