Giorno per giorno – 14 Febbraio 2010

Carissimi,

“Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne. Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva: Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio” (Lc 6, 17. 20). Nel racconto parallelo di Matteo (Mt 5, 1 ss), è scritto che Gesù salì sulla montagna, Luca, invece, dice che ne discese. Ed è bello pensare a Dio che scende in mezzo a quella gente di ogni razza, popolo, cultura, religione – ebrei di Gerusalemme e pagani di Tiro e Sidone. E dev’essersi detto: come salutarli con un saluto festoso che comprenda tutti e, più ancora, come insegnare ai miei a farlo? È per questo che guarda fisso negli occhi i discepoli, non perché, come sostiene qualcuno, si rivolga [solo] a loro, ma per richiamare la loro attenzione, perché si ricordino di come parla Dio. Il quale fa esattamente il contrario di ciò a cui noi siamo abituati. Noi si comincia sempre a salutare dall’alto al basso: Signor Presidente, eccellentissimi senatori, onorevoli signori deputati, o, se si è nell’ambito religioso, Santità, o Vostra Grazia, Eminenze reverendissime, eccellenze, reverendi padri, venerabili fratelli e solo alla fine, quando ci si ricorda, un paternalistico cari figlioli. A Lui sarebbe venuto un colpo se solo avesse potuto prevedere che i suoi discepoli, di lì a qualche tempo, dimentichi della lezione che stava per dargli, si sarebbero inventati questo po’ po’ di titoli. Dunque, Lui comincia da ciò che aveva imparato quando se ne stava ancora nel seno di suo Padre: “Ho visto la miseria del mio popolo” (Es 3, 7). E, allora, se n’esce con un apparente sproposito: Felici voi miserabili!! Non dice “poveri”, dice miserabili, “ptochoi”,  nel testo greco. Mica perché il loro stato abbia in sé, necessariamente, qualcosa di buono, al contrario, è la negazione del progetto di Dio, ma perché la sua vista smuove le viscere di Dio e nessuno lo trattiene più. Al punto che Lui è disposto a lasciare il suo paradiso e la compagnia di angeli, santi e beati, per essere una sola cosa con loro. Il salmista aveva un tempo potuto dire: “Beato l’uomo che non segue il consiglio degli empi, non indugia nella via dei peccatori e non siede in compagnia degli stolti; ma si compiace della legge del Signore, e la sua legge medita giorno e notte” (Sal 1, 1-2), o anche: “Beato l’uomo di integra condotta, che cammina nella legge del Signore. Beato chi è fedele ai suoi insegnamenti e lo cerca con tutto il cuore” (Sal 119, 1-2) – e questo continua, ovviamente a essere vero, nei secoli dei secoli -, ma, si chiede Gesù: e gli altri? Gli altri, i poveri cristi che non ce la fanno, quelli che neppure sanno che esista la legge del Signore, quelli che si trascinano alla bell’e meglio in un’esistenza che addirittura ignorano se arriverà a domani, che ne è di loro? E Gesù, il cui buon sangue non mente, ha un lampo di genio: beati voi, felici voi, perché io sto dalla vostra parte. Chiunque siate, ovunque siate, comunque siate. Io sono il re al vostro servizio. Voi siete, da adesso, da subito, il mio regno, lo spazio in cui si esercita questa mia folle sovranità. Insieme cammineremo, lotteremo (saremo per questo perseguitati), cambieremo il mondo. E allora sarete saziati e riderete e riceverete un premio grande che durerà per sempre. Poi, però, pensando ai ricchi, che sono la causa della miseria dei poveri, ha un grido di dolore anche per loro – non una minaccia, come si dice, e meno ancora una maledizione – ma un lamento che mira alla loro (nostra) conversione. Il lamento, se possiamo azzardare, è quello di Dio fatto una sola cosa con il grido dei poveri che si eleva dalla terra: Ahi, ahi, la nostra miseria è frutto della vostra ricchezza, la nostra fame della vostra ingordigia, il nostro pianto dei vostri spassi, la nostra persecuzione della vostra smania di dominio. Felici voi se un giorno conoscerete la fame, il pianto e la persecuzione. Perché vi convertirete a noi e con noi a Lui. E Lui a voi.        

 

Bene, i testi che la liturgia di questa 6ª Domenica del Tempo Comune propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Geremia, cap. 17, 5-8; Salmo 1; 1ª Lettera ai Corinzi, cap. 15, 12.16-20; Vangelo di Luca, cap. 6,17.20-26.   

 

La preghiera della domenica è, come sempre in comunione con le chiese cristiane di tutte le denominazioni.

 

Il calendario porta oggi la memoria dei due fratelli Cirillo e Metodio, evangelizzatori degli Slavi e patroni d’Europa. 

 

14 Cirillo e Metodio 3.jpgCirillo e Metodio si chiamavano in realtà Costantino e Michele ed erano nati a Tessalonica (l’attuale Salonicco, in Grecia) nel IX secolo, figli di un magistrato imperiale.  Michele, il maggiore, intrapprese dapprima la carriera politica, divenendo arconte di una provincia slava dell’impero. Nell’ 840 decise tuttavia di lasciare la carica  e di farsi monaco e fu eletto, in seguito egumeno del convento Polychron sul monte Olimpo di Bitinia. Costantino, nato verso l’827, alla morte del padre, si recò a Costantinopoli per completare gli studi alla corte imperiale. Ordinato sacerdote, si dedicò all’insegnamento. Nell’860 i due fratelli ebbero l’incarico dall’imperatore di evangelizzare i Kazari; tre anni dopo, richiesti dal principe Rastislao, raggiunsero la Moravia. Qui essi elaborarono il loro alfabeto (non il cirillico, inventato solo due secoli più tardi, ma il glagolitico), realizzando la prima versione in lingua slava della Bibbia e della liturgia. Accusati di scisma e di eresia, i due furono chiamati a Roma dal papa Nicola I. Quando vi giunsero, vennero accolti con tutti gli onori dal suo successore, Adriano II, che, contro ogni aspettativa e suscitando l’ira e lo sgomento del clero conservatore, volle che celebrassero i santi misteri alla presenza sua e della folta comunità cristiana di Roma, nella lingua parlata dagli slavi, introducendo così una riforma che l’occidente avrebbe conosciuto solo undici secoli più tardi, con il Concilio Vaticano II: quella di celebrare nella lingua viva parlata dalla gente e non nelle lingue “sacre” del passato: aramaico, greco e latino.  Nel dicembre dell’868 Costantino cadde malato. Prevedendo imminente la morte,  volle rivestire l’abito monastico, prendendo il nome di Cirillo e dopo 50 giorni morì, il 14 febbraio 869, all’età di 42 anni. Fu sepolto con grande solennità nella basilica di S. Clemente. Dopo la morte del fratello, Metodio fu dal papa ordinato prete, nominato legato apostolico, consacrato vescovo e stabilito arcivescovo per la Pannonia e la Moravia. Una lettera, che lo accreditava presso i principi Rastislao, Sventopulk e Kocel, conteneva l’approvazione senza riserve della liturgia slava.  Il che, il clero latino non riuscì proprio a digerirlo. Sicché ci fu chi, passato un po’ di tempo, tentò il colpo mancino: l’arcivescovo Aldewinus (una sorta di Lefèbvre ante litteram) denunciò Metodio a Ludovico il Germanico. Metodio fu imprigionato, giudicato e condannato all’esilio. Nell’ 878, papa Giovanni VIII chiese ed ottenne la sua liberazione, ma, subendo le pressioni dei conservatori, rinnegò le concessioni del predecessore in materia liturgica. Metodio, dal canto suo, seppe con la dovuta prudenza e discrezione tirar dritto per la sua strada, riuscendo in seguito a convincere il papa della bontà di quella scelta. Morì il 6 aprile 885 e fu sepolto nella sua chiesa cattedrale in Velehrad. 

 

È tutto per stasera. Noi ci si congeda qui lasciandovi a una preghiera tratta dalla liturgia bizantina. Parla di Dio come “pace che riconcilia”. Speriamo scenda presto sulla terra e riconcili le chiese, le religioni, i popoli, le nazioni. È questo, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

O Dio, Creatore delle cose visibili ed invisibili, luce vera e pace che riconcilia, o Tu che doni la tranquillità e l’amore, consola noi, tuoi servi, con pace perfetta; allietaci con piena serenità, e per quell’amore con cui ridoni la gioia ai peccatori, e rappacifichi il cielo con la terra, guida alla pace i nostri cuori e uniscili nel tuo amore. Rafforzaci e legaci gli uni agli altri; allontana l’ira, l’odio, l’invidia e le liti, e dona a tutti il tuo Spirito Santo. (Liturgia bizantina).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 14 Febbraio 2010ultima modifica: 2010-02-14T23:37:00+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo