Giorno per giorno – 21 Novembre 2010

Carissimi,

“Il popolo stava a vedere, i capi invece deridevano Gesù dicendo: Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l’eletto. Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell’aceto e dicevano: Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso. Sopra di lui c’era anche una scritta: Costui è il re dei Giudei” (Lc  23, 35-38). Anche noi, confessiamocelo, si sarebbe voluto che il Cristo di Dio si fosse lasciato vincere da una del tutto legittima preoccupazione per se stesso e fosse sceso da quella croce, pur senza vendicarsi di nessuno, dato che è buono. E, magari, liberando da quel supplizio anche i suoi due compagni di sventura. Del resto, ce lo ripetiamo sempre, interpretando a nostro uso e consumo la massima evangelica, bisogna anzitutto amarci adeguatamente, se dobbiamo poi amare gli altri come noi stessi. E se quel benedetto figlio di Dio l’avesse fatto anche Lui, si fosse insomma voluto un po’ più di bene, avrebbe eliminato anche quei pochi scrupoli residui che  accompagnano il nostro continuo spostare in là i paletti di tempi, modi e luoghi da dedicare alla cura di sé. Sicché, gli altri, sarà per un altra volta. E, invece, Lui se n’è rimasto là. Su quella croce, che non era la canonizzazione della sofferenza in sé, che anzi Dio la fa sua, per liberarcene tutti, o, se non ci riesce, per dire: beh, almeno sono qui con voi. Proprio come una madre che, al capezzale del figlio malato, fa di tutto per guarirlo, e quando non c’è più niente da fare, se ne sta lì e l’abbraccia. La croce è dunque il regnare di Dio nella forma dell’abbraccio estremo, in attesa della risurrezione, che poi è la cristificazione di tutte le relazioni e dell’universo intero. Dopo che, per tutta la vita di Gesù, si era manifestato nella forma del servizio e della cura. E noi facciamo parte di quel regno? O apparteniamo invece al sistema-mondo che ha il suo dio nel “salvare se stessi”, e gli altri vadano in malora? Proprio come pensavano i politici, i preti, i militari e persino quei due banditi (o forse guerriglieri zeloti), secondo il racconto di Marco, o almeno uno di loro, secondo quello di Luca? Mentre il popolo, ancora indeciso, stava a guardare.       

 

Oggi, XXXIV Domenica del Tempo Comune è la festa di Gesù Cristo, Amico e Servitore dei poveri, Signore dell’Universo.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

2° Libro di Samuele, cap.5, 1-3; Salmo 122; Lettera ai Colossesi, cap.1, 12-20; Vangelo di Luca, cap.23, 35-43.

 

La preghiera della domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

 

Oggi è memoria di un grande monaco-profeta del vostro paese: Benedetto Calati. 

 

21 Benedetto Calati 2.jpgGigino Calati era nato a Pulsano (Taranto) il 12 marzo 1914 ed entrò come novizio, a soli sedici anni, nell’Eremo di Camaldoli, assumendo il nome di Benedetto. Dopo aver terminato gli studi teologici, negli anni  ’40,  nel monastero di Fonte Avellana, fu maestro dei chierici ed ebbe modo di approfondire la conoscenza spirituale dei Padri della Chiesa e delle fonti camaldolesi. Dal 1951 fu procuratore presso la Santa Sede e superiore del monastero di San Gregorio al Celio in Roma, fino a quando, nel 1969 fu eletto Priore generale della Congregazione Camaldolese.  Per 18 anni ricoprì quella funzione, fornendo un sostanziale contributo a trasformare l’eremo aretino in un importante centro di spiritualità e di cultura, conosciuto anche all’estero, per la sua apertura al dialogo e alla collaborazione tra personalità e forze di ispirazione diversa. Fu “uno dei più appassionati sostenitori del Concilio e tra i più convinti assertori della necessità di una profonda riforma della Chiesa, ispirata alla povertà evangelica e al primato dell’amore”.  Negli ultimi anni della sua vita, P. Benedetto continuò con la lucidità di sempre a riflettere sui temi che gli erano più cari e a richiamare l’esigenza di dare passi più spediti in direzione di un maggior  ecumenismo e dialogo tra fedi diverse, un minor “clericalismo”, maggiore parità tra uomo e donna. Morì il 21 novembre del 2000.

È tutto per stasera. Noi ci si congeda qui, lasciandovi al brano di un’omelia di Benedetto Calati, che, benché natalizia, ha un qualche aggancio con il Vangelo della Croce  che si è meditato stamattina. È tratto dal libro “Omelie per l’anno liturgico” (EDB) ed è, per oggi, il nostro 

 

PENSIERO DEL GIORNO

La vita dell’uomo esigeva questa visita-abitazione permanente di Dio per poter essere salva dal peccato, il che significa poter entrare in comunione con Dio e scorgere nell’uomo il fratello. Se Dio abita nell’uomo, è nell’uomo che bisognerà ormai trovarlo. Ma per capire questo fatto meraviglioso, bisogna essere “luminosi” e insieme poveri come un bambino. Torna a questo punto il richiamo evangelico sulla misura e modo della “nascita” del credente: “Se non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Mt 18,3), cioè se non diventerete disponibili all’amore. Qui comprendiamo che la nascita di Cristo nella grotta, come la morte sulla croce, ci svelano il mistero della povertà e dell’abbassamento di Dio per noi, mistero di disponibilità di Dio per noi, come Paolo ce lo descrive nell’inno di Fil 2,7-9: “Spogliò se stesso assumendo la condizione di servo, divenendo simile agli uomini: apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato…”. Dinanzi a questa donazione suprema di amore del Signore, siamo posti tutti sotto giudizio, perché i nostri rapporti non sono ispirati dall’amore. Riscontriamo dovunque le radici della divisione, un’incapacità quasi radicale a condurre avanti il dialogo dell’amore fraterno. L’incarnazione del Verbo di Dio rimane una verità teorica se noi non ci lasciamo attrarre dalla spirale dell’amore di Dio, perché quest’amore sia sempre più riaffermato come l’unica e suprema legge del convivere dell’uomo. Gesù lo troveremo sempre più nei nostri fratelli: ciò che avrete fatto ad uno di questi piccoli lo avete fatto a me. (Benedetto Calati, Omelie per l’anno liturgico).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 21 Novembre 2010ultima modifica: 2010-11-21T23:21:00+01:00da fraternidade
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