Giorno per giorno – 02 Agosto 2010

Carissimi,

“Avendo udito [della morte di Giovanni Battista], Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati” (Mt 14, 12-14). L’apertura del racconto potrebbe lasciar intendere che la notizia della morte del Battista abbia convinto Gesù della necessità di darsi un tempo, di sparire per un po’ dalla circolazione, ritirandosi nel deserto. Più probabilmente, l’evangelista, vuol sottolineare l’esigenza che Gesù aveva, nei momenti cruciali, di ritrovarsi, nella preghiera, a tu per tu con il Padre. Quale che sia l’intenzione che lo porta a volersi allontanare, c’è qualcosa che riesce a farlo desistere: la gente con i suoi mali e la compassione da cui è preso ogni volta. Dopo aver accennato alle guarigioni operate, il Vangelo prosegue con il racconto della prima moltiplicazione dei pani. Al banchetto dei potenti, riservato a pochi, reso possibile dalla riduzione in miseria dei più, che decide la morte di chi ne denuncia l’iniquità, succede ora il banchetto della vita, che nasce dal semplice gesto di condivisione di cui sono capaci i poveri e che arriva a sfamare le moltitudini. Stamattina, ci dicevamo che, nella narrazione, c’è un reciproco richiamarsi tra il racconto dell’istituzione dell’Eucaristia e il gesto concreto con cui i discepoli sono esortati a farsi carico della fame della folla.  A significare che l’Eucaristia non può ridursi a semplice gesto religioso, che non incida contemporaneamente anche nella vita, trasformandone le relazioni sociali e persino economiche. Pena trasformarla in rito blasfemo e sacrilego.

 

Oggi, con la chiesa luterana facciamo memoria del pastore Christoph Friedrich Blumhardt, testimone della fede.

 

02 C. F. Blumhardt.jpgChristoph Friedrich Blumhardt nacque il 1° giugno 1842, a Möttlingen, in Germania, nella famiglia di Doris Köllner e di Johann Christoph Blumhardt, un pastore luterano dalla vita santa e dalla piuttosto controversa fama di esorcista e guaritore. Per assecondare il desiderio paterno, il giovane Blumhardt studiò da pastore, ma fu solo nel febbraio 1880, alla morte del padre, che si decise di assumerne le funzioni nella parrocchia di Bad Boll. Divenuto famoso per le sue prediche e per il ministero della cura che aveva preso ad esercitare, al ritorno da una serie di conferenze in Svizzera, per ultimo, a Berlino, nel 1888, cominciò a domandarsi se fosse proprio questo che la causa di Cristo gli chiedeva e risolse di rinunciare ad entrambe le attività. Denunciando il santo egoismo che si preccupa della propria personale salvezza e dimentica troppo facilmente il mondo, intensificò il suo interesse per gli avvenimenti mondiali, cercando sempre di leggervi  la presenza di Dio all’opera. Scrisse: “Le nazioni in fermento, le agitazioni dei poveri, il grido per il diritto alla vita – grido che sale dalla bocca persino dei più miserabili tra gli uomini e che nessuno può illudersi di mettere a tacere – tutti questi sono segni del nostro Signore Gesù Cristo”. Questa idea lo portò ad impegnarsi pubblicamente nelle file della socialdemocrazia, a fianco della classe lavoratrice, al punto di essere eletto, nel 1900, deputato nel parlamento del Wörttemberg. Trascorsi i sei anni della legislatura, piuttosto deluso dalla politica del partito, declinò l’invito a ripresentarsi alle elezioni. Di ritorno da un viaggio in Palestina, cadde ammalato. Questo lo spinse ad una vita più ritirata, ma non segnò il venir meno dell’attenzione, della sensibilità e della solidarietá nei confronti degli ultimi e delle loro lotte. Negli anni bui della Prima Guerra Mondiale, che precedettero la sua morte, rafforzò l’idea che il cristiano deve comunque consegnarsi per intero alla causa del regno, facendo tutto ciò che è in suo potere per accelerarne la venuta, ma sapendo tuttavia mantenersi calmo e paziente se i suoi sforzi non registrano alcun successo. Il Regno infatti viene al passo di Dio e lungo le vie decise da Lui. Questo atteggiamento, lungi dal portare all’inattività, trasformò l’attesa in un azione forte e creativa per l’avvento del regno. Dopo aver sofferto un infarto nel 1917, Blumhardt si spense in pace il 2 agosto 1919.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Geremia, cap.28, 1-17; Salmo 119; Vangelo di Matteo, cap.14, 22-36.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con i fedeli del Sangha buddhista.

 

Noi ci congediamo qui, lasciandovi ad una citazione di Christoph Friedrich Blumhardt, tratta dal suo libro “Action in Waiting” (Plough Publishing House), disponibile in rete. È, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Nulla è più pericoloso della religione per l’espansione del regno di Dio: perché essa è ciò che ci rende pagani. Eppure, questo è ciò che è diventato il cristianesimo. Non sapete che è possibile uccidere Cristo con tale cristianesimo! Dopo tutto, cosa è più importante – il cristianesimo o Cristo? E dirò di più: siamo in grado di uccidere Cristo con la Bibbia! Che cos’è più grande: la Bibbia o Cristo? Sì, possiamo uccidere Cristo persino con la nostra preghiera. Quando ci avviciniamo a Dio con le nostre preghiere piene di amor proprio e di autocompiacimento, quando lo scopo della nostra preghiera è quello di rendere grande il nostro mondo, le nostre preghiere sono vane. Il Salvatore non si lascerà pietrificare nella religione. Questo è il motivo per cui il Salvatore ha raccontato la storia delle dieci vergini, alcune delle quali erano sagge e le altre no (Mt 25, 1-13). Con questo, egli dice: “Vi sono alcuni che fanno di me una religione, un rifugio accogliente, uno stato di beatitudine. E ce ne sono altri, i cristiani viventi, che sono sempre aperti al cambiamento, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, fino a quando il mondo intero viene ad essere rinnovato. Allora provate a chiedervi: siete pronti a fare questo oppure no? Cari amici, dobbiamo capire come sia importante abbandonarci completamente. C’è un numero così grande di cristiani, i cui cuori non sono ancora soggiogati, c’è così tanta religiosità che lascia le persone proprio come erano prima. Non si è ancora compreso il modo di servire Gesù, per andare incontro a Dio. La gente pensa di fare questo con le chiese, le prediche e le riunioni di culto, ma non è così che si fa. Tutto ciò è così radicato in noi che costa uno sforzo tremendo volgersi indietro e ritrovare ciò che davvero preparerà la strada per il regno di Dio. Quando Gesù parla, si tratta sempre di una questione sociale, una questione per l’umanità. Ciò che Gesù ha fatto è stato di porre le basi del progetto di Dio sulla terra, al fine di stabilire una nuova società che finalmente comprenda tutte le nazioni – in contrasto con le società che abbiamo edificato, società in cui non si possono formare neppure delle vere famiglie; dove i padri non sanno come prendersi cura dei loro figli; dove le amicizie si fanno e si disfano; in breve, dove tutti vivono nell’angoscia. Di fronte a questo misero ordine sociale, Gesù vuole costruirne uno nuovo. La sua parola per noi è questa: “Voi appartenete a Dio e non a queste società costruite dall’uomo”. (Christoph Friedrich Blumhardt, Action in Waiting).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 02 Agosto 2010ultima modifica: 2010-08-02T23:58:00+02:00da fraternidade
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