Giorno per giorno – 04 Ottobre 2009

Carissimi,

“Alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie” (Mc 10, 2).  Gesù avrebbe potuto entrare nella logica delle discussioni rabbiniche e specificare i casi in cui secondo la sua riconosciuta autorevole opinione si potesse giustificare il ripudio della donna da parte dell’uomo, o, chissà, innovando una prassi consolidata, si arrivasse ad avallare la richiesta di divorzio da parte della donna. Ma a Gesù non interessa la casistica. Sa che, come avvenne in passato, così per il presente e per il futuro, noi continueremo a lasciarci guidare, nelle nostre scelte concrete, dalla categoria che ci è assai congeniale della “durezza del cuore”. O della meschinità d’animo. Lo sa, ma tenta ugualmente di sollevarci da raso terra, dove restiamo tenacemente abbarbicati, e scoprirci nuovi orizzonti. Quale matrimonio, sì, ma, più in generale, quale umanità volete costruire? Su questo, il racconto delle origini non cesserà mai di istruirci e provocarci. Con Dio, che, per i suoi figli, vuole sempre il di più e il meglio, e vede Adamo (l’umano/umanità) chiuso e triste nella sua autosufficienza e/o nel suo narcisismo. Così diverso da Dio di cui tuttavia è immagine. E gli propone un “aiuto che gli corrisponda” (Gen 2,18). Aiutare è il verbo di Dio: i salmi ce lo ricordano ad ogni momento. Ma ci vuole un aiuto che mi corrisponda. Se no, rischio di soccombere, di sparire o di dipendere. Dio vuole altro. L’incontro di due libertà, l’aiuto tra due uguali dignità: “osso delle mie ossa, carne della mia carne” (Gen 2, 23). Questo è il progetto di Dio per la coppia e per l’umanità di cui essa diventa ora simbolo e modello, in tutte le sue relazioni. Umanità di popoli, culture, religioni, che si accolgono gioiosamente e si aiutano generosamente. Per arrivare a questo è bene cominciare dal piccolo, cominciare in casa nostra, nella nostra comunità, in chiesa.  Il resto verrà.

 

I testi che la liturgia di questa XXVII Domenica del Tempo Comune propone alla nostra attenzione sono tratti da:

Libro di Genesi, cap.2, 18-24; Salmo 128; Lettera agli Ebrei, cap.2, 9-11; Vangelo di Marco, cap.10, 17-30.

 

La preghiera della Domenica è in comunione con tutte le comunità e chiese cristiane.

 

La Chiesa celebra oggi la memoria di Francesco d’Assisi, fratello dei poveri. Ad essa noi aggiungiamo quella di Carlo Carretto, piccolo fratello del Vangelo.

 

04_FRANCISCO.jpgGiovanni di Bernardone nacque ad Assisi, nel 1182, nella famiglia di un ricco commerciante che, per la simpatia che aveva per la Francia, dove si recava frequentemente per affari, passò presto a chiamarlo Francesco. Il giovane, che non doveva aver una grande propensione per l’attività paterna, preferì correre appresso alle glorie militari. Non ebbe molta fortuna, dato che, durante una guerra tra Perugia e Assisi, fu fatto prigioniero e questa esperienza lo portò a riflettere sulla vanità della vita che aveva condotto fino ad allora. Nel 1206, in un epoca in cui, sempre più, si affermavano gli ideali della ricchezza e dell’autoaffermazione, Francesco visse il suo personale cammino di Damasco, incontrando i lebbrosi e riconoscendo in essi la presenza di Cristo. Scelse allora di lasciare la famiglia, rinunciando ai suoi beni e proprietà, per sposare “madonna Povertà”. Ben presto altri giovani si unirono a lui, con il solo proposito di vivere il Vangelo, nella radicalità e nella libertà dei figli di Dio, facendosi compagni degli ultimi, fratelli minori, nella convinzione che è nelle categorie minori, nella gente povera, umile ed emarginata, che Dio ha da sempre la sua abitazione. Nel 1211, Chiara, una giovane assisiate affascinata dalla predicazione e dall’esempio di Francesco, diede vita a una famiglia di claustrali povere, immerse nella preghiera per sé e per gli altri.  In una Chiesa trionfalista e in pieno regime di cristianità e di crociate, Francesco, esente tuttavia da ogni forma di orgoglio spirituale, preferì essere immagine della tenerezza di Dio con tutti, usando le armi del dialogo, della non-violenza, della pace e dell’amore. A 45 anni, malato e quasi cieco, di fatto emarginato dalla fraternità cui aveva dato vita, portando nel corpo i segni della passione di Cristo, morì, nudo sulla nuda terra, cantando la gioia di servire Cristo e le bellezze del creato. Era la sera del 3 ottobre del 1227.

 

03_CARLO CARRETTO.jpgCarlo Carretto era nato ad Alessandria, il 2 aprile 1910, da famiglia contadina. Militante dell’ Azione Cattolica, professore e, nel 1940, direttore di scuola, fu presto esonerato dall’incarico a causa della sua opposizione al regime fascista. Nel 1946 divenne presidente della G.I.A.C. (Gioventù Italiana di Azione Cattolica). Nel 1953, per il  contrasto con i settori cattolici che progettavano un’alleanza con la destra italiana, si dimise dall’incarico. È in questo periodo di ricerca laboriosa e sofferta che maturò la decisione di entrare nella congregazione di Charles de Foucauld, i piccoli fratelli di Gesù. L’8 dicembre 1954 partì per il suo noviziato in Algeria, dove, per dieci anni, condusse una vita eremitica nel Sahara. Fu questa una profonda esperienza di vita interiore e di preghiera, nel silenzio e nel lavoro, che alimenterà tutta la sua vita e azione posteriore. Nel 1965, tornato in Italia si stabilì a Spello (Perugia), dove, poco prima, in un antico convento disabitato era sorta una comunità di piccoli fratelli. Ben presto, la fama di cui fratel Carlo godeva cominciò a richiamare moltissime persone, credenti o no, che erano comunque  in ricerca. Da allora la comunità divenne spazio di accoglienza, preghiera e riflessione. Dopo alcuni anni di malattia, la notte del 4 ottobre 1988, festa di Francesco d’Assisi, di cui, pochi anni prima, aveva steso un’appassionata biografia, fratel Carlo entrò nell’abbraccio di Dio.

 

Oggi si è aperto a Roma il Sinodo africano, che ha come tema: “La Chiesa in Africa al servizio della riconciliazione, della giustizia e della pace. ‘Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo’ (Mt 5, 13.14)”. Avremo modo di ascoltarne le voci e di rifletterci su. Infatti, benché lontani dall’Africa, noi siamo, quanto a popolazione, il secondo Paese africano, dopo la Nigeria. In aggiunta a questo, c’è da dire che, tra gli specialisti del Sinodo, c’è suor Elisa Kidanè, la quale, al di là di tutti i titoli di merito e le competenze, è una nostra preziosa amica.       

 

“Francesco è il tipo che incarna in tutte le Chiese la figura ideale dell’uomo che tenta l’avventura della santità e che la esprime in un modo veramente universale. Chi ha pensato possibile la santità nell’uomo l’ha vista nella povertà e nella dolcezza di Francesco, s’è unito alla sua preghiera nel Cantico delle Creature, ha sognato il superamento del limite dovuto all’incredulità e alla paura, al di là del quale si possono ammansire i lupi e parlare ai pesci e alle rondini. Direi che Francesco d’Assisi è nel fondo di ogni uomo, toccato dalla grazia, come è nel fondo di ogni uomo il richiamo alla santità”. Lo scriveva Carlo Carretto di Francesco d’Assisi. Del quale ultimo, nel congedarci, vi proponiamo una citazione, tratta dalla sua “Lettera ai Fedeli”. Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Tutti coloro che amano il Signore con tutto il cuore, con tutta l’anima e la mente, con tutta la forza e amano i loro prossimi come se stessi,  e hanno in odio i loro vizi e  peccati, e ricevono il corpo e il sangue del Signore nostro Gesù Cristo, e fanno frutti degni di penitenza: Oh, come sono beati e benedetti quelli e quelle, quando fanno tali cose e perseverano in esse; perché riposerà su di essi lo Spirito del Signore e farà presso di loro la sua abitazione e dimora; e sono figli del Padre celeste, del quale compiono le opere, e sono sposi, fratelli e madri del Signore nostro Gesù Cristo. Siamo sposi, quando l’anima fedele si unisce al Si­gnore nostro Gesù Cristo per virtù di Spirito Santo. Siamo suoi fratelli, quando facciamo la volontà del Padre che è nei cieli. Siamo madri, quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del di­vino amore e della pura e sincera coscienza, lo generia­mo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri in esempio. Oh, come è glorioso, santo e grande avere in cielo un Padre! Oh, come è santo, fonte di consolazione, bello e ammirabile avere un tale Sposo!  Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umi­le, pacifico, dolce, amabile e desiderabile sopra ogni co­sa avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore nostro Gesù Cristo. (Francesco d’Assisi, Lettera ai fedeli).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 04 Ottobre 2009ultima modifica: 2009-10-04T23:08:00+02:00da fraternidade
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