Giorno per giorno – 02 Agosto 2009

Carissimi,

“Gesù rispose loro: In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà” (Gv 6, 26-27). Perché cerchiamo, quando lo cerchiamo, Dio? Noi siamo di quelli con i piedi per terra. Di quelli che diffidano delle misure estreme. Di quelli che, perciò, scendono facilmente a compromessi, si accontentano delle mezze misure. Che però non portano da nessuna parte. La Bibbia lo sa, dai tempi dei tempi. Gesù e Paolo, anche.  Noi, le letture di oggi, le abbiamo meditate durante l’Eucaristia celebrata stamattina con Dom Eugenio e i ragazzi della Chácara di recupero. Anzi, le hanno meditate loro. Meglio, la meditazione erano loro. Con le loro storie. In cui noi, peraltro, se siamo onesti, ci si specchia. Senza magari dirlo a voce alta. Beh, capita di rimpiangere ciò che si viveva là fuori: le nostre pentole di carne fumanti (ciascuno aveva le sue), con cui si cercava in qualche modo di dimenticare e nascondere le proprie schiavitù (anche in questo caso ciascuno aveva le sue). E Dio che (quando ci riesce) ci strappa alle nostre abitudini e ci spinge sulla strada difficile del deserto che porta alla libertà. Che è già la libertà. Sì, ma che fame, a volte! E quella manna misurata! Così simile a quel “sobrio per oggi, solo per oggi!”, ripetuto ogni giorno. E quando ascolti Luiz Fernando proclamare incespicando quella storia antica, ti chiedi: durerà nel deserto? Ed è una maniera per dire: dureremo? O, più radicalmente ancora: ci inoltreremo davvero in esso? Perché loro, il salto, l’hanno compiuto. Ma noi, dalle nostre piccole droghe quotidiane, ci siamo mossi davvero? Abbiamo mai tentato veramente di “rivestirci dell’uomo nuovo”? Abbiamo cominciato a cibarci di Dio, della sua verità, della sua vita? A credere, cioè, davvero in Gesù?

 

I testi che la liturgia di questa XVIII Domenica del Tempo Comune  propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro dell’Esodo, cap.16, 2-4.12-15; Salmo 78; Lettera agli Efesini, cap.4,17.20-24; Vangelo di Giovanni, cap.6,24-35.          

 

La preghiera di ogni domenica è in comunione con tutte le comunità cristiane e con le Chiese di ogni denominazione, al fine di ottenere il dono dell´unità nell´annuncio e nella testimonianza dell’Evangelo del Regno.

 

Oggi, con la chiesa luterana facciamo memoria del pastore Christoph Friedrich Blumhardt, testimone della fede.

 

02 Christoph Friedrich Blumhardt.jpgChristoph Friedrich Blumhardt nacque il 1° giugno 1842, a Möttlingen, in Germania, nella famiglia di Doris Köllner e di Johann Christoph Blumhardt, un pastore luterano dalla vita santa e dalla piuttosto controversa fama di esorcista e guaritore. Per assecondare il desiderio paterno, il giovane Blumhardt studiò da pastore, ma fu solo nel febbraio 1880, alla morte del padre, che si decise di assumerne le funzioni nella parrocchia di Bad Boll. Divenuto famoso per le sue prediche e per il ministero della cura che aveva preso ad esercitare, al ritorno da una serie di conferenze in Svizzera, per ultimo, a Berlino, nel 1888, cominciò a domandarsi se fosse proprio questo che la causa di Cristo gli chiedeva e risolse di rinunciare ad entrambe le attività. Denunciando il santo egoismo che si preccupa della propria personale salvezza e dimentica troppo facilmente il mondo, intensificò il suo interesse per gli avvenimenti mondiali, cercando sempre di leggervi  la presenza di Dio all’opera. Scrisse: “Le nazioni in fermento, le agitazioni dei poveri, il grido per il diritto alla vita – grido che sale dalla bocca persino dei più miserabili tra gli uomini e che nessuno può illudersi di mettere a tacere – tutti questi sono segni del nostro Signore Gesù Cristo”. Questa idea lo portò ad impegnarsi pubblicamente nelle file della socialdemocrazia, a fianco della classe lavoratrice, al punto di essere eletto, nel 1900, deputato nel parlamento del Wörttemberg. Trascorsi i sei anni della legislatura, piuttosto deluso dalla politica del partito, declinò l’invito a ripresentarsi alle elezioni. Di ritorno da un viaggio in Palestina, cadde ammalato. Questo lo spinse ad una vita più ritirata, ma non segnò il venir meno dell’attenzione, della sensibilità e della solidarietá nei confronti degli ultimi e delle loro lotte. Negli anni bui della Prima Guerra Mondiale, che precedettero la sua morte, rafforzò l’idea che il cristiano deve comunque consegnarsi per intero alla causa del regno, facendo tutto ciò che è in suo potere per accelerarne la venuta, ma sapendo tuttavia mantenersi calmo e paziente se i suoi sforzi non registrano alcun successo. Il Regno infatti viene al passo di Dio e lungo le vie decise da Lui. Questo atteggiamento, lungi dal portare all’inattività, trasforma l’attesa in un azione forte e creativa per l’avvento del regno. Dopo aver sofferto un infarto nel 1917, Blumhardt si spense in pace il 2 agosto 1919.

 

È tutto per stasera. Noi ci congediamo qui, lasciandovi alla lettura di una citazione di Christoph Friedrich Blumhardt, tratta dal suo libro “Jesus Is Victor, Divine Worship and Religion”. Che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Una “religione” è una cosa altamente accettabile. Una volta che si sia saldamente affermata in una forma fissa, la gente può fare ciò che vuole. Può andare in chiesa e fare la comunione, mentre continua tranquillamente a rubare e a truffare. Dio potrebbe dire: “Vi ho mai detto di costruire chiese, o di celebrare il culto divino e di fare la comunione, per essere salvi?”. E, più ancora, se la gente pratica la superstizione di fare coraggiosamente la comunione prima di morire, per essere più certa della salvezza, allora il Salvatore potrebbe prendere una bacchetta e dire: “Vi ho mai comando la Cena come qualcosa a cui partecipare meccanicamente?”. Se pensiamo di avere qualcosa di meccanico che ci salva, siamo pagani. Se il nostro cristianesimo è una questione di forme e di riti, brancoliamo ancora nel buio. Ancora una volta, dobbiamo imparare a obbedire, a rispettare le parole di Dio e ad agire correttamente. Allora avremo la chiesa. Colui che è davvero vicino a Dio non può sperimentare una gioia maggiore di quando vede ciò che è giusto ed è in grado di compierlo. Qual era la cosa peggiore al tempo di Gesù? Ve lo dirò chiaramente: la religione! La gente stagnava nella religione, invece di aspettare qualcosa dall’alto. Noi, comunque, dovremmo capire le esortazioni di Dio; dovremmo correre là dove Dio regna e accettare con gioia ciò che egli fa. (Christoph Friedrich Blumhardt, Jesus Is Victor, Divine Worship and Religion).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 02 Agosto 2009ultima modifica: 2009-08-02T23:41:00+02:00da fraternidade
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