Giorno per giorno – 24 Febbraio 2011

Carissimi,

“Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile” (Mc 9, 42-43). E, similmente, Gesù, procedendo nella sua esemplificazione, dice del piede, e dell’occhio. Siamo così abituati a pensare allo scandalo come a un comportamento di eccezionale gravità (beh, sempre meno eccezionale, si direbbe oggi), che difficilmente ci sfiora il sospetto possa invece essere qualcosa di comune e quotidiano. Come, per esempio, negare un bicchiere d’acqua, il cui dono, proprio in apertura del brano evangelico di oggi,  Gesù aveva appena finito di elogiare (v. 41). Noi ci si chiedeva, allora, che cosa, nel nostro modo di essere e di relazionarci agli altri, possa costituire un ostacolo grave all’attesa fiduciosa che soprattutto i piccoli e gli ultimi devono poter nutrire nei confronti del Dio di Gesù, cioè della vita come benedizione. E che cosa possa impedire a noi di sperimentare e vivere in prima persona il Regno che Gesù è venuto a inaugurare, che esiga perciò da noi di essere troncato, eliminato, con decisione dalla nostra vita. È a questo tipo di impedimenti che si riferisce lo scandalo. E allora cosa potrebbero significare per noi, oggi, la mano, il piede, l’occhio che ci sono di scandalo? La mano, forse, l’arraffare e l’accumulare per sé, il non soccorrere il fratello nel bisogno, il negarsi alla condivisione o al gesto del perdono, della riconciliazione e della pace, o addirittura cedere all’istinto della violenza e della sopraffazione. Il piede, il scegliere di camminare secondo la logica del così fan tutti, invece che nella sequela difficile ed esigente di Gesù. L’occhio, l’avidità, il desiderio smodato di possedere cose e persone, o l’incapacità di scorgere nell’altro la presenza del Povero che mi interpella. A cosa siamo disposti a rinunciare e a perdere, per fare spazio al Regno? A quanto del nostro tempo, dei nostri interessi, delle nostre personali opinioni, delle nostre esigenze religiose e culturali, per poter essere parola e gesto di benedizione sulla vita degli altri? Gesù, perché i piccoli non fossero scandalizzati nella loro speranza di salute, di vita e di liberazione, ha rinunciato assai più che a una mano, a un piede, a un occhio. Ha perduto semplicemente la vita. Noi come individui, come comunità, come chiesa, come società che, sempre che sia possibile, si voglia cristiana, che faremo davanti ai problemi immani della miseria, della fame, delle malattie, delle migrazioni, della guerra e della pace, della cura e salvaguardia del creato?      

 

Oggi il calendario ci porta la memoria di Josef Mayr-Nusser, obiettore di coscienza e martire del totalitarismo nazista. 

 

24 JOSEF MAYR-NUSSER.jpgJosef Mayr era nato nel maso Nusser, alla periferia di Bolzano, il 27 dicembre 1910. Le notizie che disponiamo della sua infanzia e giovinezza non sono  molte. La morte del padre, durante la prima guerra mondiale, aveva pesato sull’economia della famiglia, sicché Pepi, come lo chiamavano, aveva dovuto mettersi a lavorare giovanissimo in città. Questo gli offrì l’occasione di avvicinarsi all’associazionismo di matrice cristiana, prima le Conferenze di San Vincenzo, poi l’Azione cattolica, dove  avrebbe maturato le convinzioni e le scelte decisive della sua vita. Nel 1943, subito dopo l’armistizio firmato dall’Italia, l’Alto Adige fu occupato dalle forze armate di Hitler e le province di Trento, Bolzano e Belluno furono annesse alla Germania. Josef,  che nel frattempo si era sposato con Hildegard e ne aveva avuto un figlio, Albert,  fu arruolato a forza tra le SS e inviato a Koenitz, nella Prussia orientale, per l’addestramento. Quando venne il giorno del giuramento, il 4 ottobre 1944, tra lo stupore dei commilitoni, Mayr dichiarò di non poter giurare fedeltà al Führer. Essere cristiani è una cosa seria, terribilmente seria. Che impedisce di mettersi ad adorare gli idoli del mondo. Anche quando tutti lo fanno. Processato, fu rinchiuso nel carcere di Danzica, sotto l’accusa di tradimento e infine fu destinato al campo di sterminio di Dachau. Mayr, già gravemente ammalato, a causa delle privazioni sopportate durante la prigionia, non vi sarebbe mai arrivato. Morì la notte del 24 febbraio 1945, nel vagone-bestiame del treno. Aveva fra le mani il rosario, un messale e il Nuovo Testamento.  

 

I testi che la liturgia propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro del Siracide, cap.5, 1-10; Salmo 1; Vangelo di Marco, cap.9, 41-50.

 

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene.

 

Noi ci si congeda qui. In occasione della Pentecoste del 1936, in una sua lettera ai dirigenti giovanili dell’Azione Cattolica, Josef Mayr-Nusser scriveva della facilità con cui le masse scivolano nel “culto dei capi”, rinunciando ad ogni atteggiamento di lettura critica della realtà, e rifuggendo quindi da scelte responsabili e libere. Attitudini del genere sono ancora più gravi e incomprensibili per chi si dica cristiano, dato che, per definizione, cristiani sono coloro che hanno come unica guida all’azione la verità di Cristo, cioè la vita come dono per la liberazione di tutti. Di quella lettera, vi proponiamo qui una citazione come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Oggi possia­mo costatare con quale entu­siasmo, spesso con dedizione cieca, appassionata e incondi­zionata, le masse si votano ai capi. Il culto dei capi, che oggi sperimentiamo, è spesso una vera e propria idolatria. Que­sta fede appassionata nei ri­guardi dei capi ci può meravi­gliare, dato che viviamo in un tempo di enormi conquiste del­la scienza e della tecnica, in un tempo di scetticismo, in un tempo nel quale il singolo non ha valore, ma vale solo la mas­sa, il numero. Oggi, più che in qualsiasi altro tempo, si esige nell’Azione Cattolica un catto­licesimo vissuto. Oggi, si deve mostrare alle masse che l’unico capo che solo ha diritto ad una completa, illimitata autorità e ad essere una guida è Cristo. (Josef Mayr-Nusser).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 24 Febbraio 2011ultima modifica: 2011-02-24T22:53:00+01:00da fraternidade
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