Giorno per giorno – 03 Novembre 2010

Carissimi,

“Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo” (Lc 14, 33). E, se non ce la facciamo, è meglio, più prudente ed onesto rinunciarvi. Gesù ce lo dice raccontando, con un pizzico di ironia, le due parabole di colui che vuole costruire una casa e di chi vuole partire in guerra, i quali, in un caso come nell’altro, è bene che calcolino per tempo ciò di cui dispongono, per evitare di far brutte figure. Stasera, data l’impraticabilità della chiesetta dell’Aparecida, occupata dalle travi di legno necessarie per la costruzione del tetto dello spazio riunioni che, con ripetuti mutirões, stiamo costruendo, l’Eucaristia con dom Eugenio, la si è celebrata a casa di Erci e Genesy. E, a loro, non pareva vero. Già, il Vangelo calzava a pennello anche per la nostra, di costruzione. Che hai voglia di dire: sì, se ci si mette tutti di lena, ce la facciamo, ma poi manca sempre qualcuno all’appello. E nel frattempo sono arrivate le piogge e vai a sapere se, anche senza riderci dietro, scuoteranno la testa, dicendo: ma dove credevano di arrivare? In ogni caso, questa potrebbe essere solo una parabola in più, in ballo infatti, nel Vangelo di oggi, c’è la nostra vita e la qualità – e con essa la possibilità o meno – della nostra testimonianza. Che non è quella di alcuni soltanto, tipo preti, frati e suore, come qualcuno suggeriva nella riflessione comune di stasera, ma di tutti coloro che intendono mettersi al seguito di Gesù. Il quale, a pensarci bene, non dice poi una cosa così strepitosa. Nella vita, proprio sin dal suo inizio, è tutto un lasciarsi dietro qualcosa, un cambiare di casa, un avventurarsi in territori sconosciuti. Se potessimo mai intervistare una creatura in grembo a sua madre, ci direbbe che mai si sognerebbe di lasciare quall’ambiente confortevole e tranquillo, più ancora se potesse immaginare che cosa l’aspetta fuori. Eppure, al momento giusto, è la stessa natura che provvede: sveglia, ragazzo, ragazza, è ora di uscir di casa. E così via, negli anni a venire. Quando ci si è bene abituati alle gonne della mamma, altro distacco, ad affrontare quei brutti ceffi (ma, neanche tanto, né tutti) dell’asilo nido. E poi, via da scuola, via dai giocattoli, via da mamma e papà, perché si è trovata la persona giusta per passarci almeno un pezzo di vita. E qualche volta, via da quella, in cerca di un’altra, lasciando ancora una volta tutto, dimenticando tutto. E questo, senza menzionare ciò che ci si lascia dietro ogni giorno: quanti milioni di cellule perdiamo, ogni giorno? Fino a quando, le lasceremo tutte, definitivamente.  Beh, Gesù ci dice che anche con lui succede, deve succedere, qualcosa di simile, lasciarci dietro tutti e tutto, per ritrovare, però, nel suo caso, tutti e tutto, ben oltre il nostro ristretto orizzonte di prima. Per sperimentare già qui ed ora l’oltre e il dopo, cioè la vita di Dio. Il che a dirlo a parole è pure facile, ma viverlo è un’altra cosa. Eppure.   

 

Oggi il calendario ci porta la memoria di Martino Porres, servitore dei poveri, e di Léon Bloy, pellegrino dell’Assoluto.

 

03_MARTINO_DE_LIMA.JPGMartino nacque a Lima (Perú), il 9 dicembre 1569, dall’unione di un aristocratico spagnolo, Juan de Porres, con una ex-schiava negra di origine africana. La sua condizione di mulatto fu sempre motivo di discriminazione. Affidato alle cure della madre, divenne allievo di un barbiere chirurgo e imparò i segreti delle cure e della farmacopea naturali. Sicché, ben presto, cominciò ad essere ricercato per le sue conoscenze e per la generosità con cui si dedicava ai malati, soprattutto i più poveri. Nel 1603 entrò nell’ordine domenicano, come laico, e in convento continuò ad esercitare la sua funzione di infermiere. Visse una vita di penitenza, preghiera e carità fino alla morte, che sopraggiunse il 3 novembre 1639.

 

03 LEON BLOY.jpgLéon Bloy  era nato a Périgueux, in Francia, l’11 luglio 1846. La sua giovinezza era stata abbastanza inconcludente; lasciati gli studi, era passato da un lavoro all’altro, mentre, sul piano religioso, aveva alternato momenti di entusiamo ad altri di ribellione e di deciso rifiuto. La svolta decisiva della sua vita si ebbe nel 1877 quando conobbe una povera prostituta, Anne-Marie Roulé, al cui riscatto Bloy si dedicò, convinto che ella possedesse una scintilla di grandezza. Lei si convertì ed egli l’adottò come maestra, fino al momento in cui la donna, caduta drammaticamente in preda alla pazzia, nel 1882, fu ricoverata in manicomio. È in questi anni che Bloy cominciò a scrivere. Di sé ebbe a dire: Io scrivo solo per Dio. E, leggendo i suoi libri, ci si rende conto che si tratta di una realtà da lui vissuta intensamente. Lontano da ogni ricerca di successo e di vanagloria, egli scriveva niente meno che per forzare l’avvento del regno dei cieli. I suoi scritti ispirarono, in vario modo, alcuni tra i maggiori scrittori del ventesimo secolo, religiosi e no, quali:  Jacques e Raïssa Maritain, Georges Bernanos, Pierre Emmanuel, Léon Chestov, Nicolas Berdiaev, Franz Kafka e Thomas Merton. Intanto, nel 1890, Bloy aveva sposato Jeanne Molbech, che gli diede tre figli, uno dei quali, André, morto in tenera età. Il radicalismo e la violenza dei suoi pamphlets attirarono a Bloy l’incomprensione e l’odio dei suoi contemporanei e furono  la causa non ultima della miseria che attanagliò l´esistenza della sua famiglia fino alla sua morte, avvenuta a Bourg-la-Reine, il 3 novembre 1917. Tra i suoi capolavori sono da registrare: Le Salut par les Juifs, Exégèse des lieux communs, La Femme pauvre et Les dernières colonnes de l’Église.  La mistica dignità dei poveri come ambasciatori di Dio, il valore spirituale della sofferenza, la sacrosanta collera sul materialismo e l’ingiustizia del mondo, l’appassionata condanna dell’antisemitismo, sono i temi dominanti della sua produzione letteraria. Dell’antisemitismo ebbe a dire: “È il colpo più terribile che Nostro Signore ha ricevuto nella Sua Passione che continua per sempre; è il più maledetto e imperdonabile, perché egli lo riceve sul volto di Sua Madre e dalle mani di cristiani”.  E, rivendicando al cristianesimo le sue radici ebraiche diceva: “Ogni mattina, durante la Messa, io mangio un ebreo e quell’ebreo diventa parte di me, cuore del mio cuore. Gesù infatti è israelita. Saluto con le parole dell’Angelo, al mattino e alla sera, una fanciulla ebrea che è la Madre di Dio e che è anche mia madre”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera ai Filippesi, cap.2, 12-18; Salmo 27; Vangelo di Luca, cap.14, 25-33.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti ricercano l’Assoluto della loro vita nella testimonianza  per la pace, la fraternità e la giustizia. 

 

“Se un uomo dà un soldo a un povero con il cuore cattivo, questo soldo fora la mano del povero, cade, fora la terra, trapassa il firmamento e compromette l’universo… C’è un solo mezzo per non spogliare gli altri: spogliare se stesso”. Lo scriveva Léon Bloy,  in linea con quanto Gesù ci chiede oggi nel Vangelo. Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad un’altra citazione dello scrittore francese, tratta da una sua lettera a Georges Rouault. Che, è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Caro amico, lei mi ha scritto  una lettera bella e dolente. Vorrei che Dio mi desse per voi parole di conforto. Nella mia impotenza e nella mia pena che sono molto grandi, voglio inizialmente cercare di  rispondere alla sua domanda: “Che ne è di lei?”. Mi sarebbe più facile dirle cosa non ne è. Ecco, sono trent’anni che desidero la felicità unica, la Santità. Il risultato mi fa vergogna e timore. “Mi resta d’avere pianto”, ha detto Musset. Io non ho altro tesoro. Ma ho tanto pianto che, su questo argomento, sono ricco. Quando si muore, è questo che importa: le lacrime che abbiamo sparso e quelle che abbiamo fatto spargere, capitale di beatitudine o di orrore. È su queste lacrime che saremo giudicati, perché lo Spirito di Dio è sempre “portato sulle acque”. (Léon Bloy,  2 octobre 1904 – A Georges Rouault).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Novembre 2010ultima modifica: 2010-11-03T23:26:00+01:00da fraternidade
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