Giorno per giorno – 02 Marzo 2011

Carissimi,

“Presi di nuovo in disparte i Dodici, Gesù si mise a dire loro quello che stava per accadergli: Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà” (Mc 10, 32-34). Lui sta dicendo che morirà e loro, i suoi amici, due dei più fedeli e intimi, neppure stanno ad ascoltarlo!  E, anzi, avendo frainteso fin dall’inizio il senso della sua proposta, si fanno avanti e gli chiedono, piuttosto sfacciatamente: “Maestro, noi vogliamo che tu faccia quello che ti chiederemo” (v.35). E quello che vogliono è il potere o, almeno, una sua consistente porzione. La chiesa (noi pure, perciò) nasce [anche] da queste miserie e sarà perennemente sottoposta a questa tentazione. Detto tra parentesi, il racconto impietoso che i Vangeli fanno delle debolezze di almeno due (Pietro e, in questo caso, Giovanni) di coloro che saranno chiamati in seguito (con Giacomo, il “fratello” del Signore) le colonne della chiesa  (Gal 2, 9), basterebbe già di per sé ad attestare la storicità dell’impianto evangelico. Tutto bene, ma per noi, oggi? Noi, oggi, siamo ancora loro, ostinatamente attestati su quelle posizioni. Mentre Lui muore. Mentre, cioè, proprio questi nostri atteggiamenti, smentiscono la verità di Dio nella nostra vita, o, anche, la condannano all’esilio dalla storia del mondo che, con le nostre scelte, così spesso funzionali all’idolatria del potere, contribuiamo a scrivere. Per quel che un certo numero di voi ci scrive, l’atmosfera plumbea, pesante, al limite della sopportabilità, che si sperimenta oggi nel vostro Paese, è dovuta probabilmente a un complessivo cedimento, una resa progressiva sino al collasso dello spirito che, pur tra molteplici tensioni e contraddizioni, riusciva a tenere unito e solidale, un tempo, l’insieme della popolazione. Poco a poco pare aver preso piede, fino a divenir dominante, una spiritualità maligna, grossolana, becera  e gaglioffa, di cui le forme che il potere assume nei suoi diversi ambiti sono insieme causa ed effetto. I cristiani potrebbero aver un ruolo determinante nella denuncia profetica di tale deriva e nella testimonianza di un agire contrario. Sempre che non siano più interessati a ricavare qualche privilegio in più. Senza guardar troppo per il sottile a chi glielo concede.     

 

Oggi il nostro calendario ci porta la memoria di William Stringfellow, testimone appassionato della Parola, e di Engelmar Unzeitig, martire dell’idolatria nazista.

 

02 WILLIAM STRINGFELLOW bis.jpgWilliam Stringfellow nacque il 26 aprile 1928 in una famiglia operaia, a Northampton, in Massachusetts. Nonostante le modeste condizioni economiche della famiglia, lavorando e studiando, il giovane William arrivò a frequentare la London School of Economics, prima e l’Harvard Law School, poi. Da qui avrebbe potuto spiccare il volo per una carriera di successo. Scelse invece di vivere ad Harlem,  tra negri e ispanici, i ceti più emarginati della metropoli. Si trasferì in un appartamento di 28 metri quadrati, con quattro vecchie suppellettili fuori uso, ma abitato in compenso da migliaia di scarafaggi. Confesserà in seguito: “Mi ricordai che è in posti così che la maggior parte della gente vive, in gran parte del mondo, per la maggior parte del tempo. Ero dunque a casa”. Stringfellow apparteneva alla Chiesa Episcopaliana degli Stati Uniti. Ma la sua non fu una convivenza tranquilla. La sua passione unica per la Parola, la  scelta dei poveri, la lotta al razzismo e al sessismo, la critica del clericalismo e la valorizzazione della vocazione laicale nella Chiesa, la denuncia del fondamentalismo, ma anche della superficialità di certa teologia, propensa a leggere americanamente la Bibbia, piuttosto che di comprendere biblicamente l’America, e, non per ultimo, la contestazione della guerra del Vietnam, finirono per alienargli il favore della gerarchia e isolarlo. Ammalatosi di diabete, alla fine degli anni 60, si era nel frattempo ritirato a vivere a Block Island, in una casa che volle chiamare Eschaton. Negli studi che pubblicò in seguito, continuò ad approfondire il tema della svolta costantiniana e delle conseguenze nefaste che essa comportò per la chiesa, adeguando la cristianità ai valori dell’impero e facendone uno strumento per la preservazione dello status quo. Morì il 2 marzo 1985.

 

02 Engelmar Unzeitig.jpgEngelmar Unzeitig  era nato in Cecoslovacchia, in un distretto di lingua tedesca, il 1° marzo 1911. Entrato in seminario della congregazione missionaria di Marianhill, fu ordinato prete 1l 15 agosto 1939, solo due settimane prima dello scoppio della 2ª Guerra Mondiale.  Di fronte al potere turpe che si era insediato nel cuore dell’Europa,  il nostro avrebbe potuto scegliere di starsene tranquillo, fingendo di non vederne le nefandezze, o addirittura diventarne strumento e prestargli i suoi servigi, o, infine, dire il suo “no” alto e forte e agire di conseguenza. Fu questo che Unzeitig scelse. Sicché non durò molto in libertà e, nel giugno del 1941 fu spedito a Dachau, sotto l’accusa di aver usato nelle sue prediche  “espressioni tendenziose” e, soprattutto, di aver difeso gli ebrei. A Dachau, nel corso della guerra, confluirono circa duecentomila prigionieri provenienti da una quarantina di paesi. Più o meno tremila di costoro, alloggiati in baracche separate, erano ministri di diverse confessioni; tre quarti di essi erano preti cattolici. Fu definito il “più grande monastero del mondo” e si trasformò, nonostante le drammatiche condizioni di vita che lo caratterizzavano,  in uno straordinario spazio di dialogo ecumenico, in cui preti cattolici e pastori evangelici insieme pregavano, componevano inni e celebravano il memoriale del Signore, offrendo come potevano il loro servizio pastorale ai compagni di prigionia.  Padre Engelmar si dedicò soprattutto ai prigionieri russi, dei quali, pur essendo in maggioranza comunisti, si guadagnò presto la stima e l’amicizia.   All’inizio del 1945, scoppiò nel campo di concentramento un’epidemia di tifo. Gli infettati venivano confinati in speciali baracche e abbandonati a loro stessi. Fu avanzata una richiesta di volontari che se ne prendessero cura. Si offrirono venti preti, tra cui padre Unzeitig. Il lavoro era estenuante e senza sosta: lavare i corpi febbricitanti, cercare di alimentarli, ripulire i giacigli, ma anche, ascoltarne le confessioni, offrire gli estremi conforti, benedire i morti. In capo a poche settimane anche padre Engelmar fu infettato, ma, nonostante la febbre violenta, continuò sino alla fine a servire i suoi compagni. Morì il 2 marzo 1945, il giorno dopo del suo compleanno, poche settimane prima della liberazione del campo da parte delle truppe americane.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro del Siracide, cap.36, 1-2. 5-6. 13-19; Salmo 79; Vangelo di Marco, cap.10, 32-45.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con tutti gli operatori di pace, quale che ne sia il cammino spirituale o la filosofia di vita.

 

È tutto anche per stasera. Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad una pagina di  William Stringfellow, tratta dal suo “A Keeper of the Word”. Dice dell’America degli anni Settanta. Ma forse non solo. Ed è, comunque, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Se vi sono vittime coscienti dei Poteri, e se ci sono davvero santi e profeti, ci sono anche molte vittime ignare di ciò e individui che sono schiavi entusiasti di questi idoli. Spesso questi servitori del demoniaco sembrano ignorare come i Poteri tirannizzano e corrompono la loro umanità. Nell’Apocalisse, i re, i mercanti e i commercianti paiono sorpresi e sconcertati del destino di Babilonia (Ap 18, 9-17). Ci sono effettivamente quelli che definiscono la loro umanità come lealtà e sollecitudine – disumana o subumana – verso gli interessi e gli appetiti dei Poteri.  Ci sono molti che sono muti e compiacenti nel loro asservimento da parte di istituzioni, tradizioni e altri poteri simili. Vi sono persone che sono diventate automi. Vi sono umani che non conoscono alternative a un’esistenza asservita ai Poteri. C’è gente che è programmata e indottrinata, condizionata e conformata, intimata e manipolata, costruita e relegata a sostenere un ruolo. Vi sono esseri umani che sono posseduti dal demonio. Ci sono esempi estremi e spettacolari di una ubbidienza disumanizzata  al demoniaco – come l’imperatore Domiziano, o, forse, re Giorgio III, o Hitler o Stalin. Ma ciò che può essere ancor più significativo nella situazione attuale sono le persone più comuni la cui umanità è messa a repentaglio o umiliata dalle pratiche della tecnocrazia – come i lavoratori alla catena di montaggio, o i venditori o i consumatori o i promotori o i burocrati o i pendolari. Il servilismo nei confronti dei poteri ideologici, razziali, classisti o istituzionali di vittime come queste è così frequente e comune nella societá di massa che raramente è contestato o anche solo avvertito. (William Stringfellow, A Keeper of the Word).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratello e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 02 Marzo 2011ultima modifica: 2011-03-02T23:04:00+01:00da fraternidade
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