Giorno per giorno – 04 Maggio 2011

Carissimi,

“Chiunque  fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio” (Gv 3, 20-21). Stasera, nella chiesetta dell’Aparecida, ci dicevamo che è curiosa l’espressione di “fare la verità” (piuttosto che “dire la verità”), il cui contrario è allora “fare la menzogna” (più che dire la menzogna). E quando ci siamo chiesti in cosa consista la verità, Maria Ferreira ha risposto subito: agire come Gesù, che infatti dice di sé: io sono il Cammino, la Verità e la Vita. E Gesù (e per la comunità cristiana non dovrebbe essere diverso), nel scegliersi, parte dalla precisa consapevolezza che il Padre ama il mondo e lo vuole salvo. Il mondo, non il Sistema-mondo, di cui Gesù dirà: “io ho vinto il mondo” (Gv 16, 33). Quindi “fare la verità”, essere nella luce, vivere e, perciò, “praticare” la dimensione della salvezza già qui ed ora, coincide con l’amare il mondo ed agire in vista della sua salvezza. Che non è, quest’ultima, qualcosa di rinviato o rinviabile all’aldilà, che riguardi l’anima e, meno che meno, la “mia” anima, ma è progetto per l’aldiqua, che riguarda tutti, l’umanità, la creazione intera: “Io sono venuto perché abbiano vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10). Per affermare questa verità, Dio ha dato il suo Figlio unigenito, che è come dire se stesso. Noi, in che misura siamo capaci di dare noi stessi per dire la nostra fede e contribuire alla testimonianza e alla realizzazione del Suo progetto, che è il regno?

 

La maggior parte delle chiese ne celebrano la memoria a ridosso di quella del figlio, Agostino, noi lo facciamo, assieme alla chiesa maronita, nella data del trapasso. Ricordiamo oggi Monica di Tagaste, testimone di amore e dedizione.  Assieme a lei ricordiamo Dorothée Quoniam  (Marie-Aimée de Jésus), mistica carmelitana.

 

04 MÓNICA.JPGMonica era nata a Tagaste (l’attuale Souk Ahras, in Algeria), nel 331 in una  famiglia profondamente cristiana. Fu data in sposa a Patrizio, un pagano dal carattere collerico e con una piuttosto scarsa comprensione della fedeltà coniugale, che lei riuscì, comunque, nel corso degli anni, con la sua mitezza e pazienza, ad ammansire  fino ad ottenerne la conversione.  A 23 anni aveva dato alla luce il primogenito, Aurelio Agostino, cui sarebbero seguiti un altro figlio e una figlia. Rimasta vedova nel 371,  presto temette di perdere anche il figlio maggiore, per la vita futile e sregolata che conduceva e le mode culturali e religiose cui lo vedeva aderire. Un sogno tuttavia la esortò a non scoraggiarsi e ad accompagnarlo, con discrezione e sia pure da lontano, con  l’affetto materno e la preghiera. Tanta costanza sarebbe stata premiata. Di fatto, fu solo nel 385 che Monica raggiunse a Milano il figlio, chiamato, l’anno precedente, a coprire la locale cattedra di retorica. Qui, favorito da Monica,  avvenne l’incontro decisivo di Agostino con il vescovo Ambrogio. Nella Veglia Pasquale del 387, Agostino, il figlio Adeodato e l’amico Alipio ricevettero il battesimo. Poche settimane dopo, sulla via del ritorno per l’Africa, in attesa di imbarcarsi ad Ostia, Monica si ammalò improvvisamente, forse di malaria, e morì all’etá di 56 anni.  Aveva ottenuto che si realizzasse ciò che più desiderava e poteva, a questo punto,  andarsene.

 

04 Dorothée Quoniam.jpgDorothée Quoniam era nata il 14 gennaio 1839  a Le Rozel, nel Cotentin (Francia) da una famiglia poverissima. Alla ricerca di migliori condizioni di vita, la famiglia al gran completo, con lei ancora bambina, si trasferì a Parigi, dove però, in pochi anni, morirono il padre, la madre e gli altri fratelli e sorelle. Dorothée finì così in orfanatrofio. Raggiunta la maggior età, il 27 agosto 1859, chiese e ottenenne di entrare nel Carmelo dell’Avenue de Saxe, assumendo il nome di Marie-Aimée de Jésus. Durante il noviziato fu favorita da grazie eccezionali. Grazie mistiche e prove dolorose l’accompagneranno in seguito fino alla morte. Quando, nel 1863, uscì il libro “La vita di Gesù”, di Ernest Renan, in cui l’autore negava la divinità di Gesù, Marie-Aimée, ferita dalle sue affermazioni, pur senza nessuna competenza teologica, decise di mettere per iscritto le ragioni della sua fede. Nacque così il libro “Notre Seigneur Jesus Christ etudié dans le Saint Evangil”, che rimase manoscritto fino al 1909. Alla sua pubblicazione, molti lo considerarono una vera e propria summa teologica. Durante la guerra del 1870, Marie-Aimée seppe sostenere e animare le consorelle con la sua fiducia e la sua inalterabile pace interiore. Durante gli ultimi anni ricoprì l’incarico di maestra delle novizie. Morì di una pleurite il 4 maggio 1874.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Atti degli Apostoli, cap.5, 17-26; Salmo 34; Vangelo di Giovanni, cap.3, 16-21.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace,  quale  ne sia il cammino spirituale o la filosofia di vita.

 

Per stasera è tutt0. Noi ci si congeda qui, offrendovi in lettura un brano di  Marie-Aimée de Jésus, tratto da un suo testo, apparso col titolo “I dodici gradi del silenzio” nel libriccino “Il silenzio” a cura di Massimo Baldini (La Locusta).  Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Silenzio vedendo la propria corruzione, la propria inettitudine. Silenzio dell’anima che si compiace della propria bassezza. Silenzio nei confronti delle lodi, della stima. Silenzio davanti al disprezzo, alle parzialità, alle mormorazioni; è il silenzio della dolcezza e dell’umiltà. Silenzio della natura davanti alle gioie o ai piaceri. Il fiore sboccia in silenzio e il suo profumo loda in silenzio il Creatore: l’anima interiore deve fare la stessa cosa. Silenzio della natura nelle pene o nelle contraddizioni. Silenzio nei digiuni, nelle veglie, nelle fatiche, nel freddo e nel caldo. Silenzio nella salute, nella malattia, nella privazione di tutte le cose: è il silenzio eloquente della vera povertà e della penitenza; è il silenzio totalmente amabile della morte verso l’intero creato e il genere umano. È il silenzio dell’io umano che passa nel volere divino. I fremiti della natura non potranno turbare questo silenzio, poiché esso è al di sopra della natura. (Marie-Aimée de Jésus, I dodici gradi del silenzio).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 04 Maggio 2011ultima modifica: 2011-05-04T23:35:00+02:00da fraternidade
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