Giorno per giorno – 12 Luglio 2010

Carissimi,

”Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà” (Mt 10, 37-39).  Ascoltandolo così, senza penetrare il significato di ciò che dice, uno potrebbe anche pensare: gli ha dato di volta il cervello! O anche: è come un bambino capriccioso e viziato che vuol essere sempre al centro dell’attenzione. E, invece, se pensiamo al significato di Gesù, è proprio il contrario. Non ci sta, infatti, invitando a fare di Lui un idolo a cui sacrificare ogni altro legame e affetto. Ci sta invece, offrendo la chiave per amare di più e meglio. Chi ama l’oggetto del proprio amore più dell’amore, che è dono, abnegazione, rinuncia a se stesso, non ha ancora capito bene cosa sia amare. Asservisce l’altro a sé, fino a soffocarlo, piuttosto che tutelarne la crescita (“è bene che egli cresca e io diminuisca”), favorirne la libertà, proporglisi come cammino di gratuità. Questa è la maniera d’essere del discepolo, cioè della Chiesa… che non c’è. O quasi. No, a vedere bene, c’è, più diffusa di quanto non si arrivi a pensare, solo che è travestita nelle vicende quotidiane di tanta gente. Che neppure sospetta di essere chiesa, testimonianza di Lui, del suo Vangelo, del regno del Padre. Chiesa povera, di dona Dominga, di dona Almerita, di e Djari, e di altri ancora. Dove la porta è sempre aperta, e le proprie preoccupazioni e malanni sanno subito vestirsi di un sorriso accogliente, e un piatto di riso, un bicchiere d’acqua, un caffè, offerti a tutti, diventano sacramento di una piu vera eucaristia, senza più esclusi.

 

Il nostro calendario ecumenico ci segnala oggi le memorie di Giovanni Gualberto, monaco e profeta di una Chiesa rinnovata; di Nathan Söderblom, vescovo luterano, al servizio della pace e dell’ecumenismo; e di Sergej Nikolaevic Bulgakov, sacerdote e teologo ortodosso.

 

12 Giovanni Gualberto.jpgGiovanni Gualberto nasce a Firenze all’inizio del sec. XI. Dopo aver perdonato, per amore a Cristo,  l’assassino del fratello, entrò nel monastero benedettino di san Miniato, da cui ben presto dovette allontanarsi, per le minacce rivoltegli dall’abate e dallo stesso vescovo di Firenze, da lui accusati di corruzione. Dopo una sosta tra gli eremiti di Camaldoli, si rifugiò nella foresta di Vallombrosa, dove, nel 1038, fondò un monastero secondo la regola di san Benedetto, che darà origine alla Congregazione benedettina Vallombrosana, basata sulla vita in comune, la povertà, il rifiuto di privilegi e protezioni. La Chiesa dell’epoca viveva una situazione drammatica, essendo il clero composto, per lo più, da individui senza scrupoli, affaristi e immorali, legati a filo doppio all’aristocrazia dominante. Ma, nel contempo, cominciava ad affermarsi, con sempre maggior forza, l’esigenza di por fine a tanto scempio. Avviata per iniziativa dei ceti popolari, che presero a cacciare i chierici indegni, l’opera di riforma trovò appoggio e incoraggiamento nei monaci di Vallombrosa, che si dedicarono, tra l’altro,  alla formazione di nuove leve di uomini, che testimoniassero, nelle file del clero, una ritrovata fedeltà al Vangelo.  La morte di Giovanni Gualberto, il 12 luglio 1073, fu di poco preceduta dall’elezione a papa del monaco Ildebrando, Gregorio VII, che avrebbe fatto sua la lotta contro le degenerazioni del mondo ecclesiastico.

 

12 Nathan Söderblom.jpgLars Olof Jonathan (chiamato Nathan) Söderblom nacque a Trönö, in Svezia, il 15 gennaio 1866, da Jonas Söderblom e Sophia Blume. Ordinato pastore nel 1893, nello stesso anno conobbe e sposò Anna Forsell, una studentessa assai dotata, che sarà sua preziosa collaboratrice e che gli darà, nel corso della vita in comune, tredici figli.  Fu poi cappellano all’Ambasciata svedese a Parigi, dal 1894 al 1901. Laureatosi alla Sorbona, divenne professore di Storia delle religioni all’Università di Uppsala e, nel 1914, arcivescovo di quella stessa città e Primate della Chiesa di Svezia.  Benché luterano, di una chiesa che mantiene l’istituto dell’episcopato nella sua forma storica, Söderblom seppe apprezzare la liturgia e le diverse espressioni del culto e della devozione proprie della Chiesa cattolica, e nello stesso tempo riconoscere il valore della riflessione teologica protestante. Convinto fosse suo dovere darsi da fare per l’unità dei cristiani, cattolici ed evangelici, pensò che la collaborazione su concreti problemi potesse costituirne i primi promettenti passi. Durante la Prima Guerra Mondiale, lavorò instancabilmente  per alleviare le condizioni dei prigionieri di guerra e dei rifugiati. Per questo e per tutto l’azione a favore della pace del mondo e dell’unità delle Chiese, ricevette il Premio Nobel per la Pace nel 1930. A Stoccolma, nel 1925, aveva fondato  il Movimento internazionale cristiano Vita e Azione. Nello stesso tempo uno dei maggiori gruppi anglicani aveva costituito una Conferenza interconfessionale su Fede e Ordine. Nel 1948 i due gruppi si sarebbero uniti per formare il Consiglio Mondiale delle Chiese. Come arcivescovo primate della Chiesa svedese, si preoccupò di approfondire i canali di comunicazione tra la Chiesa e le masse lavoratrici, cosí come tra Chiesa e intellettuali. Morì il 12 luglio 1931.

 

12 Sergei Bulgakov.jpgSergej Nikolaevic Bulgakov  nacque a Livny, in Russia, il 16 giugno 1871. Educato religiosamente, conobbe a partire dai tredici anni una fase di ateismo che lo accompagnò fino ai trent’anni. Frequentò la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Mosca, dedicandosi alle scienze sociali e lavorando, poi, per due anni, presso la cattedra di economia politica e statistica. Durante un soggiorno in Europa conobbe Karl Kautsky, Rosa Luxemburg e altre personalità del socialismo europeo. Fu professore di economia politica e sociale dapprima a Kiev, poi a Mosca. Sotto l’influsso di Solov’ëv e di Florenskij, passò dapprima dal marxismo all’idealismo, e in seguito si convertì all’Ortodossia. Nel 1907 lo troviamo deputato (“socialista cristiano”) alla seconda Duma. Nel 1909 gli morì il figlio di quattro anni. È a partire da allora che Bulgakov cominciò a dirigere la sua riflessione alla contemplazione della kenosi del Cristo e, in Lui, iconicamente, della kenosi intradivina. Il giorno di Pentecoste del 1918 venne ordinato diacono, il giorno successivo sacerdote. Benché membro del soviet supremo ecclesiastico, fu costretto ad autoesiliarsi in Crimea, dove presto fu escluso dall’insegnamento. Espulso dall’Unione Sovietica alla fine del 1922, dopo un breve soggiorno a Costantinopoli e a Praga, fu chiamato a Parigi dal metropolita Evlogij all’Istituto di Teologia ortodossa di san Sergio, dove ccominciò per lui un periodo di lavoro intenso e di attivo ministero spirituale. Morì il 12 luglio 1944. Pavel Evdokimov considerò Bulgakov il maggior teologo del nostro tempo. La sua opera è stata paragonata a quelle di Origene, di Tommaso d’Aquino, di Teilhard de Chardin.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Isaia, cap.1, 10-17; Salmo 50; Vangelo di Matteo, cap.10, 34-11,1.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

 

Per stasera è tutto. Noi ci congediamo, lasciandovi ad una citazione di Sergej Nikolaevic Bulgakov, tratta da un suo sermone tenuto nella Festa dell’Esaltazione della Croce, il 14 settembre 1924. Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Dio è amore e la Croce è il simbolo dell’amore divino. L’amore è sacrificale. La potenza e la fiamma, l’autentica natura dell’amore è la Croce, e non v’è amore fuori di essa. La Croce è l’essenza sacrificale dell’amore, perché l’amore è sacrificio, accondiscendenza, abnegazione, autorinuncia volontaria a beneficio dell’amato. Senza sacrificio non ci può essere accettazione, né incontro e neppure vita in e per un altro; non c’è nessuna felicità nell’amore salvo che in una accondiscendenza sacrificale, che ha il suo premio nel suo stesso compiersi. La Croce è lo scambio di amore, anzi, l’amore stesso è uno scambio. Non vi è altra strada per l’amore e per la sua sapienza, salvo il cammino della Croce. La Santissima Trinità è la Croce Eterna, come scambio sacrificale dei Tre, l’unica vita generata dalla resa volontaria, da una triplice disponibilità a dissolversi nell’oceano divino dell’amore sacrificale. La Croce tripartita è il simbolo della Santissima Trinità. In che senso questo è vero? Nella Croce tre linee si incontrano e si intersecano; esse si avvicinano l’una all’altra da diversi punti, ma quando s’intersecano, diventano una sola nel cuore della Croce, nel loro punto di incontro. Similmente, nella Santa Trinità la vita divina della Tri-unità è un incontro eterno, scambio di accondiscendenza e di scopertà di sé nelle altre due Ipostasi. Nessun limite può essere posto all’amore o al sacrificio. Rinunciare a se stesso per vivere nuovamente nell’altro – questa è la beatitudine dell’amore. Chi ama un altro, ama necessariamente la Croce, poiché l’amore è sacrificale. L’amore stesso, Dio, nella Croce Eterna, rinuncia a se stesso per amore del suo Amore. I tre punti in cui le linee della Tri-croce finiscono sono immagini delle tre Divine ipostasi auto-sussistenti, e il punto della loro intersezione è la co-inerenza dei Tre, la Trinità nell’unità in scambio sacrificale. (Sergej Nikolaevic Bulgakov, A sermon preached at the Feast of the Exaltation of the Holy Cross).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comuinità del bairro.

Giorno per giorno – 12 Luglio 2010ultima modifica: 2010-07-12T23:20:00+02:00da fraternidade
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