Giorno per giorno – 27 Maggio 2011

Carissimi,

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando” (Gv 15, 12-13). Coerentemente con questa parola, la prima lettera di Giovanni dirà: “In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli” (1Gv 3, 16). Questo è, perciò, anche il significato del credere in Gesù. Non c’è un altro che si possa inventare, come da duemila anni ci sforziamo di fare, capovolgendolo persino nel suo contrario. E aveva buone ragioni Rafael a ricordarci, stasera, a casa di dona Fia, la parola con cui Gesù ci avverte che quanti, conoscendo la volontà del Signore, non l’avranno messa in pratica, riceveranno molte percosse; mentre chi, per non conoscerla, si sarà comportato male, ne riceverà poche (cf Lc 12, 47-48). E Rafael aggiungeva anche che l’unica speranza è che, alla fine, saremo così tanti a meritare di prenderle, che Lui si stancherà prima di cominciare. Ma come ci dovrebbe pesare, a noi, suoi amici, anche solo il Suo sguardo!

 

Oggi è memoria di Agostino di Canterbury, missionario e pastore,  di Giovanni Calvino, riformatore della Chiesa, di padre Enrique Pereira Neto, martire  in Brasile, e di Segundo Galilea, testimone della radicalità del Vangelo.

 

27 AGOSTINHO DE CANTUARIA.jpgDi Agostino sappiamo che era priore del monastero benedettino di Sant’Andrea al Celio di Roma e che, nel 596, fu inviato dal papa Gregorio Magno a evangelizzare l’Inghilterra, con altri quaranta monaci. Quando la comitiva, durante il viaggio, venne a conoscenza della bellicosità dei sassoni, Agostino pensò: è più prudente rinunciare. E, di fatto, tornó a Roma, dicendo al Papa che non era il caso. Ma, inutilmente. Imbarcatisi nuovamente e giunti a destinazione, i timorosi evangelizzatori scoprirono la missione più facile del previsto. La sposa del re, la cattolica Berta, aveva ammansito il cuore del re Etelberto, che si convertì e chiese il battesimo insieme a molti dei suoi sudditi.  Eletto arcivescovo di Canterbury e primate di Inghilterra, Agostino organizzò la nuova giurisdizione ecclesiastica. Contribuì alla diffusione del canto gregoriano in Inghilterra. Morì  il 26 maggio 604, ma la sua memoria, nella chiesa cattolica,  è celebrata oggi.

 

27 Jean Calvin.jpgGiovanni Calvino  (il suo nome in realtà è Jean Cauvin), era nato a Noyon, in Picardia il 10 luglio 1509, da Gérard e Jeanne Le Franc. Il padre, finanziere e uomo di legge, curava gli affari del vescovo locale e sembra che ne seppe quanto basta per divenire anticlericale e morire in seguito scomunicato.  Giovanni, che era stato mandato  a Parigi per studiarvi teologia,  preferì Diritto e si recò a Orleans, dedicandosi poi agli studi umanistici. Intorno al 1532 aderì alla Riforma di Lutero e, dopo essersi dedicato alla lettura e allo studio della Bibbia, nel 1536 pubblicò la prima edizione de L’Istituzione della religione cristiana, in cui espose i principi della sua teologia. Passando da Ginevra, venne invitato da Guillaume Farel a prestare assistenza ai simpatizzanti della Riforma. Ed egli dotò la chiesa ginevrina di un ordinamento giuridico e di una disciplina del culto e redasse per essa un Catechismo e una Confessione di Fede. La sua azione non fu esente da atteggiamenti intolleranti, com’era piuttosto comune a quei tempi. Temporaneamente bandito da Ginevra, sposò Idelette de Bure, vedova di un anabattista, e scrisse numerosi commenti alla Bibbia. Nel 1541 rientrò a Ginevra, organizzando negli anni successivi la vita religiosa, sociale e politica della città elvetica. È forse interessante notare che Calvino, al contrario di Lutero, riteneva doveroso rovesciare lo Stato che coprisse l’ingiustizia con il manto del legittimismo. Sulla sua scia, la Confessione Scozzese del 1560, di chiara ispirazione calvinista, classificherà tra le opere giudicate buone da Dio la resistenza alla tirannia e la difesa degli oppressi. Calvino morì il 27 maggio 1564. Prima di spirare disse: “Signore tu mi schiacci, ma a me basta che sia la tua mano a farlo!”.

 

27 Enrique P. Neto.jpgP. Enrique Pereira Neto era coordinatore della Pastorale dell’Archidiocesi di Olinda e Recife, stretto collaboratore di dom Helder Câmara. Per aver denunciato ripetutamente e apertamente il sistema repressivo del governo militare, cominciò a ricevere minacce di morte, finché il 26 maggio 1969 fu sequestrato dalla polizia. Il suo corpo fu ritrovato il giorno seguente, appeso ad un albero, a testa in giù, con segni evidenti di tortura: lividi e bruciature di sigarette, tagli profondi in tutto il corpo, castrazione e due ferite di arma da fuoco. Aveva 28 anni ed era prete da tre anni e mezzo. I funerali furono presieduti dall’arcivescovo di Recife nella chiesa matrice del bairro Espinheiro. Poi, migliaia di persone seguirono a piedi la bara portata a braccia fino al cimitero di Várzea, a dieci chilometri di distanza dalla chiesa.   

 

27 Segundo Galilea.jpgSegundo Galilea era nato a Santiago del Cile il 3 aprile 1928. Fu ordinato sacerdote il 22 settembre 1956. All’inizio degli anni ’60 collaborò alla preparazione di missionari nel Centro Intercultural de Formación (C.I.F.), fondato da Ivan Illich, a Cuernavaca (Messico). Il Consiglio Episcopale Latino-Americano lo volle poi direttore dell’Istituto Pastorale Latino-Americano, con l’incarico di far conoscere  e approfondire gi insegnamenti del Concilio Vaticano II. Viaggiò instancabilmente in tutta l’America Latina, impegnato a proporre riflessioni, ritiri e esercizi spirituali. Successivamente, per conto delle Pontificie Opere Missionarie organizzò, con altri sacerdoti, un istituto destinato alla formazione di missionari per l’estero. Compì numerosi viaggi nelle Filippine e in Corea del Sud; negli Stati Uniti lavorò con numerose comunità di immigrati. Membro della fraternità sacerdotale di Charles de Foucauld, fu esponente della Teologia e della Spiritualità della liberazione. In coerenza con la scelta dei poveri, visse sempre con grande semplicità e povertà, alla sequela appassionata di Gesù povero e obbediente. Quanto ricavava dai diritti d’autore e dalle sue attività, lo donava alla sua archidiocesi perché finanziasse ritiri spirituali nelle aree più povere del Paese. Nel 2000 partì per Cuba, dove gli fu affidato l’incarico di direttore spirituale nel seminario di San Carlos. Di questa esperienza ebbe a dire: “A Cuba si lavora con pochi mezzi, pochi sacerdoti e religiosi, ma si impara a vivere il meglio della vita, a vivere il tutto e il poco, a valorizzare l’essenziale”. Ritornato in patria per motivi di salute, visse i suoi ultimi anni a Santiago del Cile, occupando una cameretta nel locale seminario, fino alla sua morte, avvenuta il 27 maggio 2008. Aveva detto un giorno: “Se vogliamo una Chiesa più missionaria, più coerente e più testimoniale, più partecipativa nella comunione, significa che vogliamo una Chiesa più spirituale, più orante e più contemplativa, ossia, più bella”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Atti degli Apostoli, cap.15, 22-31; Salmo 57; Vangelo di Giovanni, cap.15, 12-17.


La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e ricco in misericordia.

 

Bene, noi ci si congeda qui, continuando a tifare, in questa vigilia di ballottaggio elettorale, per tutto ciò che di buono si può desiderare per il vostro Paese, o almeno per alcune sue città. E, in chiusura, vi proponiamo una citazione di Segundo Galilea, tratta dal suo librettino “L’amicizia di Dio. Il cristianesimo come amicizia” ( (Edizioni Paoline). Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

L’essenza della spiritualità cristiana è una duplice esperienza d’amore, indivisibile: l’amore d’amicizia con Dio e l’amore di fraternità con gli altri. L’amicizia, selettiva di natura, può e deve essere realizzata con Gesù, ma non con ognuno degli altri. Verso il prossimo siamo chiamati alla fraternità, all’amore fraterno, che è una comunione, una determinazione a riconoscere nell’altro un figlio di Dio, un fratello e ad agire di conseguenza. La fraternità è la condizione dell’amicizia umana, così come l’amicizia di Gesù è condizione della fraternità. L’amore di amicizia con Gesù, di sua natura, esige l’amore fraterno: l’amicizia che Cristo ha per noi non si limita ad una persona, ma è universale, e genera nella nostra stessa amicizia con lui lo stesso orientamento a considerare i suoi amici nostri fratelli e sorelle. L’amore di amicizia con Gesù dà una nuova impostazione a tutte le altre relazioni umane. Lungi dall’eclissarle o indebolirle, l’amicizia di Gesù le risana e purifica, le approfondisce e le rende universali. Gesù ci porta ad amare gli altri come egli ci ama, e fa di ciò la sua esigenza primordiale: “Amatevi l’un l’altro come io vi ho amato” (Gv 13, 34). Di conseguenza, i due amori diventano intercambiabili. L’uno si costituisce come prova dell’altro. Come verificare l’autenticità della nostra amicizia con Gesù? Attraverso l’esercizio dell’amore fraterno, è la costante affermazione della spiritualità cristiana, presente anche nel Nuovo Testamento: “Chi non ama il prossimo che vede, non può amare Dio che non vede” (1Gv 4, 20). “L’amore è da Dio… Se ci amiamo l’un l’altro, Iddio abita in noi” (1Gv 4, 7. 12). “Quanto a noi abbiamo quest’amore, perché Dio per primo ci ha amati” (1Gv 4, 19).(Segundo Galilea, L’amicizia di Dio. Il cristianesimo come amicizia).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Maggio 2011ultima modifica: 2011-05-27T23:43:00+02:00da fraternidade
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