Giorno per giorno – 26 Ottobre 2010

Carissimi,

“A che cosa è simile il regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino. È simile al lievito che una donna ha preso e nascosto in tre staia di farina”  (Lc 13, 18.-19. 21). Capita ogni tanto di leggere questo brano, forse più spesso di altri, giusto per seminarci il cuore di inquietudine. Dato che, a partire da queste poche righe è possibile scoprire se siamo per davvero Sua chiesa, o comunque segni del Suo regno. O se, invece, ci tocca constatare di essere un comune regno (o feudo) mondano, malriuscito, per giunta. Beh, in effetti, mette un po’  di  paura leggere, alla sua luce,  la nostra maniera di essere, i nostri pensieri, azioni, reazioni e rivendicazioni. Come individui, e come comunità, come chiese. C’è una tale divaricazione tra ciò che quelle parole esigono e i nostri comportamenti! Perché il Regno accade quando noi accettiamo di essere gettati nella terra. Ci torniamo cioè invisibili. Come quel semino che è Gesù Cristo. Che accetta di morire, per vivere nelle conseguenze della sua morte: l’arbusto frondoso, che si fa accoglienza per le creature di Dio e moltiplica i semi che ripeteranno il processo all’infinito. O come quel poco lievito che la laboriosa massaia che è Dio “nasconde” nella farina per farne il pane sostanzioso che sazia la fame di tutti. (Fantasioso Gesù che ha imparato a riconoscere la fisionomia del suo Dio Padre nei gesti quotidiani di sua madre!).  Dunque, dove la Chiesa comincia a vedersi, ad apparire, a farsi forte, ad avanzare le sue ragioni, ad alzare la voce, già non è più sacramento del regno. È sacramento un po’ triste di se stessa e delle sue vane ambizioni. Dove invece scompare, per far vivere l’uomo, ogni uomo, lo Spirito del Crocifisso risorto è all’opera e il suo Regno mette le radici. Che, detto così, sembra persino bello. Ma viverlo, è come il marcire del seme, e la pasta acida del lievito madre. Senza nessuna poesia. Salvo per chi ha occhi.


Oggi è memoria di William Temple, pastore e testimone di ecumenismo.

 

26 1942-William-Temple.jpgWilliam Temple, figlio di Beatrice e Frederick Temple,  era nato il 15 Ottobre 1881, a Exeter, città di cui il padre era a quel tempo vescovo, prima di diventare, nel 1897, primate della Chiesa d’Inghileterra.  Dopo gli studi a Oxford, William decise di seguire le orme paterne; fu, così, ordinato diacono nel 1909 e presbitero nel 1910. Il suo impegno ecclesiale fu sempre accompagnato da una profonda attenzione al mondo dei poveri. Nel 1908 era divenuto presidente dell’Associazione per l’istruzione dei lavoratori e nel 1918 aderì al Partito laburista, all’attuazione del cui programma si dedicò sempre attivamente. Sposatosi nel 1916 con Frances Anson, divenne,  nel 1921, vescovo di Manchester, dove si conoscere, ammirare e amare, per la sua spiritualità, ma anche per la semplicità, l’umorismo, l’affabilità che lo caratterizzavano. Risalgono a quegli anni due tra i suoi maggiori lavori teologici: La Mente Creatrice e Cristo, la Verità. Nel famoso sciopero generale del 1926 si fece mediatore tra le parti in conflitto e contribuì al raggiungimento di una soluzione gradita a tutti. Nel 1928 fu nominato arcivescovo di York. Dopo che il Fronte Cristiano Unito conquistò l’appoggio di numerosi leader di chiesa, quando ne percepì la deriva reazionaria, Temple non esitò, nel 1937, a denunciarne pubblicamente  errori e manovre. Promotore del Consiglio britannico delle Chiese, Temple prediedette nel 1937, a Edimburgo, la seconda conferenza internazionale di Fede e Costituzione, in cui propose di creare un Consiglio Mondiale delle Chiese, che avrebbe trovato realizzazione qualche anno dopo la sua morte. Temple divenne arcivescovo di Canterbury nel 1942, in piena Seconda Guerra Mondiale. Notevole fu il suo zelo per recar sollievo ai rifugiati ebrei, sfuggiti alle persecuzioni hitleriane e il suo appoggio ad una pace negoziata. La sua ultima apparizione in pubblico fu ad un ritiro del clero, che volle ugualmente predicare, nonostante le cattive condizioni di salute. William Temple morì il 26 ottobre 1944 a Westgate-on-Sea, nel Kent. Il calendario della Chiesa d’Inghilterra lo ricorda il 6 novembre, giorno anniversario del suo battesimo.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera agli Efesini, cap.5, 21-33; Salmo 128; Vangelo di Luca, cap.13, 18-21.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

 

Noi ci si congeda qui, con una citazione di William Temple, tratta dai suoi “Papers for war time”, di cui potete trovare integralmente l’edizione originale in rete e che speriamo di aver tradotto decentemente. È questo, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

La chiesa non è un’ “organizzazione di volontariato”, ma creazione di Dio in Cristo. È il risultato immediato del ministero terreno di Nostro Signore. Quando venne meno la Sua presenza fisica, ciò che rimase nel mondo, come frutto della Sua permanenza qui, non fu nessuna raccolta di scritti, né una sofisticata organizzazione con finalità e metodi codificati, ma un gruppo di persone unite le une alle altre perché il Suo Spirito viveva e agiva in loro. E la cosa sorprendente è che, mentre tutti gli uomini capiscono che l’amicizia è meglio della rivalità, e tuttavia non riescono a passare da questa a quella perché sono radicalmente egoisti sia individualmente che collettivamente, in Cristo gli uomini si sono trovati ad essere una vera comunità a dispetto del loro egoismo non ancora mondato. Con l’invasione della vita divina in Cristo, lo stesso ideale, la vita di comunione, è dato ed è trasformato nei mezzi per distruggere quelle qualità che avevano impedito fino ad allora la sua realizzazione. Le organizzazioni ecclesiastiche di oggigiorno non sono società di questo tipo, ma se i membri della chiesa perdono il contatto con questo fondamentale principio della fratellanza, come hanno ampiamente fatto, noi siamo respinti all’indietro nel vano sforzo di costruire comunione sulle basi di un egoismo non redento. Ora, come non è vero asserire che la Chiesa è un’ “associazione di volontariato”, non è ugualmente vero affermare che essa esiste “per garantire il culto pubblico”. Certo la Chiesa, costituita da uomini e donne che Dio nella sua infinita bontà ha liberato dal potere delle tenebre e trasportato nel regno del suo Figlio amato, troverà il suo primo dovere , così come il suo primo impulso, in un abbandono adorante. Ma se il Dio adorato non è semplicemente il Dio dell’ebraismo e dell’Islam, ma il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, questo amore e adorazione a Dio, si esprimerà immediatamente nell’amore e servizio all’uomo, e soprattutto nell’appassionato desiderio di condividere con altri il tesoro supremo della conoscenza di Dio. La Chiesa, come il suo Maestro, sarà soprattutto interessata a cercare e a salvare chi è perduto, chiamando ovunque gli uomini a conversione perché il regno di Dio è vicino. Il culto è  davvero il respiro stesso della sua vita, ma il servizio al mondo è il compito della sua vita. Essa è il Corpo di Cristo, vale a dire lo strumento della Sua volontà, e la Sua volontà è quella di salvare il mondo. (William Temple, Papers for war time).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 26 Ottobre 2010ultima modifica: 2010-10-26T23:52:00+02:00da fraternidade
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