Giorno per giorno – 14 Ottobre 2009

Carissimi,

“Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle” (Lc 11, 42). Gesù continua così la denuncia dell’ipocrisia che ci legge in volto. Sì, per una volta (o più di una volta), diciamocelo chiaramente, Gesù parla “a noi”, anche se preferiremmo che, in questi casi, parlasse solo agli altri (e già questo svela il nostro peccato). Del resto il confine tra ipocrisia e verità è cosí labile ed egli è così misericordioso e diverso da noi, che ce la perdonerà in ogni caso. Se ci dice: Poveretti!, non è per minacciarci, è solo per dirci: attenti! Non è la strada giusta, non ha niente a vedere con Dio, che è vostro Padre e perciò anche la vostra vocazione. Voi nel vostro codice genetico avete scritto “giustizia e amore”, perché allora sforzarvi di essere gretti e cattivi, solo travestiti da buoni? È molto più facile ed economico essere per davvero ciò di cui faticosamente ci si maschera. E perché pretendere dagli altri quanto non siete capaci di portare neppure voi? Riducete le pretese nei confronti degli altri e, i pesi, portateli insieme. Questo è Dio.

 

Oggi la Chiesa fa memoria di papa Callisto, pastore e martire.

 

14 Callisto papa.jpgCallisto era nato ben povero, tanto da essere schiavo di un cristiano, fino a quando, accusato a torto o a ragione di qualche pasticcio, era stato spedito ai lavori forzati in Sardegna. Tornato a Roma, siamo all’inizio del III secolo, divenne collaboratore del papa Zefirino e nel 217, alla morte di questo, gli succedette alla guida della Chiesa.  Suscitando, manco a dirlo, la rivolta di quelli che avevano la puzza sotto il naso. Un certo Ippolito, soprattutto. Che doveva essere una sorta di mons. Lefebvre ante litteram. Costui cominciò a seminar zizzania, per via dello status sociale del papa, che mica si può mettere uno di quell’estrazione e con quei precedenti a reggere quell’Ufficio.  E poi soprattutto per la “politica” adottata da Callisto, che accettava di riammettere alla vita della chiesa (dopo naturalmente un’adeguata penitenza) quanti si erano macchiati della colpa di adulterio o di apostasia, ammetteva il matrimonio tra donne libere e schiavi (che era proibito dalla legge romana), accettava convertiti provenienti dai gruppi eretici e/o scismatici, ordinava presbiteri persone sposate e così via. Per Ippolito tutto ciò era intollerabile.  Ma Callisto, insultato, aggredito, additato al pubblico ludibrio, lo lasciava dire. Se dalla misericordia ci si deve, infatti, lasciar guidare, questo deve valere con tutti. Anche e soprattutto con quelli che ti sono nemici. E questo mandava ancor più fuori dei gangheri l’irreprensibile Ippolito che, quando non ce la fece più, si nominò papa. Cioè anti-papa. E fu il primo della storia. Quanto a Callisto, fu papa per soli cinque anni e fu ucciso durante dei disordini nel 222.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera ai Romani, cap.2, 1-11; Salmo 62; Vangelo di Luca, cap.11, 42-46.

 

La preghiera del mercoledì è in comunione con quanti, lungo i cammini più diversi, perseguono un mondo di giustizia, fraternità e pace.

 

Ogni tanto vi si rende partecipi delle nostre intenzioni di preghiera, perché siamo convinti che essa aiuti a sanare situazioni difficili, alleviare sofferenze, risolvere problemi. Non per un qualche suo improbabile effetto magico, ma per lo Spirito che, non sappiamo bene come, si mette in circolo. Oggi vi ricordiamo, allora, seu Zequinha, che  soffre i postumi di una emorragia cerebrale; le nostre amiche Tiazinha e Emília, dell’Ospizio qui vicino, che sono cadute tutte e due e sono più o meno immobilizzate; dona Josefa e dona Luiza, due anziane sorelle che, grazie a Dio, stanno male a turno, così quella che sta bene si può prendere cura dell’altra; la nostra amica Gilda di Premia, che domani avrà una visita medica importante; la nostra amica Lucinha, che da mesi deve essere operata d’urgenza e non le riesce, per le condizioni catastrofiche della salute di qui.  Poi vorremmo chiedervi di pregare per il Sinodo per l’Africa che è in corso a Roma. Noi non abbiamo ancora avuto modo di leggere notizie dirette ed esaurienti. In compenso, abbiamo sottomano il discorso tenuto dall’amica suor Elisa Kidané, missionaria comboniana eritrea, al Convegno che, sul di esso, si è svolto a Roma, a Palazzo Valentini, il 1° Ottobre scorso. Di quel discorso, che dà voce alle donne dell’Africa, e che trovate integralmente nel sito Combonifem.it, vi proponiamo un brano come nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Non ne possiamo più di vedere i nostri figli e figlie trattati come zimbello dei paesi che fino ad ieri hanno fatto man bassa delle nostre materie prime, ed ora ci rigettano in mare, come merce scaduta o di seconda mano. Non ne possiamo più di vedere i nostri figli e figlie essere cibo per i pesci del maremostrum. Non ne possiamo proprio più di vedere morire i nostri figli a cause di guerriglie interne, epidemie, ignoranza diffusa… Non ne possiamo più di convegni mondiali, di summit dove si parla e parla e parla, ma di fatto poco e niente arriva nelle nostre case… nei bisogni fondamentali dei popoli. Non ne possiamo più di vedere la nostra Africa, il continente a forma di cuore, svenduto a prezzo stracciato, o peggio svenduto in cambio della dignità dei nostri popoli. Come donne, sorelle e madri del continente riconosciamo di avere un ruolo non indifferente per la sua salvaguardia. Come donne e madri, sentiamo di avere una responsabilità non indifferente sull’umanità stessa. L’ha scritto Papa Giovanni Paolo II nella Mulieris Dignitatem: la forza morale della donna, la sua forza spirituale si unisce con la consapevolezza che Dio le affida in un modo speciale l’uomo, l’essere umano… Non sono quindi semplici rivendicazioni, sono istanze improrogabili e necessarie per la salvaguardia del Continente e oserei dire dell’Umanità stessa. Vorremo che da questo Sinodo i nostri Pastori uscissero con la chiara determinazione di mettersi sempre e comunque dalla parte dei più deboli, dalla parte di coloro che vengono massacrati ogni giorno, come molti di loro stanno facendo, ma di farsi promotori di una nuova società, fondata sui valori del Regno. (Elisa Kidané, Le aspettative della donna africana dal Sinodo).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro. 

Giorno per giorno – 14 Ottobre 2009ultima modifica: 2009-10-14T23:19:00+02:00da fraternidade
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