Giorno per giorno – 20 Marzo 2010

Carissimi,

“All’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: Costui è davvero il profeta! Altri dicevano: Costui è il Cristo! Altri invece dicevano: Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo? E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.” (Gv 7, 40-43).  Sì, a distanza di duemila anni, la parola di Gesù continua a generare divisione. Ma non tanto tra coloro che affermano di credere in Lui e gli altri che no, e meno che meno tra coloro che se ne fanno arma e scudo a difesa di assai squallidi interessi e altri che ne prescindono, nobili o meschini che siano gli interessi in campo, divisione nella quale, chi Lo conosce sa che Egli tiferebbe piuttosto per i secondi che per i primi.  La divisione che è venuto e continua a portare è tra quanti lo proclamano a parole “Signore”, negandolo nei fatti (o, per estensione, rivendicano parole grosse come l’amore nella loro azione politica, proprio quando i loro gesti e le loro decisioni grondano odio, menzogna e intolleranza), e quanti, concretamente, agiscono perché si realizzi ciò che Egli chiama la volontà del Padre, che per altri ha i nomi di giustizia, pace, libertà, solidarietà. O, anche, come non ci stanchiamo di ripetere, il nome di “vita e vita piena per tutti”. Certo, su questo progetto del Padre, che noi chiamiamo Gesù, oggi come allora, c’è chi vuol mettere le mani, prenderlo, arrestarlo, manipolarlo e, non riuscendoci, farlo sparire e ucciderlo. Ma, oggi come allora, non ci riuscirà.

 

Oggi il calendario ci porta la memoria di Serapione di Thmuis, monaco e pastore.

 

20 SERAPIONE.jpgDella vita di Serapione, figura di grande rilievo nella chiesa copta del IV secolo, abbiamo solo poche notizie certe. Dopo essere stato responsabile della scuola catechetica di Alessandria, si fece monaco al seguito di Antonio il Grande, “padre di tutti i monaci”, di cui conquistò l’amicizia e la confidenza, e che, morendo, gli lasciò in dono una delle sue tuniche di pelle. Chiamato nel 339 al ministero episcopale, accettò di abbandonare il deserto per contribuire a difendere la fede della chiesa, minacciata dalle eresie ariana e manichea. Per contrastare la quale ultima, scrisse il trattato “Contro i manichei”. Sozomeno nella sua Storia ecclesiastica, riferisce che egli fece parte di una commissione di cinque vescovi egiziani inviati all’imperatore Costanzo II per difendere la causa di Atanasio: la missione fallì e lo stesso Serapione venne cacciato dagli ariani dalla sua sede. Morì poco dopo il 362.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Geremia, cap.11, 18-20; Salmo 7; Vangelo di Giovanni, cap.7, 40-53.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

Stasera, al Centro Comunitario “Giovanni Gavazzoli”, abbiamo avuto un altro bel momento di festa, di riflessione, di confraternizzazione dedicato questa volta al tema della donna, nel mese che, per via dell’8 marzo, le è dedicato. Dobbiamo dire che è riuscito proprio bene, grazie all’impegno che Andréia, la coordinatrice dell’Associazione, vi ha profuso e alla risposta della gente del bairro, che è affluita numerosa, è ha partecipato con interesse, attenzione e allegria ad ognuno dei momenti proposti.

Noi ci congediamo qui, lasciandovi ad un bell’apoftegma dei Padri del deserto che ha per protagonista Serapione. Esso esprime bene l’importanza relativa della lettura della Scrittura rispetto a quella assoluta della sua pratica. Lo troviamo citato nel testo di una conferenza tenuta nel Centro di S. Luigi dei Francesi a Roma, nel novembre 1995, da P. Armand Veilleux, con il titolo “La lectio divina come scuola di preghiera nell’esperienza dei padri del deserto”. Ed è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

In un momento di grande freddo, Serapione incontrò ad Alessandria un povero completamente nudo.  Disse tra sé e sé: “Egli è Cristo ed io sarò un omicida se morirà prima di averlo potuto aiutare”.  Serapione si tolse allora i vestiti e li diede al povero, restando nudo per strada, con un solo oggetto conservato: un Vangelo sotto il braccio…Un passante che lo conosceva, gli chiese: “Abba Serapione chi ti ha preso i vestiti?”. E Serapione, mostrando il suo Vangelo, rispose: “Ecco chi mi ha preso i vestiti”. Serapione si diresse poi da un’altra parte e vide un tale condotto in prigione, perché non poteva saldare un suo debito. Preso da pietà, Serapione gli diede il suo Vangelo, perché, vendendolo, ne ricavasse il denaro per rimborsare il debito.  Quando, infine, rabbrividendo, Serapione fece ritorno alla sua cella, un discepolo gli domandò dove fosse la tunica e Serapione rispose che l’aveva lasciata là dove era più necessaria che sul suo corpo. Gli chiese ancora il discepolo: “Dove è il tuo vangelo?”. Serapione rispose: “Ho venduto colui che mi dice continuamente: ‘Vendete i vostri beni e donateli ai poveri’ (Lc 12,33); l’ho donato ai poveri per avere così una fiducia più grande per il giorno del giudizio” (Pat Arm. 13,8 R:III, 189).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 20 Marzo 2010ultima modifica: 2010-03-20T23:46:00+01:00da fraternidade
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