Giorno per giorno – 06 Maggio 2010

Carissimi,

“Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15, 10-11). Stamattina ci dicevamo che la maggior preoccupazione di Gesù è che noi si sia allegri. Lui, l’importanza di essere allegri, deve averla imparata in casa, sia nella casa di Dio, la Trinità, che la casa di Nazareth. Casa di povera gente, l’una e l’altra, dove si riesce ancora ad essere felici, senza ricorrere a quei surrogati di felicità che sono le cose, di cui chi non è povero ha la tendenza a circondarsi, fino a soffocarne. Povera gente, che non avendo cose da donare, dona se stessa, il suo tempo, le sue braccia, il suo sorriso,  e moltiplica così la circolazione del bene. È questo che significa rimanere nel Suo amore. È questo il Suo unico comandamento.

 

Oggi è memoria di padre Giulio Bevilacqua, apostolo tra i giovani, i lavoratori e i poveri; e dei Venticinque Martiri ebrei di Palma di Maiorca, colpevoli di professare la loro fede. Che era la fede di Gesù.

 

06 GIULIO BEVILACQUA.jpgGiulio Bevilacqua  era nato a Isola della Scala (Verona), il 14 settembre 1881, ultimo dei dieci figli di Carlotta Oliari e di Matteo, commercianti provenienti dalla trentina Val di Ledro. Trasferitosi con la famiglia a Verona, prese parte attiva alla vita della locale comunità cristiana e alle lotte sociali del tempo. Dopo essersi laureato a Lovanio in Belgio con una tesi sulla legislazione operaia in Italia, entrò tra i Filippini, a Brescia, e fu ordinato sacerdote nel 1908. Prese a svolgere la sua attività di apostolato soprattutto tra i lavoratori e gli studenti, insegnando col Vangelo la consapevolezza dei propri diritti di uomini e di cittadini. Inviato al fronte durante la Grande Guerra, al servizio di soccorso ai feriti, ne fu profondamente segnato. Definì la guerra: “crisi di dignità, notte di miseria umana, follia e abisso di dolori, è un inferno inutile”. La denuncia più dura l’avrebbe riservata, solo pochi anni più tardi, al fascismo, denunciato come dottrina che stravolge ogni valore, pratica violenta, dittatura civile, e forza anticristiana, con cui è impossibile venire a patti. Per sfuggire al fascismo, si rifugiò in Vaticano, ove rimase dal 1928 al 1932, stringendo una profonda amicizia con mons. Montini, il futuro Paolo VI. All’entrata dell’Italia in guerra, nel 1940, pur denunciando la scelta sciagurata del Paese come “apostasia da Cristo” decise di partire per il fronte, come cappellano, per condividere le condizioni dei suoi giovani. Tornato a Brescia, alla fine della guerra, si dedicò alla predicazione e all’approfondimento della pastorale liturgica, ma soprattutto alla cura pastorale dei più poveri nel suo quartiere di periferia. Chiamato a Roma per far parte della Commissione preparatoria del Concilio Vaticano II, fu creato, nel 1965, cardinale. Accettò a condizione di poter restare come parroco tra la sua gente. Il Venerdì santo di quello stesso anno si sentì male in chiesa. Celebrò l’ultima messa con i suoi fedeli nel giorno di Pasqua. Morì il 6 maggio 1965, mentre pregava la Salve Regina.

 

06 menorah.jpgIl 6 Maggio 1691 fu scoperta a Palma di Maiorca, nelle Isole Baleari, una sinagoga segreta. Nell’autodafé che ne seguì furono messe a morte 25 persone. Di esse, ventidue furono garrotate prima di essere bruciate, mentre Rafael Vails, la guida spirituale del gruppo, il suo discepolo Rafael Benito Terongi e la sorella di quest’ultimo, Catalina Terongi, furono bruciati vivi.

 

I testi che la liturgia odierna propone oggi alla nostra riflessione sono tratti da:

Atti degli Apostoli, cap.15, 7-21; Salmo 96; Vangelo di Giovanni, cap.15, 9-11.

 

La preghiera del giovedì è in comunione con le religioni tradizionali indigene

 

Il piccolo Betão è stato ricoverato in ospedale. Stamattina se ne stava mogio mogio e rideva soltanto quando gli dicevamo che respirava  come un motore. Questa è la stagione delle influenze e in genere delle malattie dell’apparato respiratorio, causate dai notevoli sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte, e dalle nuvole di polvere sollevate dal vento e favorite dalla siccità, che è nel suo pieno corso. Anche la dengue continua a colpire assai più che negli anni passati, sicché negli ospedali vengono spesso a mancare i posti letto. Beh, mettete la nostra gente nelle vostre preghiere, nell’attesa che si riesca a far qualcosa per smuovere le autorità preposte alla salute pubblica. Per ironia della sorte, quasi tutti i sindaci che si succedono alla guida dell’amministrazione della nostra città sono medici, e uno si dice: si prenderanno più a cuore la situazione. Macché, non c’è proprio verso!

 

Bene, per stasera è tutto. La citazione con cui ci congediamo, come vedrete, è più lunga del solito, ma crediamo ne valga la pena. È di Giulio Bevilacqua, tratta dal suo “L’uomo che conosce il soffrire” (Studium). Ed è il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Bisogna morire all’equilibrio umano. Questa morte e questa vita in Cristo non diventa pura follia? Fino dall’inizio della vita di Gesù, i suoi crollavano la testa esclamando: è fuori di senno! (Mc 3,21). Il termine del suo cammino sarà segnato dai suoi nemici con l’identico verdetto: ha perduto il senno, perché state a sentirlo? (Gv 10, 19). Per portare il nome di cristiano senza ironia, è necessario affrontare questo marchio segnato sulla nostra fronte dai nemici, e talora dai parenti: è fuori senno! Difatti entrare nella biosfera di Cristo è rinunciare ad ogni concetto di equilibrio e di misura. Paolo parla di larghezza e lunghezza, altezza e profondità del mistero di Cristo (cf Ef 3, 18); orizzonte infinito ed ineffabile; noi però in questo magnifico sistema solare afferriamo un centro: la croce. I giudei chiedono miracoli e i greci sapienza, ma noi – scrive Paolo ai Corinti – predichiamo Cristo crocifisso scandalo per i giudei e stoltezza per i gentili (1 Cor 1, 22-23). […]  La vita cristiana integrale non può essere che traduzione, incarnazione, nella vita e nel tempo, di questo divino e misterioso squilibrio. Vita cristiana è passaggio dalla follia asserita alla follia vissuta; passaggio dalla croce adorata alla croce vissuta. Il genio greco – genio di misura – insegnava l’etica dell’onore. Essa si fonda su pochi principi perfettamente ragionevoli: comportarsi da uomo – rendersi padrone delle proprie passioni – sopportare dignitosamente il dolore. Sanità perfetta del corpo, dell’anima, della città. Gesù sconvolge questo capolavoro di ragionevolezza e di sanità vitale portando nel cuore stesso della vita la contraddizione, la negazione di ogni esigenza elementare d’ordine. “Giogo leggero” non è traducibile in “giogo facile”! Giogo leggero non significa precetto comprensibile e realizzabile a prima vista! La croce impone. a chi entra nella sua sfera, uno sforzo di unificazione da portare a tensioni eroiche della volontà: amate con tutto il cuore, tutto l’animo, tutta la mente, tutte le forze. La croce precorre la natura, ne rinnega talora le esigenze più evidenti; bisogna amare oltre (o contro?) la natura, lo straniero, il nemico; bisogna fare del bene a chi mi odia. Il vincolo della carne e del sangue che ci lega al padre, alla madre, alla sposa, agli stessi figli si deve spezzare se nella vita entra il segno di contraddizione: Gesù! Bisogna saper odiare perfino la vita (cf Gv 12,25)… La vita cristiana è il passaggio pieno, generoso, personale, senza ritorni e senza rimpianti, dall’equilibrio classico ed umano, allo squilibrio originato dal contatto pieno dell’uomo con l’amore infinito.  (Giulio Bevilacqua, L’uomo che conosce il soffrire).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 06 Maggio 2010ultima modifica: 2010-05-06T23:43:00+02:00da fraternidade
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