Giorno per giorno – 02 Gennaio 2010

Carissimi,

Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: “Tu, chi sei?” (Gv 1, 19). Questa stessa domanda potremmo pensarla rivolta anche a noi, come singoli e come comunità cristiana. Chi siamo noi davvero? Potremmo onestamente dare la stessa risposta di Giovanni: siamo solo una voce fuori scena, che indica altro da sé? Di cosa parlano la nostra vita, i nostri gesti quotidiani? Mostrano Gesù, il progetto di Dio, la maniera nuova con cui Egli desidera che ci relazioniamo tra noi? O rivelano, invece, la nostra volontà di affermazione e di successo, dentro la Chiesa e come Chiesa? Questo Vangelo, collocato qui, subito dopo gli otto giorni della festa di Natale, ci viene proposto, perché non dimentichiamo troppo facilmente cosa esso abbia significato davvero: scegliere l’ultimo posto. Che, per noi è ormai l’unica maniera possibile di trovare e scegliere Dio. E, perciò, anche di testimoniarlo credibilmente. Se no, testimoniamo il Suo contrario.

 

Oggi il nostro calendario ecumenico ci porta la memoria di Ioann di Kronstadt, presbitero ortodosso, amico dei poveri.

   

02 Ioann di Kronstadt.jpgIvan Ilič Sergiev  era nato il 1° novembre 1829 (19 ottobre per il calendario giuliano), in una povera famiglia di Sura, nel distretto di Arkhangelsk (Russia settentrionale). Dopo gli studi in seminario e la laurea nella Facoltà teologica di san Pietroburgo, sposò una giovane del villaggio natale e, nel 1855, fu ordinato sacerdote e inviato a Kronstadt, in un’isola del Mar Baltico, dove era costume deportare le persone indesiderate nella capitale, marginali, poveri e senza tetto. Il prete scoprì ben presto che sarebbe stato inutile predicare la Parola, se non si fosse fatto carico della situazione di miseria dei suoi nuovi concittadini. Così, destinava loro, via via, il magro salario di insegnante di religione, suppellettili di casa,  scarpe, vestiti, alimenti. Le persone dabbene, le autorità e gli stessi confratelli lo accusavano di favorire in tal modo l’accattonaggio, di prestarsi a zimbello dei poveri, di disonorare lo stato sacerdotale, o anche soltanto lo prendevano per matto. Lui li lasciava dire e preferiva ascoltare quanti affermavano: “Quando ho incontrato padre Ioann, mi sono sentito trattare come una persona, mi sono ritrovato nuovamente un uomo, ho scoperto la fede…”. Nel 1881, con l’aiuto e la generosità di persone amiche, decise di creare un Centro di lavoro, per dare una prima risposta ai problemi della sua gente. In pochi anni la Casa divenne un intero paese, offrendo un impiego a migliaia di persone, con scuole elementari e professionali, botteghe artigianali, negozi, biblioteche, asili, ospizi, e altro ancora. La fama del prete si diffuse assai presto, procurandogli un numero impressionante di fedeli, non solo per il suo disinteresse e le sue attività di riscatto sociale, ma anche per la sua profonda spiritualità, l’intensità delle sue liturgie, il tempo speso a confessare, il dono della veggenza, le guarigioni che gli erano attribuite. Padre Ioann morì nella cattedrale di Kronstadt, la mattina del 2 gennaio 1908 (20 dicembre 1907 per il calendario giuliano), al termine della liturgia, celebrata con la devozione di sempre.     

 

I testi che la liturgia odierna propone oggi alla nostra attenzione sono tratti da:

1ª Lettera di Giovanni, cap.2, 22-28; Salmo 98; Vangelo di Giovanni, cap.1, 19-28.

 

La preghiera del sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.  

 

È tutto anche per stasera. Nel sito Tradizione cristiana – Vita e Ascesi in Cristo troviamo questa citazione di Ioann di Kronstadt che, nel congedarci vi proponiamo come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Mai è così difficile dire dal profondo del cuore: “Padre, sia fatta la tua volontà”, come nei momenti di profondo affanno, quando si è colpiti da grave malattia e specialmente allorché si è vittima dell’ingiustizia umana o degli attacchi e delle insidie del demonio. È difficile dire dal profondo del cuore: “Sia fatta la tua volontà”, anche quando noi stessi siamo responsabili di qualche disgrazia, poiché crediamo che non sia stata la volontà di Dio, ma la nostra a ridurci in una siffatta situazione, sebbene nulla accada se non per volontà di Dio. In genere è difficile credere nel nostro intimo che è volontà di Dio la nostra sofferenza, quando il cuore sa, per fede e per esperienza, che Dio è la nostra felicità, per cui è difficile anche dire nell’infelicità: “Sia fatta la tua volontà”. Noi ci chiediamo: “È possibile che questa sia la volontà di Dio? Perché Dio ci tormenta? Perché altri sono tranquilli e felici? Che cosa abbiamo fatto? Avrà un fine la nostra sofferenza?”. Ma se alla nostra natura corrotta è difficile riconoscere sopra di sé la volontà di Dio, e piegarsi ad essa umilmente, allora l’uomo si sottometta alla volontà di Dio ed offra al Signore la sua vittima più preziosa, si affidi cioè a lui di tutto cuore non solo nei momenti di quiete e di felicità, ma anche negli affanni e nelle disgrazie. Sottometta la sua vana e inconsistente sapienza a quella perfetta di Dio, poiché quanto dista il Cielo dalla terra, altrettanto distano i nostri pensieri da quelli di Dio (Is 55, 8-9). Ogni uomo offra a Dio il suo Isacco, il proprio unigenito, il proprio prediletto, il suo promesso (a cui erano stati promessi pace e felicità, non affanni) come vittima a Dio e gli provi la sua fede e la sua obbedienza, per essere degno dei doni di Dio già ricevuti o che riceverà. (Ioann di Kronstadt, Padre sia fatta la tua volontà).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 02 Gennaio 2010ultima modifica: 2010-01-02T22:54:00+01:00da fraternidade
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