Giorno per giorno – 18 Maggio 2011

Carissimi,

“In quel tempo, Gesù gridò a gran voce: Chi crede in me, non crede in me, ma in colui che mi ha mandato; chi vede me, vede colui che mi ha mandato. Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre” (Gv 12, 44-46). L’evangelista aveva annotato solo pochi versetti prima (Gv 12, 36) che Gesù era andato a nascondersi.  Ed ora, ecco, che lo fa spuntare dal nulla e gli mette sulle labbra un ultimo discorso, che richiama buona parte delle parole dette a Nicodemo (cf Gv 3, 16-19) e che ora sono poste come a suggello di quello che nel Vangelo di Giovanni è chiamato il Libro dei Segni (Gv 1,19-12,50). Stasera, nella chiesetta dell’Aparecida, ci dicevamo che spesso capita di dire di credere in Gesù, ma quale Gesù? Come possiamo dire di credere in Lui, se non lo conosciamo? E come pretendere di conoscerlo, se non lo incontriamo nella Parola in cui Lui si dà a noi?   Eppure è la Sua parola, è Lui come parola, che decide del nostro essere liberati dalle tenebre (cioè dalla logica) del mondo, del nostro stare nella luce, del nostro sperimentare la salvezza, niente meno che la vita di Dio. Ora, possiamo dire che davvero il Vangelo ha cambiato la nostra vita? Riusciamo, cioè, ad essere per gli altri parola di Gesù, gesto del Dio-che-salva, dono di vita? O, appena fuori di chiesa, siamo proprio come tutti gli altri, qualche volta, persino, meno “naturalmente cristiani” degli altri? Questo tempo pasquale ci interroga seriamente su questo e ci sfida.

 

Oggi, il calendario ci porta le memorie di Giuseppe Lazzati, cristiano al servizio di una Città dell’Uomo, e quella dei Martiri ebrei della Prima Crociata.

 

18 Lazzati.jpgGiuseppe Lazzati era nato il  22 giugno 1909 a Milano. Entrato nelle file dell’azione Cattolica, compì i suoi studi all’Università Cattolica, laureandosi in Lettere nel 1931. Nel 1934 fu nominato Presidente della Gioventù Cattolica milanese e, a  partire dal 1938 prese a insegnare alla Cattolica. Nel 1939, maturata la scelta della consacrazione laicale, fondò una comunità di laici che prese il nome di Milites Christi Regis (in seguito Istituto Secolare di Cristo Re). Dopo l’8 settembre 1943, ufficiale degli alpini, venne fatto prigioniero dai tedeschi e inviato in un campo di concentramento, per aver rifiutato di servire la Repubblica di Salò. Nel 1946, all’indomani della guerra, fu eletto consigliere del Comune di Milano e, subito dopo, membro  dell’Assemblea Costituente. Dal 1948 al 1953 fu deputato al Parlamento nelle fila della DC. Tornato all’insegnamento universitario, fu nominato nel 1956 Presidente del Movimento Laureati di Milano e nel 1964 presidente dell’Azione Cattolica ambrosiana. Fu in quegli anni che Lazzati vide e denunciò il rischio di una deriva integrista di Gioventù Studentesca, il movimento fondato da don Giussani. Eletto Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia, nel 1965, tre anni dopo, fu chiamato come nuovo rettore dell’Università Cattolica, carica che coprirà fino al 1983.  Dal 1976 al 1986, continuò a tenere, presso l’eremo San Salvatore,  corsi di ascolto della Sacra Scrittura e di discernimento vocazionale per quanti  si ponevano il problema della loro scelta di vita. Nel 1985 fondò l’associazione “Città dell’Uomo” , con lo scopo di educare i fedeli alla responsabilità civile e politica. Lazzati morì, dopo una lunga malattia,  il 18 maggio 1986, all’alba del giorno di Pentecoste.

 

18 Martiri ebrei della Prima Crociata.jpgIl 18 maggio 1096, le truppe della Prima Crociata, dirette in Terra Santa, entrarono nella città di Worms, sul fiume Reno, in Germania. Lì, la popolazione ebrea più facoltosa si era garantita la protezione del vescovo, ottenendo dietro pagamento di laute somme in denaro, di rifugiarsi nel castello vescovile. I più poveri, abbandonati a se stessi, non ebbero via di scampo. I crociati, entrati in città, li raggiunsero e sgozzarono tutti sul posto, saccheggiandone poi le abitazioni e bruciando i rotoli della Torah. Le vittime furono circa cinquecento. Nei giorni successivi il palazzo vescovile fu posto sotto assedio e i trecento che vi avevano trovato rifugio furono costretti a consegnarsi alle orde crociate. La maggior parte di essi, rifiutando il battesimo, venne messa a morte. Il giorno 27 dello stesso mese, i crociati entrarono anche a Meinz, dove l’intera comunità ebraica, che contava 1300 persone tra uomini, donne e bambini, fu massacrata.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Atti degli Apostoli, cap.12, 24 – 13, 5a; Salmo 67; Vangelo di Giovanni, cap.12, 44-50.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale ne sia la religione, la cultura o la filosofia di vita.

 

18 araceli.jpgOggi in Brasile si celebra la Giornata Nazionale di Lotta contro l’Abuso e lo Sfruttamento sessuale di Bambini e Adolescenti. Sorto per iniziativa di 80 organizzazioni pubbliche e private, riunitesi in Bahia, nel 1998, il progetto fu trasformato in legge nel maggio dell’anno 2000. È una battaglia che chiede il contributo di tutti. La data odierna fu scelta per ricordare la tragica vicenda di Araceli Cabrera Sanches, una bambina di otto anni, sequestrata a Vitória (Espírito Santo), il 18 Maggio 1973. Dopo essere stata picchiata con inaudita crudeltà, torturata e violentata, fu uccisa nel corso di un festino a base di droga, da membri di facoltose famiglie della Capitale capixaba, che cercarono poi di disfarsi del cadavere utilizzando dell’acido. Il corpo della bimba fu ritrovato sei giorni dopo.  Il delitto rimase impunito.

 

Ieri pomeriggio, a Goiânia, è morta Rosa, (sembra di leucemia e di altre complicazioni), madre di due ragazzine adolescenti, figlia di dona Antonia, che è sorella di dona Joana  e cognata di dona Dominga. L’hanno riportata stamattina a casa, su all’Aeroporto. In passato aveva frequentato la comunità solo saltuariamente, però ci era affezionata. Quando la si incontrava in giro per la città era sempre con la madre già anziana. Forse iperprotettiva. Aveva, infatti,  un qualche handicap, anche se non sappiamo bene di quale natura. Parlava con difficoltà, come chi ha male alla gola, forse era un po’ sorda, certo era molto timida. Quando ci vedeva, faceva un cenno alla madre, come per dire: guarda chi c’è, e poi ci veniva incontro per salutarci e aveva sempre un bel sorriso negli occhi. Negli ultimi mesi non la si era più vista in giro e solo qualche settimana fa, dona Dominga ci aveva detto della malattia. Però, nella fretta che ci prende per fare le cose, non ci siamo ricordati di andarla a trovare. Ci è venuto da pensare che forse era anche per questo che l’espressione del suo volto, nella bara, era seria, quasi corrucciata. Tanto da non sembrare neppure lei. Dona Joana ci ha detto che ha sofferto molto. Ma, anche, che, se Dio l’ha chiamata, è perché doveva essere così. Sì, ma noi. Mentre portavano la bara fuori di casa, una delle due figlie piangeva e diceva piano ad una amica: eu quero a minha mãe. Io voglio mia madre.   

 

Beh, per stasera è tutto. Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad una citazione di Giuseppe Lazzati tratta dagli “Atti del XLVII corso di aggiornamento culturale dell’Università Cattolica”, editi con il titolo “Laicità. Problemi e prospettive” (Vita e Pensiero). Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Quanto, lungo un itinerario di venti secoli quale è quello della Chiesa, abbia negativamente influito il contrapporsi delle parti e l’affermarsi di una sola in termini di totalità e di potere (clericalismo) o il reagire dell’altra in termini di separazione e di opposizione (laicismo) che conclude alla perdita del senso della Chiesa o addirittura della trascendenza, non è il caso di richiamare.  Non è però inutile ricordare a noi stessi che se – superando atteggiamenti comprensivamente emotivi che nascono da appassionato amore alla Chiesa – sappiamo guardare agli elementi negativi di quella storia con occhio sereno, non potremo non cogliere il nascere, anche da essi, di un elemento positivo: la maggiore attenzione della riflessione teologica prima e poi delle stesse proposizioni magisteriali a una nuova considerazione di ciò che il laicato è nella Chiesa e della sua specifica e primaria funzione connessa con la missione della Chiesa. Tale nuova considerazione fonda teologicamente la oramai non ignobile identità del laico che il Concilio ha espressa in termini inequivocabili – li abbiamo risentiti in questi giorni – nell’essere e nella missione della Chiesa: nell’essere – che è dire nella realtà della Chiesa considerata vuoi come Corpo mistico di Cristo le cui membra, pure diverse nelle loro funzioni, hanno tutte la stessa vita che è partecipazione alla vita del Capo; vuoi quale popolo di Dio, che, pure nella diversità delle componenti e dei loro compiti propri; è tutto popolo sacerdotale, profetico, regale – essere in cui si radica la intrinseca ordinazione di ciascun cristiano alla edificazione della Chiesa; nella missione che se è, per tutti, missione di evangelizzazione è, per il laico legato alla sua identità, cioè alla sua indole secolare, da intendersi come intrinseca divina vocazione ad assumere da cristiano, in mezzo a tutti gli uomini e con tutti gli uomini, la responsabilità di costruttore delle città dell’uomo. (Giuseppe Lazzati, in Aa. Vv., Laicità. Problemi e prospettive).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 18 Maggio 2011ultima modifica: 2011-05-18T23:10:00+02:00da fraternidade
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