Giorno per giorno – 04 Settembre 2009

Carissimi,

“Nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è gradevole!” (Lc  5, 37-39). Certa religiosità, così come certi cammini di fede, o alcune amicizie, o storie d’amore, o altro ancora,  finiscono alla lunga per assomigliare ai loro contrari, e diventare forme dell’irreligiosità, dell’incredulità, del disamore. E, perciò, invece che esprimere la bellezza della vita, diventano l’anticamera della morte. Gesù si preoccupa di questo. “Ho da rimproverarti che hai abbandonato il tuo primo amore. Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti e compi le opere di prima” (Ap 2, 4-5), come dice la parola rivolta alla Chiesa di Efeso nell’Apocalisse. È l’invito a “tornare ad innamorarsi”.   

 

Oggi il calendario ci porta le memorie di Mosè, profeta, guida e legislatore d’Israele;  Albert Schweitzer, teologo, filosofo, organista, medico e missionario in Africa; Rabbi Simcha Bunam di Pžysha, mistico ebreo, André Jarlan, prete e martire in Cile.

 

04 MOSÈ.jpgFigura dominante nella Bibbia, dall’Esodo al Deuteronomio, per l’ebraismo tradizionale è considerato “Padre dei profeti”, il profeta maggiore, superiore a tutti coloro che lo precedettero e lo seguirono. Nell’ebraismo che seguì la diaspora, Mosè é “Moshè Rabbenu”, “Mosè, nostro Maestro”. La sua storia, che ha come unica fonte la Bibbia,  si svolge, probabilmente, all’epoca del faraone Ramses II (1301-1234 a.C.). Alla guida del suo popolo, per quarant’anni, durante il lungo viaggio attraverso il deserto, gli fornì una formazione religiosa, basata  sul culto esclusivo di Jhwh, il Dio che libera [Israele] dalla schiavitù, facendone suo popolo testimone. Mediatore dell’Alleanza sul Sinai, Mosè pose le basi dell’organizzazione sociale e legislativa di Israele, quale nazione indipendente. Giunto alle soglie della terra promessa, punito da Dio a non entrarvi, potè però contemplarla, prima di morire, dalla cima del monte Nebo. La morte avvenne il 7 del mese di Adar dell’anno 2488 [dalla creazione del mondo]. Dio stesso seppellì Mosè, nella valle, nel paese di Moab, davanti a Beth Pe’or, secondo l’espresso desiderio del suo servo. Che volle con ciò testimoniare che continuava ad amare tutti come suoi propri figli, anche quanti avevano peccato gravemente contro Dio (cf Nm 25,3).

 

04 ALBERT SCHWEITZER.jpgAlbert Schweitzer nacque in Alsazia (all’epoca tedesca, ma oggi francese), il 14 gennaio 1875, figlio di un pastore luterano. Studiò a Strasburgo e a Parigi, dove, nel 1900, ottenne il dottorato in filosofia e teologia. Ben presto si fece conoscere come pregevole organista e profondo conoscitore della musica di Bach. La notte di Pentecoste del 1905, Schweitzer decise di lasciare l’insegnamento accademico e la brillante carriera, per dedicare la vita alla lotta contro la miseria e la sofferenza. A tal fine, decise di studiare medicina. Nel 1913, lui e la moglie, Hélène Bresslau, partirono alla volta di Lambaréné, nell’attuale Gabon, dove costruirono l’ospedale che, in seguito, diventerà famoso. Schweitzer era profondamente convinto della responsabilità e del debito infinito accumulato dai cristiani bianchi nei confronti dell’Africa, attraverso il dominio coloniale. La sua vita e la sua dedizione come medico furono, per lui, il modo di pagarne personalmente una piccola quota. Nel 1952 ricevette il Premio Nobel per la Pace. Morì il 4 settembre del 1965.

 

 

04 Rabbi Bunam.jpgRabbi Simha Bunam era nato a Voidislav (Polonia) nel 1767. Ebbe modo di lavorare come scrivano, mercante di legna e farmacista. Introdotto nel chassidismo dal suocero, divenne dapprima discepolo di Rabbi Israele, il Magghid di Kosnitz, e, in seguito di Rabbi Giacobbe Isacco (il “Chozeh” o Veggente) di Lublino, da cui si distaccò per seguire a Pžysha, l’omonimo discepolo di quello, detto lo Jehudi, divenendo in poco tempo il più caro dei suoi allievi. Al punto da essere scelto, alla sua morte, benché riluttante, come  suo successore dalla grande maggioranza dei chassidim di Pžysha. Secondo le parole di Martin Buber “L’insegnamento, quando vi si mise veramente, era per lui un impegno vitale, grave di responsabilitá; e il suo influsso sui giovani, che venivano da ogni parte e lo scongiuravano di lasciarli vivere vicino a lui, era sconvolgente. Poiché i giovani lasciavano per lui casa e mestiere, le famiglie in tutto il paese lo osteggiavano come nessun altro”.  Un giorno i suoi scolari  chiesero a Rabbi Bunam: “Da che cosa riconosciamo, in questa epoca senza profeti, se un peccato ci è stato perdonato?”. Rispose: “Lo riconosciamo dal fatto che non commettiamo più il peccato”. Disse una volta: “Sì, io posso indurre a conversione tutti i peccatori, ma i bugiardi no”. Rabbi Simha Bunam morì il 12 elul 5587 (4 settembre 1827).     

 

04 André Jarlan.gifAndré Jarlan era nato in Francia il 25 maggio 1941.  Ordinato prete a Rodez, nell’Aveyron, il 16 giugno 1968, era stato destinato alla parrocchia di Aubin. Le sue esperienze con la Gioventù e l’Azione operaia cattolica e, più tardi, come prete operaio, assieme ai numerosi incontri con missionari lo portarono a maturare la vocazione missionaria. Chiese allora ed ottenne di essere inviato come prete “fidei donum” in Cile, dove giunse nel febbraio del 1983, in piena dittatura pinochetiana, stabilendosi a La Victoria, un quartiere povero della periferia di Santiago. Abitando con un altro prete, Pierre Dubois,  in una casa di fango e paglia come quelle dei vicini, si dedicò, con pazienza e allegria, ai bambini, ai giovani e alle categorie più emarginate: drogati, disoccupati e senza-tetto. Il 4 settembre 1984, gli abitanti di La Victoria promossero una manifestazione di protesta. Giunsero sul posto plotoni di polizia che le repressero con estrema violenza. I preti si diedero da fare per soccorrere i feriti, consolare, incoraggiare. Al tramonto, approfittando di un momento di calma, André si ritirò in camera a pregare. Era seduto al tavolino, con la Bibbia aperta, quando, nel quartiere,  giunse di nuovo la polizia. Due proiettili attraversarono le pareti e una lo raggiunse alla testa. André reclinò il capo sulla Bibbia aperta al salmo 130, che si apre con: “Dal profondo a te io grido, Signore; Signore, ascolta la mia voce”. Il giorno 7, migliaia di abitanti del quartiere accompagnarono la bara portata a spalle fino alla cattedrale dove l’arcivescovo, durante l’Eucaristia, disse: “André, fratello, il tuo sacrificio comincia a fiorire con la fecondità che Dio concede a chi dà la vita per amore”.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Lettera ai Colossesi, cap.1, 15-20; Salmo 100; Vangelo di Luca, cap. 5, 33-39.

 

La preghiera del Venerdì è in comunione con la Umma islamica, che confessa l’unicità del Dio clemente e misericordioso.

 

È tutto per oggi. Noi ci si congeda offrendovi in lettura un aneddoto che ha per protagonista Rabbi Simha Bunam.  È tratto da “I Racconti dei chassidim” (Garzanti)  di Martin Buber ed è per oggi il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Quando Rabbi Bunam era ancora mercante di legname e andava ogni anno a Danzica al mercato, in una piccola città dove s’era fermato durante il viaggio e voleva trascorrere il sabato sentì parlare di un uomo pio e dotto che viveva in grande miseria. Allora s’invitò presso quell’uomo come ospite del sabato, gli fece portare nella casa vuota suppellettili e provviste di cibo e riuscì a convincerlo ad accettare vestiti decorosi. Terminato il sabato, Rabbi Bunam offrì al suo ospite una considerevole somma di denaro come dono di congedo. Quegli rifiutò di accettare il denaro; aveva ricevuto anche troppo. “Il resto, disse lo zaddik, io non l’ho dato a voi ma a me, per sanare la ferita della compassione che mi aveva inferto la vostra miseria; solo ora posso adempiere il precetto di far del bene. Perciò sta scrittto: Devi dare, devi dargli, e non te ne dolga il cuore, quando gli dai (Dt 15, 10). Chi non può sopportare la vista della povertà deve alleviarla fino a che sia superato il cruccio del suo cuore; solo allora potrà veramente dare al suo prossimo”. (Martin Buber, I racconti dei chassidim).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.       

Giorno per giorno – 04 Settembre 2009ultima modifica: 2009-09-04T23:09:00+02:00da fraternidade
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