Giorno per giorno – 12 Dicembre 2010

Carissimi,

“Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto” (Is 35, 5-6). Gesù, forse da sempre, si era detto, ascoltando le letture di Isaia: Io, è questo che farò da grande! Più che il deserto di Giuda lo angosciavano i deserti, i vuoti di speranza (che è la stessa cosa di dire la latitanza di Dio), che scorgeva negli occhi della sua gente. Dove Lui invece avrebbe voluto vedere solo allegria. E, giunto il suo tempo, ci si era ingegnato alla grande, avendo ben chiaro comunque di non agire in proprio, ma in rappresentanza di Lui. Così che questo aspetto di Dio, che nelle antiche profezie si manifestava un po’ come un torrente carsico, apparendo e scomparendo, alternato ad altri, in Lui divenne l’unica, inequivocabile  forma del Suo darsi e della sua Verità. Sconcertando e, qualche volta, scandalizzando, le anime belle, che ancora si ostinano a redigere graduatorie di meriti e a ringraziare Dio “perché noi siamo meglio”, e non si accorgono che Dio, così, lo tengono lontano. Perché tutti, poi con la nostra presunzione, quel che al massimo si riesce ad ottenere è di cadere più rovinosamente. Non fosse per la sua grazia. Che è la sua croce. Che con maggior ostinazione della nostra ci spinge con forza alla sua prassi, affinché venga il giorno – e verrà quel giorno: è la nostra fede – in cui: “Ci sarà un sentiero e una strada e la chiameranno via santa; nessun impuro la percorrerà. Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore e verranno in Sion con giubilo; felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto” (Is 35, 8a-10). Però, dobbiamo imparare a cedergli. Diventando piccoli. Che, come Lui non si può, ma almeno un po’.

 

I testi che la liturgia di questa 3ª Domenica di Avvento propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Isaia, cap.35, 1-6a.10; Salmo 146; Lettera di Giacomo, cap.5,7-10; Vangelo di Matteo, cap.11, 2-11.

 

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

 

Da noi, in questo Continente, oggi si ricorda anche la Vergine di Guadalupe, la Madre India. O anche, come la chiamano confidenzialmente, la Morenita, patrona delle Americhe.

 

12_VIRGEM_DE_GUADALUPE III.jpgIl racconto delle apparizioni avute dall’indio Juan Diego, a partire dal 9 dicembre 1531, dieci anni dopo la distruzione  della capitale del regno atzeco, Tenochtitlan, ci è stato trasmesso in lingua náhuatl. In esso la Vergine si rivolge a Juan Diego, chiamandolo con i vezzeggiativi di Juanito, Juan Dieguito. Lui a sua volta si rivolge alla sconosciuta con i nomi di mia piccola dolce Padrona, Signora, Regina, Figlia mia la più piccola, Fanciulla mia. Lei poi gli promette: “Rivelerò Dio, lo darò alle genti mediante tutto il mio amore personale, il mio sguardo misericordioso, il mio aiuto, la mia salvezza:  poiché io sono in verità la vostra madre misericordiosa,  la tua e quella di tutti gli uomini che su questa terra sono uno solo […]  ascolterò il loro pianto, la loro tristezza, per guarire, per curare tutte le loro pene, le loro miserie, i loro dolori”. Che è come dovrebbe essere la Chiesa (cioè, noi stessi). E come, spesso, non è (cioè, non siamo): simbolo e sacramento della cura materna di Dio.

 

Maria di Guadalupe appare all’indio Juan Diego come una donna incinta, gravida di quel futuro migliore cui allude anche questo tempo d’Avvento. Che non è altro che il Regno. Anche le nostre amiche in attesa ne sono, in qualche modo, immagini, che noi mettiamo nella vostra preghiera: Ariane, Rosária, Lucélia. E, per stasera è tutto. Noi ci si congeda offrendovi in lettura un breve poema di Efrem Siro, dal titolo “Il caso di tua madre supera la ragione”. È tratto dal libro “L’arpa dello Spirito” (Lipa) ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Nessun uomo sa, Signore nostro, / come chiamare tua madre: dovremmo chiamarla vergine? / – ma ecco che è divenuta madre; o donna sposata? / – ma nessun uomo l’ha conosciuta. / Se il caso di Tua madre supera la ragione, / chi può sperare di comprendere il Tuo? // Essa sola è Tua madre, / ma è Tua sorella, con ogni altro. / Essa era Tua madre, Tua sorella, / è anche Tua sposa insieme a tutte le anime caste. / La bellezza di Tua madre, / Tu stesso l’hai adornata di tutti gli ornamenti! // Essa era, per sua natura, / già Tua sposa prima che Tu venissi; / essa ha concepito in una maniera del tutto oltre la natura / dopo che Tu sei venuto, o Santo, / ed era una vergine quando essa Ti ha partorito / nella maniera più santa. // Per Te Maria ha sostenuto tutto ciò / che sostengono le donne sposate: il concepimento / – ma senza seme; il suo seno si è riempito di latte / – ma contro la natura: hai reso lei, terra assetata, / d’un tratto una fontana di latte! // Se essa poteva portarti, era perché Tu, / la grande montagna, / avevi alleggerito il tuo peso; / se essa ti nutre, è perché hai affrontato la fame; / se essa ti dà il suo seno, è perché Tu, / di Tua propria volontà, hai provato la sete; / se ti accarezza, Tu, che sei il carbone ardente, / hai preservato il suo seno incolume. //  Tua madre è causa di meraviglia: / il Signore è entrato in lei ed è divenuto un servo; / Egli, che è la Parola, è entrato ed è divenuto silenzioso dentro di lei; / il tuono è entrato in lei e non ha emesso suono; / là è entrato il Pastore di tutto, / e in lei è diventato l’Agnello che bela non appena esce fuori. // Il ventre di Tua madre ha rovesciato i ruoli: / il Creatore di tutto è entrato nella Sua proprietà, / ma ne è uscito povero; l’Altissimo è entrato in lei, / ma ne è uscito umile; lo Splendore è entrato in lei, / ma ne è uscito indossando una tenda miserevole. // Il Potente è entrato, e ha indossato l’insicurezza del suo ventre; / Colui che provvede a tutto è entrato e ha provato la fame; / Egli, che tutti fa bere, è entrato e ha provato la sete: / nudo e spogliato ecco viene fuori da lei / Colui che veste tutto! //  (Efrem Siro, Il caso di tua madre supera la ragione).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 12 Dicembre 2010ultima modifica: 2010-12-12T23:15:00+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo