Giorno per giorno – 12 Gennaio 2010

Carissimi,

“Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio! E Gesù gli ordinò severamente: Taci! Esci da lui!” (Mc 1, 23-25). Stamattina ci dicevamo che l’ “uomo dallo spirito impuro” che c’è nella casa di preghiera simboleggia ciò e chi, proprio là dove meno ce l’aspetteremmo, si sente minacciato dal presentarsi sulla scena di Gesù. Cos’è che ci inquieta, che ci fa paura nell’insegnamento di Gesù. C’è, in primo luogo, la perfetta coerenza tra la sua parola e il suo agire. Coerenza che denuncia e accusa l’incoerenza di un vissuto ecclesiale, a livello di singoli, di comunità e di istituzioni, che esprime spesso l’esatto contrario di ciò che si predica e si annuncia. Sicché a noi viene anche facile di riconoscere e adorare – “de boca para fora”, come si dice qui –  Gesù come Figlio di Dio, ma senza che questo, per favore!, abbia concrete ricadute sulla nostra concreta maniera di vivere e relazionarci. Sì, in questo senso, Gesù è davvero venuto per rovinarci. E si decidesse a rovinarci presto, strappandoci e strappando la chiesa ai nostri egoismi, idolatrie, competizioni, conivenze, complicità con i poteri che ci dominano, comprano e manipolano in una logica del tutto anti-evangelica. Che, crediamo, ne dovete sapere qualcosa anche lì, nel vostro Paese.

 

Oggi è memoria di Aelredo di Rievaulx, monaco e mistico dell’amicizia.

 

12_AELREDO.JPGNato a Hexham, in Inghilterra, nel 1109, Aelredo passò la sua giovinezza alla corte  del re David I di Scozia, ma nel 1135 decise di lasciare ogni cosa per entrare nel monastero cistercense di  Rievaulx, nello Yorkshire, di cui era abate Guglielmo, discepolo di s. Bernardo. Con l’appoggio di un amico e confratello di nome Simone (morto nel 1142 in fama di santità) compì presto grandi progressi nella vita religiosa. Questo lo portò a capire come l’amicizia, rispettosa della sacralità e del mistero dell’altro, senza strumentalizzazioni, né tanto meno complicità,  quando si lasci modellare da un comune sentimento e desiderio di bene, è di grande aiuto nel cammino dell’unificazione/adesione del cuore alla volontà di Dio.  A partire da questa esperienza compose un piccolo trattato, dal titolo, appunto, “De Spirituali Amicitia”. Benché ripetutamente gli fosse chiesto di accettare la nomina a vescovo, sempre rifiutò per amore alla vita religiosa. Dovette però accettare l’elezione ad abate nel 1143. La sua fama di predicatore e scrittore si sparse ben presto in tutto il paese. Questo, ma più ancora, la sua personale santità, contribuì ad attrarre numerose vocazioni al monastero di Rievaulx, che arrivò a contare oltre seicento monaci. Indebolito dalle malattie, che lo afflissero negli ultimi anni di vita, morì il 12 gennaio 1167.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

1° Libro di Samuele, cap.1, 9-20; Salmo (da 1Sam 2,1.4-8; Vangelo di Marco, cap.1, 21b-28.

 

La preghiera del martedì è in comunione con le religioni tradizionali africane.

 

È tutto per stasera. Noi ci si congeda qui, lasciandovi ad un brano di Aelredo di Rievaulx, che troviamo nel suo  Trattato sull’amicizia” e che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Gli uomini avrebbero una vita perfettamente felice, diceva un sapiente, se si togliessero di mezzo le parole “mio” e “tuo”. Difatti la santa povertà, santa perché volontaria, conferisce una grande stabilità all’amicizia spirituale, mentre la cupidigia la mette a morte. Perciò una relazione d’amicizia si conserva più facilmente, se l’animo è libero da simili peste. Ci sono ancora altri benefici nell’amore spirituale grazie a cui gli amici possono assistersi e aiutarsi a vicenda. Anzitutto avranno una reciproca sollecitudine: proveranno gioia o vergogna l’uno per l’altro e scambievole sarà il rincrescimento degli errori compiuti o la soddisfazione del progresso realizzato. Ognuno dei due incoraggi l’altro se depresso, lo accolga quando non sta bene, lo consoli se triste, ne sopporti la collera. Sia così rispettoso dello sguardo di lui da non osare mai un’azione o una parola disonesta o sconveniente. Siccome ogni sbaglio ricade sull’amico, ciascuno dei due non solo ne arrossisce e se ne dispiace interiormente, ma se ne rimprovera come di colpa qualora l’abbia vista o udita nell’altro. In conseguenza, ognuno stima di dover all’amico quel riguardo che magari non ha per se stesso. Per finire, la riservatezza è la compagna migliore dell’amicizia, per cui questa perde il ornamento più bello quando le viene tolta la delicatezza della discrezione.  (Aelredo di Rievaulx, Trattato sull’amicizia, III, 101-103).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 12 Gennaio 2010ultima modifica: 2010-01-12T22:54:00+01:00da fraternidade
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