Giorno per giorno – 15 Gennaio 2010

Carissimi,

“Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere di perdonare i peccati sulla terra, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi la tua barella e va’ a casa tua” (Mc 2, 10-11). Càpita che non si sappia più muovere un passo e ci si senta condannati all’immobilità in attesa degli eventi. Il paralitico del racconto evangelico può essere, di volta in volta, ciascuno di noi, la nostra comunità, la Chiesa, la società. E la paralisi succede quando il “peccato” ci ha oscurato, separandocene, il significato di Dio che orientava, o dovrebbe orientare, la nostra vita, il nostro cammino. Per questo è necessaria, anzitutto, la “sua” parola di perdono e di riconciliazione, perché noi si possa, poi, riprendere ad andare. Comincia, con questo primo miracolo pubblico di Gesù, una serie di diatribe con la “gente di chiesa”, come diremmo oggi. Per la quale, proprio dal punto di vista religioso, in Gesù c’è qualcosa che “non quadra”. Qualcosa che, azzarderemmo, è sottratto a Dio e ai suoi legittimi “funzionari” e devoluto all’uomo. Come, in questo caso, il perdono è sottratto alla sfera cultuale e portato sul piano del concreto accadere storico. Nella più pura logica dell’incarnazione. La parola del perdono, che è Dio stesso, è pronunciata efficacemente dal Figlio dell’uomo, ma anche, da allora, è alla portata di ogni altro figlio d’uomo. Così che il Regno, la società riconciliata, può cominciare ad accadere. E noi possiamo, sciolti da lacci e costrizioni, camminare finalmente liberi, innalzando la barella, su cui giacevamo, come un trofeo. Qual è la barella su cui viviamo ancora adagiati?   

 

Oggi è memoria di don Zeno Saltini, profeta di una società fraterna, e di Olivier Clément, teologo ortodosso e testimone di ecumenismo.

 

15 don zeno.jpgZeno Saltini era nato il il 30 agosto 1900, a Fossoli di Carpi (Mo), a quattordici anni, lasciati gli studi,  scelse di lavorare nei poderi della famiglia, entrando così in contatto con la dura realtà dei braccianti. Dopo il servizio militare, l’intenzione di difendere come avvocato coloro che non potevano pagarsi un difensore, lo portò a laurearsi in legge, e poi a decidere di farsi prete, per cercare piuttosto di prevenire che ci fossero quelli che finiscono in galera. Quando, nel 1931, celebrò la sua prima messa, adottò come figlio un ragazzo di 17 anni appena uscito dal carcere. Sarà il primo di molti. Dieci anni dopo, una ragazza fuggita di casa accettò di diventare la mamma “di vocazione” dei più piccoli tra gli ospiti di quello strano prete. Anche lei seguita da molte altre. Alla fine della seconda guerra mondiale (durante la quale molti componenti integrarono le file della resistenza antinazista), occupato il campo di concentramento di Fossoli, vicino a Carpi, don Zeno e i suoi costruirono la loro città. Accanto alle famiglie di mamme di vocazione si formarono le prime famiglie di sposi, che chiesero a don Zeno di accogliere i figli abbandonati, decisi ad amarli come quelli che sarebbero nati dal loro matrimonio. Nacque così Nomadelfia, che significa “Dove la fraternità è legge”. Le pressioni politiche dei partiti di destra e la difficile situazione economica degli anni che seguirono portarono al tentativo di “abolire” Nomadelfia.  Il Sant’Ufficio ordinò a don Zeno di lasciare. Costretti ad abbandonare Fossoli, i nomadelfi si rifugiarono a Grosseto, in una grande tenuta da bonificare, frutto di una donazione. Per restare fedele alla sua famiglia, il prete chiese ed ottenne dal Papa, nel 1953, la rinuncia all’esercizio del sacerdozio. Anni più tardi, quando, nel 1961 i nomadelfi si diedero una nuova Costituzione come associazione civile, don Zeno chiese alla Santa Sede di riprendere l’esercizio del sacerdozio. Il 22 gennaio 1962 celebrò la sua “seconda prima messa”. Il papa, ricevendo i Nomadelfi, nell’agosto 1980, per una serata di festa, disse: “Se siamo chiamati ad essere figli di Dio e tra noi fratelli, allora la regola che si chiama Nomadelfia è un preavviso e un preannuncio di questo mondo futuro dove siamo chiamati tutti”. Qualche mese dopo,  don Zeno, colpito da infarto, moriva a Nomadelfia. Era il 15 gennaio 1981.

 

15 Olivier_Clement.jpgOlivier Clément nacque ad Aniane, in Llenguadoc (Francia), il 17 novembre 1921, e crebbe in una famiglia agnostica. Dopo gli studi all’Università di Montpellier, cominciò ad interessarsi alla storia del cristianesimo e alle chiese orientali. Più tardi, sotto l’influenza degli scritti di Berdiaev e di Looskij, del quale divenne allievo ed amico, si convertì al cristianesimo, chiedendo ed ottenendo di essere battezzato nella parrocchia francofona del Patriarcato di Mosca a Parigi. Insegnò per molto tempo storia al Lycée Louis-le-Grand a Parigi e fu professore all’Istituto di Teologia Ortodossa San Sergio, affermandosi come uno dei teologi più stimati dell’Oriente ortodosso e, certo, uno tra i più attenti agli interrogativi della modernità, cui cercò di rispondere con una riflessione insieme profonda e poetica, in una ripresa sempre creativa e innovatrice della tradizione.  Dal 1967 al 1997, fu membro del comitato misto di dialogo teologico cattolico-ortodosso e degli incontri bilaterali fra ortodossi e protestanti. Negli ultimi decenni è stato interlocutore di grandi figure della vita delle chiese dell’ultimo secolo; tra gli altri: il Patriarca Atenagora di Costantinopoli, Giovanni Paolo II, il prete e teologo rumeno Dumitru Stăniloae, l’archimandrita Sofronio del monastero di Maldon (Gran Bretagna), Frère Roger Schutz di Taizé. Ma, più ancora, ha avuto un ruolo determinante e significativo nell’orientare e aiutare la ricerca di senso, il cammino di fede, il desiderio di dialogo, di molti altri. Clément si è spento a Parigi, il 15 gennaio 2009.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

1° Libro di Samuele, cap. 8,4-7.10-22a; Salmo 89; Vangelo di Marco, cap. 2,1-12.

 

La preghiera del Venerdì è in comunione con i fedeli della Umma islamica, che confessano l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

 

Noi ci congediamo qui, lasciandovi alla lettura di un brano di Olivier Clément, tratto dal suo “Il potere crocifisso. Vivere la fede in un mondo pluralista”. Un testo che potete trovare in rete e che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Gesù appare come un’esistenza fraterna e filiale nel grande soffio di vita che noi chiamiamo Spirito santo. Egli testimonia di un Dio che è in Cristo stesso comunione e fonte di ogni comunione. È questo modo di essere, questa esistenza personale in comunione il suo apporto al cuore del mondo, ed egli ce ne fa dono in germe trionfando, con la sua risurrezione, sulle forze della separazione e del nulla. Egli rifiuta ogni contrapposizione fissa tra iniziati ed esclusi, tra buoni e cattivi. Sostituisce, al fondo di noi stessi, l’angoscia della morte con la gioia della risurrezione, in modo che non abbiamo più bisogno di nemici per farne i capri espiatori delle nostre paure, e che dobbiamo, paradossalmente, “amare i nostri nemici”. Perciò l’evangelo pone la persona e la comunione tra le persone al di sopra di ogni sistema, di ogni idea, anche del bene. Gli ideologi invece – e soprattutto forse gli ideologi delle religioni vogliono imporre il bene con la forza, al limite con la morte. Gesù irradia, con il rispetto e con l’amore, la pienezza della vita. “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mc 2,27). Gesù va dritto al cuore, alla persona, svela il volto al di là della maschera, la maschera del partigiano nello “zelota”, del collaboratore nel pubblicano, dell’eretico nel samaritano, dell’impurità nella donna adultera o nella samaritana che ha avuto cinque mariti e vive con un uomo che non è suo marito. Nella forza dello Spirito, l’uomo intuisce da quel momento in Cristo che gli altri esistono. Si rifiuta di strumentalizzarli, di etichettarli: “Non giudicate e non sarete giudicati” (Lc 6,37). (Olivier Clément, Il potere crocifisso. Vivere la fede in un mondo pluralista).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comuntà del bairro.  

Giorno per giorno – 15 Gennaio 2010ultima modifica: 2010-01-15T22:02:00+01:00da fraternidade
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