Giorno per giorno – 08 Agosto 2009

Carissimi,

“Appena ritornati presso la folla, si avvicinò a Gesù un uomo che gli si gettò in ginocchio e disse: Signore, abbi pietà di mio figlio! È epilettico e soffre molto; cade spesso nel fuoco e sovente nell’acqua. L’ho portato dai tuoi discepoli, ma non sono riusciti a guarirlo. E Gesù rispose: O generazione incredula e perversa! Fino a quando sarò con voi? Fino a quando dovrò sopportarvi? Gesù lo minacciò e il demonio uscì da lui e il ragazzo da quel momento fu guarito” (Mt 17, 14-18). Noi ce li immaginiamo, i discepoli, cosa non avranno inventato per guarire il figlio di quell’uomo. Che, a volte, può anche funzionare, ma, altre, proprio no. Perché manca l’essenziale. Che è Lui. Se, Lui, non ce l’abbiamo dentro, se non ci ha liberati, trasformati noi, per primi,  in Lui, non c’è niente da fare. “Generazione incredula e perversa”: ci siamo dentro tutti: noi, sua chiesa, e gli altri, il mondo. Oggi, forse, lì da voi, in maniera anche più plateale. Per la legge sui clandestini che entra in vigore. Con una gerarchia chiesastica che, nei suoi recentissimi pronunciamenti, si rivela capace di filtrare il moscerino, ma inghiotte tranquillamente il cammello (cf Mt 23, 24). “Salva la tua creatura, Signore, / l’uomo che porta l’immagine tua. / Uomini schiavi, oppressi, malati, / uomini senza nessuna speranza: / turbe di Lazzari intorno ai palazzi, / morenti a turbe in mezzo ai deserti! / Ed altri uomini empi e rapaci / tutti in peccato, sedotti e perduti, / e leggi ingiuste, torture, violenze, / e sempre il giusto che paga e muore, / fa’ della Chiesa un paese di liberi, / una splendente città di salvati”. Era il sogno di un profeta di costì: David Maria Turoldo. E sì che Lui assicurava: “Se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: Spòstati da qui a là, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile” (Mt 17, 20). Se ci si provasse un po’?

 

Oggi la Chiesa fa memoria di Domenico di Guzman, fondatore dei Frati Predicatori.

 

08 SAINT DOMINIC.jpgNato nel 1170 a Caleruega, nella Vecchia Castiglia (Spagna), quando, a 15 anni, ancora studente, viene a contatto con le miserie causate dalle continue guerre e dalla carestia, Domenico vende le suppellettili della propria stanza e le preziose pergamene per costituire un fondo per i poveri. A chi gli esprime stupore per quel gesto risponde: “Come posso studiare su pelli morte, mentre tanti miei fratelli muoiono di fame?”. Terminati gli studi, a 24 anni, il giovane entra tra i “canonici regolari” della cattedrale di Osma, dove viene consacrato sacerdote.  Desideroso di recarsi in missione tra le popolazioni pagane, accetta tuttavia dal papa Innocenzo III l’incarico di dedicarsi a predicare contro la diffusione dell’eresia albigese, in Francia. Assieme ad alcuni amici fonda nel 1215 l’ordine dei frati predicatori. Convinto che il maggior ostacolo alla conversione sia la ricchezza materiale di gran parte del clero, decide che il suo ordine viva in povertà e semplicità. Negli ultimi anni, l’Ordine dimentica il primitivo impegno ad usare la “logica della persuasione e non della forza” per convincere le persone della verità cristiana, tanto che molti dei suoi frati diventano membri attivi dell’Inquisizione. Sfinito dal lavoro apostolico ed estenuato dalle grandi penitenze, Domenico muore il 6 agosto 1221, circondato dai suoi frati, nel convento di Bologna. Lungo i secoli molti dei suoi seguaci sarebbero stati esempio di difesa dei diritti dei più poveri, di impegno per la giustizia sociale, di testimonianza all’Evangelo del Regno, fino al dono della vita.    

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro del Deuteronomio, cap. 6,4-13; Salmo 18; Vangelo di Matteo, cap.17, 14-20.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le Comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israe.

 

P3230234.JPGOggi pomeriggio, al Centro Comunitário Giovanni Gavazzoli, si è festeggiato, come dire?, l’onomastico della Comunità  di Fé e Luz che, ispirandoci al racconto della Trasfigurazione, abbiamo scelto di chiamare “Noi… la Sua tenda”.  Il testo di Marco è stato inscenato da alcuni dei nostri amici – Rafael, Valtinho, Claudia con Wagner, Divino e Carmo -, sotto la regia di Cleuza e di dona Nady. E, alla fine, ce lo siamo raccontato di nuovo, più o meno così: “Quel giorno, Lui li aveva portati / – i suoi amici – /  in cima alla montagna, / (come fosse, per noi, / il Colle della Croce, / o il Cantagallo). / Loro si chiamavano come noi, / Pedro, Tiago, João, / quando, improvvisamente, / Lui non era più quello di sempre, / i loro occhi si erano aperti / e riuscivano, ora, / a vederlo / come mai prima: bello, pieno di fascino / e d’incanto. / E fu Pedro a parlargli / a nome di tutti: / È bello per noi restare qui;/ potremmo montare una tenda per te. / O, meglio ancora, / vorremmo essere /  noi stessi la tua tenda. / Che dici? /  Lui scosse la testa / e li guardò sorridendo: / Non si può restare qui. / La vita, la in basso, / ci aspetta. / Ma ricordatevi / come mi avete visto / qui, ora, / trasfigurato / e siate sempre, davvero, / mia tenda, rifugio, / difesa, protezione! / Io sono Gesù, ma / mi chiamo / Cláudio, Valter, José, /Aparecida, Cássio, Divina, /Maria José, Fabrícia, Gesuina, / Rafael, Pedro Henrique, Odaí, / Hernan, Maria Joana, Divino / Adriana, Carmo, Roberta, / Maura, Maria Clara, Ivonete, / Jean Lucas, Inês, Divininha. /Ogni nome, un poema. / Il mistero di Dio. / Il nostro tesoro. / E noi, / per miracolo e grazia, /la loro tenda. / La Sua tenda.”.  È l’augurio che ci facciamo.

 

Per stasera è tutto. E dato che è memoria di Domenico di Guzman, scegliamo di congedarci, offrendovi in lettura il ritratto che ne ha tratteggiato il suo immediato successore, Giordano di Sassonia, nel suo “Libello sugli inizi dell’Ordine dei predicatori ”. Beh, non è detto che tutti si debba essere proprio così. È solo uno dei milioni di modi possibili di porsi alla sequela di Gesù. In attesa di leggere il vostro, vi proponiamo questo come nostro  

 

PENSIERO DEL GIORNO

Domenico aveva una volontà ferma e sempre lineare, eccetto quando si lasciava prendere dalla compassione e dalla misericordia. E poiché un cuore lieto rende ilare il viso, l’equilibrio sereno del suo intimo si manifestava al di fuori nella bontà e nella gaiezza del volto. Per questo egli si attirava facilmente l’amore di tutti. Ovunque si trovasse, con tutti usava parole di edificazione, dando a tutti abbondanza di esempi capaci di piegare l’anima degli uditori all’amore di Cristo. Ovunque si manifestava come un uomo evangelico, nelle parole come nelle opere. Durante il giorno, nessuno più di lui si mostrava socievole con i frati o con i compagni di viaggio. Viceversa, di notte, nessuno era più assiduo di lui nel vegliare in preghiera. Alla sera prorompeva in pianto, ma al mattino era raggiante di gioia. Piangeva spesso e abbondantemente; le lacrime erano il suo pane giorno e notte. Egli accoglieva tutti gli uomini nell’ampio seno della sua carità, e perché tutti amava, da tutti era amato. (Giordano di Sassonia, Libello sugli inizi dell’Ordine dei predicatori).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 08 Agosto 2009ultima modifica: 2009-08-08T23:51:00+02:00da fraternidade
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