Giorno per giorno – 15 Febbraio 2011

Carissimi,

“I discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode! Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane”. (Mc 8, 14-16). Sono due pericoli da cui Gesù ci mette in guardia in relazione al pane. Al pane che Lui è e a quello che noi dovremmo essere. Ed essi provengono da ciò e da chi in genere noi si pensa debba provvedere alla distribuzione del pane, quello che alimenta il corpo e quello che alimenta lo spirito: l’organizzazione politica e l’istituzione religiosa. Che non sono necessariamente mali in sé – rappresentano infatti il luogo in cui dovrebbero incontrarsi le diverse esigenze, compresa la domanda ultima, che emanano dagli individui associati, e le risposte che la comunità come un tutto è in grado di mediare, – ma possono corrompersi, se e quando perdono la loro funzione di servizio per divenire strumento di asservimento.  E, spesso, succede che l’una e l’altra procedano di pari passo, tanto è vero che lo stesso Gesù, nel suo discorso, abbina il lievito dei farisei e quello di Erode. Ma il pane che ci ammanniscono è un cibo adulterato, che non alimenta, gonfia (cioè, illude) soltanto, e ci porta a deperire. Un potere che ha come fine se stesso, il proprio privilegio, la sua auto-perpetuazione, a danno dei più. Mentre uno solo è il Pane che basta e i discepoli l’avevano con loro sulla barca. Sapremo noi alimentarcene, per fare del suo significato (il dono di sé), capace di saziare le moltitudini, il significato della nostra vita?

 

Oggi il nostro calendario ci porta la memoria di Benjamin J. Salmon, profeta di pace e di nonviolenza negli Stati Uniti, e  Maria Elena Moyano, martire per la giustizia, la pace e la fraternità in Perù.

 

15 BEN SALMON.jpgBen Salmon era nato nel 1889, a Denver, nel Colorado (Usa), da una modesta famiglia cattolica di lavoratori. Impegnato nel sociale fin da giovane, fu subito attratto dal messaggio evangelico della nonviolenza che, all’epoca, lungi dall’essere patrimonio comune, era anzi avversato e guardato con sospetto persino da parte delle chiese. Cattolico praticante, nel 1917 si sposò,  proprio nei giorni in cui gli fu notificata la chiamata alla leva. Coerente con i suoi ideali, Ben si dichiarò obiettore di coscienza, scontrandosi in questo, oltre che con il potere civile, con la dottrina e la gerarchia della sua stessa chiesa, che da secoli aveva inventato la teoria della “guerra giusta”. Arrestato nel 1918, processato e condannato a morte, Salmon si vide commutata la pena a venticinue anni di prigione. Dopo due anni trascorsi in carcere duro, in regime di isolamento e in condizioni abominevoli, torturato e irriso, intraprese uno sciopero della fame ad oltranza. Giudicato malato di mente, a causa della sua profezia e  testimonianza, fu ricoverato nel manicomio di S. Elisabetta a Washington, da cui tuttavia fu dimesso poco dopo. Dopo la sua liberazione condusse una tranquilla vita in seno alla sua famiglia, continuando nella sua pratica di vita cattolica nonostante l’incomprensione della sua Chiesa. Benché i suoi studi non fossero andati oltre l’ottavo grado, redasse allora un manoscritto di duecento pagine, criticando la dottrina della guerra giusta. Il trattamento riservatogli negli anni di prigione aveva però minato in maniera irreparabile la sua salute. Fu così che Ben Salmon morì a soli quarantatre anni, il 15 febbraio 1932. Dei suoi figli, uno divenne prete e un’altra suora nella Congregazione di Maryknoll.

     

15 MARIA HELENA.jpgMaria Elena Moyano era nata il 29 novembre 1958, nel distretto di Barranco a Lima, in una famiglia di sette figli. La sua storia s’intrecciò ben presto con la nascita e la crescita di Villa El Salvador, uno dei municipi più recenti dell’area metropolitana della capitale peruviana, sorto, in pieno deserto,  il 1° maggio del 1971 da un’invasione di terreni demaniali. Lì, Maria Elena,  fu animatrice instancabile di tutte le iniziative che potessero rendere la vita più umana e dignitosa: strade, scuole, acqua, luce, posti di lavoro, cibo. Fondò, per la prima volta in Perù, la Federazione delle Donne, impegnandosi a organizzare i Club delle Madri, i Comitati per il Bicchiere di Latte, le Mense Popolari, i Centri di Raccolta, organizzando marce e mobilitazioni. Sempre all’ insegna del dialogo, della chiarezza e della non-violenza.  Il 15 febbraio 1992, mentre assisteva a un’iniziativa di un Comitato del Bicchiere di Latte a Villa El Salvador, in compagnia dei suoi figli, Gustavo e David Pineki, Maria Elena fu fatta saltare con la dinamite da elementi dell’organizzazione terroristica Sendero Luminoso. Il suo funerale vide la presenza di oltre trecentomila persone e rappresentò una delle più imponenti manifestazioni che il Perù ricordi. Gustavo Gutiérrez, il padre della teologia della liberazione, pregando alle sue esequie, disse: “Ti rendiamo grazie, o Padre, per la vita che hai donato a Maria Elena. Grazie, Padre, per averci insegnato, attraverso lei, qual è il cammino per vincere la fame che uccide e le pallottole assassine, per averci insegnato la solidarietà, la speranza, l’allegria, l’offerta spontanea di se stessi. […] Coloro i quali l’hanno fatta saltare in aria, pensando di farla così scomparire, altro non hanno fatto se non spargere i semi di questa amica nei nostri cuori, semi di vita”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro di Genesi, cap.6, 5-8; ; 7, 1-5.10; Salmo 29; Vangelo di Marco, cap.8, 14-21.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali del Continente africano.

 

“La vita mi ha mostrato che Dio è buono e fa molto di più di quanto potremmo aspettarci. Egli non smette mai di invitarci a collaborare per costruire un mondo più pacifico”.  Lo scriveva poco più di due anni fa il card. Carlo Maria Martini, che compie oggi 84 anni. Che il buon Dio ce lo mantenga per molti anni ancora in questo suo servizio alla costruzione della pace. E all’edificazione della Chiesa.

 

Il 14 ottobre 1919, a guerra già finita, Ben Salmon scrisse una “Lettera aperta al Presidente Wilson”, in cui difendeva le ragiorni della sua obiezione religiosa alla guerra. Pubblicata inizialmente dalla Baltimore Amnesty League nel 1920, la lettera fu ristampata nel gennaio 1942 da The Catholic Worker. Nel congedarci, ve ne proponiamo qui di seguito alcuni stralci come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

La mia posizione religiosa si basa sul comandamento di Dio “Non uccidere”. Qualcuno sostiene che “anticamente Dio comandò agli uomini di uccidere i nemici”.  Bene, Dio può comandarci  di fare una cosa  in un determinato momento e un’altra in un altro. Sono affari suoi. Ma per migliaia di anni non c’è mai stato un Suo precetto che permettesse di allontanzarsi dal comandamento di “Non uccidere”. Cristo ha ripetuto questo comandamento in molte occasioni.  Il cattolico che cerca di giustificare la soppressione della vita umana con citazioni dell’Antico Testamento, come fanno i compilatori dell’Enciclopedia cattolica nel caso della pena capitale, potrebbero con altrettanta forza argomentare in favore del divorzio. Ma sebbene l’Antico Testamento ammetta il divorzio, la Chiesa cattolica ribadisce correttamente che la proibizione di Cristo ha la precedenza. Così i cattolici coerenti non accetteranno che citazioni dell’Antico Testamento li inducano a sostenere la guerra. Nel Vangelo di Matteo ci è detto: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa è infatti è la Legge ed i Profeti” (Mt 7, 12).  Vogliamo noi che le altre nazioni ci muovano guerra? Supponiamo che i nostri statisti sbaglino, noi vorremmo che le altre nazioni ci mostrassero caritatevolmente l’errore delle nostre scelte, o che, invece, ci sterminassero perché i nostri rappresentanti, o meglio, i nostri “cattivi rappresentanti” hanno agito stupidamente? Cristo ci dice di non resistere al male. Dobbiamo obbedirgli o ignorarlo?  Se la Sua politica è corretta, allora la guerra è sbagliata. Se “vincere il male con il bene” non è un metodo pratico per farsi carico delle divisioni tra le nazioni e gli individui, allora Cristo sbaglia e il Tempio del Cristianesimo viene meno. Se il governo mi ordina di fare ciò che è giusto, io obbedirò volentieri. Ma quando mi ordina di fare ciò che è male, è mio dovere disobbedire. Se lo stato chiede al cittadino di violare la legge di Dio, egli deve ignorare quello stato. Fedeltà verso Dio è fedeltà verso il proprio paese. I pionieri del Cristianesimo non temevano di manifestarsi davanti agli imperatori pagani e rendevano omaggio apertamente al Dio vivo. L’obiettore di coscienza religioso, ignorando i pagani, rifiuta di sottostare ai decreti del militarismo. (Ben Salmon, An Open Letter to President Wilson) .

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 15 Febbraio 2011ultima modifica: 2011-02-15T23:48:00+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo