Giorno per giorno – 16 Novembre 2009

Carissimi,

“Gesù si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: Che cosa vuoi che io faccia per te? Egli rispose: Signore, che io veda di nuovo! E Gesù gli disse: Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato. Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio” (Lc 18, 40-42). Gesù aveva appena finito di annunciare ai Dodici, per la terza volta, la sua morte imminente (Lc 18,, 31-33) e l’evangelista aveva commentato: “Ma essi non compresero nulla di tutto questo; quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciò che egli aveva detto” (v.34).  Ed ecco che, giungendo a Gerico, lungo la via, siede un cieco. Che è ciò che sono loro. Che siamo noi. Ciechi. In relazione a Gesù, alla sua verità, alla verità del Padre e a quella dell’uomo. Che noi siamo lui, il cieco, lo diceva stamattina Valdeci e aggiungeva che, grazie a Dio, almeno ci è dato ascoltarlo, anche se ci ostiniamo a non intenderne la Parola (come succedeva ai discepoli, di cui il cieco è specchio: ascoltava, ma non vedeva). E anche se ci illudiamo di seguirlo, ce ne restiamo invece ben  fermi, quelli di sempre,  ai bordi della strada. Ai bordi della vita, la sua vita. Allora, l’unica cosa che ci resta da fare è pregare perché ci faccia vedere. “Si” faccia vedere da noi. E noi si possa, come il cieco del racconto, cominciare a corrergli appresso per davvero, glorificando Dio.  Ma, insisteva sempre Valdeci, “vedere Gesù” oggi  è scorgerne la presenza nei fratelli di cui Lui ha scelto di condividere il destino, i crocifissi della storia. Quelli concreti, così vicini a noi. Che noi, spesso, tentiamo di zittire, perché ci infastidiscono. Se Gesù è altro,  è solo un nostro fantasma.     

 

Oggi la comunità ricorda il Martirio dei Gesuiti della U.C.A. di El Salvador e delle loro collaboratrici.

 

16_Martiri della UCA.jpg16_Martiri della UCA 2.jpgIgnacio Ellacuría, Juan Ramón Moreno, Amando López, Ignacio Martín-Baró, Segundo Montes, spagnoli,  e Joaquín López y López, salvadoregno, appartenevano tutti alla Compagnia di Gesù. Erano teologi e pastori della liberazione, padri dei poveri e profeti di speranza nel Salvador crocifisso.  Julia Elba Ramos, madre di due figli e sposa di Obdulio, funzionario della casa, era una presenza discreta, allegra, intuitiva, sempre pronta e generosa nella collaborazione. Celina Ramos era sua figlia. I sacerdoti costituivano una comunità di credenti, che per la compassione nei confronti dei loro fratelli, avevano deciso liberamente e consapevolmente di porsi al loro servizio. Con il loro lavoro universitario, leggevano e aiutavano a leggere la realtà di ingiustizia e di morte che li circondava, per trasformarla strutturalmente, senza per questo dimenticare la solidarietà concreta, la denuncia profetica, l’attività pastorale. Il 16 novembre 1989, la Comunità venne sterminata da trenta uomini dell’esercito salvadoregno, che irruppero nei locali della UCA (Università Centro-americana), alle due della notte, assassinando i sacerdoti e le due donne.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

1° Libro dei Maccabei, cap. 1,10-15.41-43.54-57.62-64; Salmo 119, 53.61.134.150.155.158;  Vangelo di Luca, cap. 18,35-43.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India: Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

 

Ogni anno, da “quell’anno”, in occasione dell’anniversario dei Martiri dell’UCA,  il teologo Jon Sobrino, che era anch’egli vittima predestinata del massacro e ne scampò solo per il fatto di trovarsi all’estero per un ciclo di conferenze, scrive una lettera al suo vecchio amico e compagno di studi Ignacio Ellacuría. Una lettera che gli offre l’occasione per ripensare la congiuntura ecclesiale e del mondo alla luce della sua visione teologica. Così, anche quest’anno, il 26 ottobre scorso, Sobrino ha scritto al “Caro Ellacu” una lettera dal titolo: “Monseñor Romero y tú”. La troviamo nel sito di Adital e, nel congedarci, ve ne proponiamo un brano come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Cominciamo con l’ecclesiologia. Il “popolo di Dio” non era un tema qualunque, ancora meno da quando il Vaticano II aveva cominciato a declinare e rinasceva la gerarcologia. Su questo hai scritto un articolo sistematico nel 1983, ma già prima, nel 1981, avevi scritto “Il vero popolo di Dio, secondo monsignor Romero”. Non cercavi di analizzare le idee di qualche importante teologo, ma di approfondire il problema a partire dalla fonte che avevi più a portata di mano e che ti sembrava la più feconda. Menzionavi quattro caratteristiche del vero popolo di Dio: 1. l’opzione preferenziale per i poveri; 2. l’incarnazione storica delle lotte del popolo per la giustizia e la liberazione; 3. l’introduzione del lievito cristiano nelle lotte per la giustizia; 4. la persecuzione a causa del regno di Dio nella lotta per la giustizia. Non tutta la novità proveniva da Monseñor, ma la più innovatrice, per così dire, le ultime tre caratteristiche, proveniva da lui. Così, quanto meno, Monsignor Romero ti spinse ad approfondirle. Monseñor ti mise sulla pista della “Chiesa dei poveri”, che neppure nel Concilio era riuscita ad affermarsi, nonostante gli auspici di Giovanni XXIII, il card. Lercaro e pochi altri vescovi. E certamente ti ispirò a parlare del martirio, realtà fondante per la Chiesa, come la croce di Gesù. Spesso tu hai citato alcune parole scandalose di Monsignor Romero: “Mi rallegro, fratelli, che la Chiesa sia perseguitata. Questa è la vera Chiesa di Cristo. Sarebbe assai triste che in un paese dove si uccide in maniera così orribile, non ci fossero sacerdoti assassinati. Essi sono il segno di una Chiesa incarnata”.  Meglio e più profondamente che con molti concetti, Monseñor definisce la Chiesa  attraverso due relazioni essenziali: con il destino di Cristo e con il destino del popolo. Qualcuno, con le migliori intenzioni, ti questionò un giorno sui molti rischi, compresa la vita, che Monsignor Romero correva. Ma tu rispondesti: “Questo è ciò che bisogna fare”. E questo è ciò che anche tu hai fatto con la tua vita. L’ecclesiologia non era un insieme di concetti appuntati sulla realtà con degli spilli, essi nascevano invece da questa.  (Jon Sobrino, Monseñor Romero y tú).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

 

Giorno per giorno – 16 Novembre 2009ultima modifica: 2009-11-16T23:48:00+01:00da fraternidade
Reposta per primo quest’articolo