Giorno per giorno – 03 Gennaio 2010

Carissimi,

“Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo” (Mt 2, 1-2). Per qualche  giorno le  nostre  liturgie  risulteranno differenti, dato che, da noi, l’Epifania coincide con la prima domenica di Gennaio, mentre  voi, per celebrarla, dovrete aspettare fino al prossimo giorno 6. Forse per capire il messaggio del Vangelo di oggi, è utile richiamare il prologo del Vangelo di Giovanni, letto appena qualche giorno fa: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” (Gv 1, 9-10). “La  luce che illumina ogni uomo”,  non solo alcuni. La cosa non è di poco conto ed è ricca di implicazioni, di cui le chiese, forse, farebbero volentieri a meno. Non è un caso che la stella brilli per dei pagani. Qui non c’interessa molto il dibattito sulla storicità del racconto, che intende, comunque, illustrare l’offrirsi della rivelazione di Dio come sbocco di cammini differenti. Magari, proprio quelli che vengono guardati da noi con sospetto o sufficienza. Ciò che brilla, invece, oltre la stella, se vogliamo proprio dirla, è l’assenza/rifiuto dei “suoi” a riconoscere ed accogliere quella Parola/Evento. Dove i “suoi”, non sono tanto il suo popolo (una  parte del quale del resto l’avrebbe a suo tempo accolta e seguita, vuoi nella persona di Gesù, vuoi nella fedeltà al Patto stipulato da Dio con i padri), quanto “i sommi sacerdoti e gli scribi” (Mt 2, 4), espressione di quell’istituzione che custodisce e trasmette la Rivelazione, ma non intende i “segni dei tempi”, ed è perciò incapace di una sua ricezione vitale. Paradossalmente, dunque, l’istituzione di ieri (e, spesso, quella di oggi), custodisce e trasmette una parola che la dice incapace di riconoscerla nella storia. Mentre dichiara capaci di aprirsi ad essa categorie di persone giudicate “non idonee”: poveri, semplici, emarginati a diverso titolo (i pastori), cui si aggiungono, nella lettura di oggi, questi stranieri, pagani per giunta. Gli stessi di cui Gesù dirà: “Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio” (Lc 13, 29). Soffiandoci il posto.

           

06 EPIFANIA.jpgOggi è dunque la Solennità dell’Epifania del Signore. I testi che la liturgia propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Profezia di Isaia, cap. 60,1-6; Salmo 72; Lettera agli Efesini, cap. 3,2-3.5-6; Vangelo di Matteo, cap. 2,1-12.

 

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

 

Il calendario latinoamericano ci porta oggi le memorie di  Diego Quic, martire in Guatemala e mons. Antulio Parrilla-Bonilla, pastore a difesa della pace e dei diritti umani.

 

03 Diego Quic.jpgDiego Quic era catechista nella parrocchia di Santiago Atitlan, nel Dipartimento di Sololá, in Guatemala. Di fronte alle ingiustizie e alle sofferenze di cui era vittima la sua gente, seppe operare per far crescere nella comunità cristiana l’impegno a favore dei poveri, delle loro lotte e aspirazioni. Il 3 dicembre 1981, a pochi metri dalla parrocchia, sei uomini armati lo fermarono, lo picchiarono brutalmente e lo caricarono a forza su una Toyota. Ad un chilometro di distanza, un veicolo incrociò la vettura e i suoi occupanti udirono le grida di aiuto di Diego. Giunti in città avvisarono la polizia, che rispose comunque di non aver strumenti per intervenire. Del catechista non si seppe più nulla.

 

03 Antulio Parrilla.jpgAntulio Parrilla-Bonilla era nato il 6 gennaio 1919 a San Lorenzo (Portorico) in una famiglia di quindici figli. Giovanissimo aveva aderito agli ideali del movimento indipendentista. Dopo un’esperienza lavorativa in un’industria zuccheriera, si era iscritto all’università, ma al terzo anno era stato chiamato alle armi dall’esercito Usa. Fu inviato a Panama, dove rimase fino al 1946. A 27 anni decise di diventare prete. Fu ordinato nel 1952. Nel 1957 entrò in noviziato dai gesuiti all’Avana. Raccontava che i primi contatti con la rivoluzione di Fidel Castro consistettero nel confessare i ribelli che scendevano dalle montagne e nel celebrare messa per loro in qualche posto militare. Dopo la professione religiosa passò quasi due anni tra i portoricani di New York, alla “Nativity Mission”. Ritornato a Portorico, nel 1960, fu nominato direttore dell’Azione Cattolica  e accompagnò la creazione di innumerevoli cooperative di contadini poveri. Nel 1965 fu consacrato vescovo. Si impegnò in prima persona contro la coscrizione obbligatoria, il militarismo, la guerra in Vietnam e a favore dell’indipendenza di Portorico dagli Stati Uniti. Progressivamente emarginato dalla gerarchia, mons. Parrilla prese a svolgere le funzioni di curato nella parrocchia di un prete, suo antico compagno di seminario. Concedendosi il lusso di parlare e, nel caso, di manifestare sempre liberamente. Nell’ultimo libro che scrisse, una serie di riflessioni spirituali sul santuario di Nostra Signora di Hormigueros, in cui dava voce alla sua devozione politica per la causa dell’indipendenza del suo popolo e alla preoccupazione spirituale per la sua redenzione, scrisse: “La croce che corona la cupola del santuario, in cima alla torre, ci ricorda che è attraverso la croce che andiamo al cielo e che, senza di essa, non c’è salvezza”. Morì di attacco cardiaco a 75 anni, il 3 gennaio 1994.

 

Bene, noi ci congediamo qui, lasciandovi ad una citazione di Mons. Antulio Parrilla, tratta da una sua omelia tenuta nella First Spanish Methodist Church, durante un’occupazione da parte dell’organizzazione independista dei Young Lords. È, per oggi, il nostro 

 

PENSIERO DEL GIORNO

C’è oppressione in tutto il mondo: i due terzi dell’umanità sono oppressi dall’alleanza bianca delle nazioni. I poveri, la popolazione non bianca, sono oppressi , direi, da forse il 15 o il 20 per cento della popolazione del mondo intero. E chiunque intendesse limitarsi a incrociare le braccia davanti a una situazione come questa, non potrebbe davvero dirsi un vero cristiano. È giunto il momento di renderci conto in che cosa consista la vera religione – considerando che quando Cristo cercava di spiegare chi sarebbe stato premiato e chi no, non si riferiva al catechismo, non si riferiva alla comunione quotidiana, non si riferiva alle apparenze, si riferiva alle buone azioni e alle opere buone. E non si tratta di opere buone destinate ad una singola persona individualmente, si tratta di opere buone dirette a cambiare le strutture, adesso, in questo momento della storia del’umanità. (Mons. Antulio Parrilla).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 03 Gennaio 2010ultima modifica: 2010-01-03T21:51:00+01:00da fraternidade
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