Giorno per giorno – 25 Maggio 2011

Carissimi,
“Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto” (Gv 15, 1-2). Che bella questa immagine di Dio che, come fosse un seu Jovem o un seu Mané qualsiasi, passa i suoi giorni a prendersi cura delle sue piante! E noi che invece siamo stati abituati a pensarlo seduto in trono al centro o in cima di tutto, in attesa delle nostre adorazioni. E Gesù come una pianta, la più umile ed esile, una vite, sfibrata come una donna dalle molte gravidanze, che si ostina a voler produrre i suoi bei grappoli e ci riesce ogni volta, attraverso questi suoi tralci che possiamo essere anche noi, su cui nessuno scommetterebbe un soldo. E l’uva, così bella che la si vorrebbe immortale e, perciò anche inutile, che acquista il suo senso più vero nel lasciarsi schiacciare e spremere fino a scomparire e trasformarsi in mosto e poi in vino, per l’allegria della gente. E qui si chiude il cerchio, questo circolo virtuoso: Dio è in funzione dell’allegria dei suoi figli. La quale è anche la sua unica allegria. Ciò che, in noi, non coopera a questo è bene che sia bruciato. “In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli” (Gv 15, 8). Ma noi, ci chiedevamo stasera celebrando l’Eucaristia con Dom Eugenio nella chiesetta dell’Aparecida, abbiamo mai pensato davvero a cosa questo significhi?  

 

Il calendario ci porta oggi le memorie di Maria Maddalena de’ Pazzi, monaca carmelitana e mistica, e di Dave Dellinger, combattente della pace per tutta la vita.

 

25 MARIA_MADDALENA_DE_PAZZI.JPGCaterina (questo il nome con cui fu battezzata) era nata a Firenze il 2 aprile 1566 da Maddalena Maria Buondelmonti e da Camillo di Geri de’ Pazzi. Sedicenne era entrata nel Monastero carmelitano di Santa Maria degli Angeli, dove aveva preso il nome di suor Maria Maddalena. Dopo la professione religiosa, il 27 maggio 1584, cominciò a ricevere, in stato di estasi, rivelazioni dall’alto, il cui contenuto fu, per volontà dei suoi direttori di spirito, annotato dalle consorelle e raccolto in quattro grossi volumi di manoscritti originali. Dal 1585 al 1590 sperimentò una tremenda notte spirituale, con tristezza, scoraggiamento e aridità. Nel frattempo le sue “voci” le chiesero di promuovere il rinnovamento della Chiesa, dirigendo esortazioni e ammonizioni alle sue gerarchie. Nell’ottobre 1598 le fu dato l’incarico di maestra delle novizie, che esercitò con grande spirito di dedizione, finché nell’autunno 1602 si manifestarono i primi sintomi di quella tubercolosi che l’avrebbe costretta a letto nel 1604, e portata alla morte il 25 maggio 1607.

 

25 DELLINGER.jpgDavid Dellinger era nato il 22 agosto 1915 a Wakefield, nel Massachusetts, da una facoltosa famiglia. Studiò a Yale e Oxford, ma anche teologia all’Union Theological Seminary, a Manhattan. Durante la Grande Depressione, tuttavia, lasciò gli studi e le sicurezze del suo ambiente, per andare a vivere con i senza-tetto. Obiettore di coscienza durante la Seconda Guerra Mondiale, continuò per tutti gli anni successivi, le sue battaglie per la pace, con metodi gandhiani, in difesa dei diritti civili e per un cambiamento nonviolento della società. Essendo, a motivo di ciò, ripetutamente arrestato e imprigionato. Fu amico di Martin Luther King, Eleanor Roosvelt, Abraham Muste, Ho Chi Minh. Contratto il morbo di Alzheimer, si spense il 25 maggio 2004. Qualche tempo prima di morire, scrisse questi pochi versi che ne riassumono con ironica semplicitá la testimonianza: “Amo tutti, /anche chi non è d’accordo con me. // Sì, amo tutti, / persino coloro che la pensano come me. // Amo tutti, / ricchi e poveri, / amo i figli delle diverse razze, / compresi gli indigeni, / ovunque essi vivano, in questo paese o altrove. // Amo tutti, / di qualsivoglia religione, e anche gli atei. // E le persone che meditano, ovunque questo li conduca. // Amo tutti, / nel mio cuore  e nel mio quotidiano”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Atti degli Apostoli, cap. 15, 1-6; Salmo 122; Vangelo di Giovanni, cap.15, 1-8.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale ne sia la religione, la cultura o la filosofia di vita.

 

Scorrendo gli scritti di Maria Maddalena de’ Pazzi, raccolti nel suo “Renovatione della Chiesa”, abbiamo trovato che una delle sue “Dodici Meditazioni”era dedicata proprio al Vangelo di oggi. Così abbiamo scelto di proporvela, nel congedarci, come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Noi potremo considerare quelle parole che disse Jesu nel Evangelio che lui era la vite vera e che noi eramo i palmiti (cf. Jo. 15,5). Questa vite fu piantata nella fruttuosa terra del ventre di Maria Vergine. E sì come la vite fa il fiore et il frutto quasi in un medesimo tempo, così Jesu nell’istesso tempo insegnava con parole e operava con vivi esempi di virtù. Quando i palmiti sono disuniti dalla vite non possono far frutto; così noi, essendo disunite da Jesu non faremo mai frutto nessuno, ma se staremo unite a lui per trasformazione di volontà et amore faremo il medesimo frutto ch’esso, sì come i palmiti, stando uniti alla vite, danno l’istesso frutto che dà la vite. Perché l’anima che sta unita con Dio, diventa per partecipazione un altro Dio, e conseguentemente cava dal Verbo humanato, per imitazione, la pratica di quelle virtù ch’esso esercitò in terra, et particolarmente: una profonda humiltà, che la fa humiliare et abbassare in tutte le sue azioni, un ardente amore di Dio, et una vera carità verso il prossimo che per la salute e utilità di esso non stima se stesso né comodi del proprio corpo. In particolare ingegnanci di star sempre unite a Jesu. (Maria Maddalena de’ Pazzi, Renovatione della Chiesa. Dodici Meditazioni, 5).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 25 Maggio 2011ultima modifica: 2011-05-25T23:32:00+02:00da fraternidade
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