Giorno per giorno – 01 Agosto 2009

Carissimi,

“Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: Non ti è lecito tenerla con te!” (Mt 14, 3-4). Il Vangelo di ieri (Mt 13, 54 -58) ci ha introdotto in una sezione narrativa del Vangelo di Matteo, che occuperà quattro capitoli, dal 14 al 17. In essa assisteremo al progressivo chiarirsi della vocazione/camminata di Gesù, nella sua pretesa forte e scandalosa di dire l’agire di Dio nella storia, nella forma del dono gratuito, fino alla perdizione di sé, e dell’identificazione con il destino degli ultimi e degli esclusi. Profetizzata e testimoniata da Gesù, rifiutata e combattuta come sovversiva dal potere politico, religioso e culturale del tempo (e di ogni tempo), provoca risposte differenziate: stupore, sconcerto, incredulità, dubbi, ripensamenti, adesioni entusiaste. Il racconto della fine di Giovanni, che abbiamo ascoltato stamattina, è già figura e anticipazione di “quella”  fine di Gesù. Che non finisce lì.   

 

Il calendario ci porta oggi la memoria di Pierre Claverie, pastore e martire in Algeria.

 

01 PIERRE LUCIEN CLAVERIE.jpgPierre Claverie nacque a Bab el Oued l’8 maggio 1938, in una famiglia di pieds-noirs stabilitasi in Algeria da parecchie generazioni. Ancor giovane maturò la vocazione religiosa, ma prima di decidersi al passo, si recò a Grenoble, per studiarvi scienze matematiche. Nel dicembre 1958, entrò nel noviziato domenicano di Lille e, dopo gli studi di filosofia e teologia, fu ordinato sacerdote il 4 luglio 1965, facendo poi ritorno in Algeria, che nel frattempo aveva conquistato la sua indipendenza. Nominato, nel 1972,  direttore del centro diocesano delle Glycines, in Algeri,  seppe fare di questo lo strumento privilegiato per lo studio del mondo arabo, ma anche per lo scambio, il dialogo e l’amicizia tra cristianesimo e islam. Il  9 ottobre 1981, nella cattedrale di Algeri, alla presenza di moltissimi amici musulmani, fu ordinato vescovo di Orano, dove rimase per quindici anni, fino alla morte. Il progressivo deterioramento della situazione politica e sociale del paese, che si registrò negli anni successivi, portò Claverie a rendere pubbliche le sue convinzioni e le sue denunce. A chi gli chiedeva: “Perché rimanete?”, rispondeva: “Noi siamo qui a causa di questo Messia crocifisso. A causa di niente e di nessun altro! Non abbiamo nessun interesse da salvare, nessuna influenza da mantenere… Non abbiamo nessun potere, ma siamo qui come al capezzale di un amico, di un fratello malato, in silenzio, stingendogli la mano, asciugandogli la fronte. A causa di Gesù perché è lui che sta soffrendo qui, in questa violenza che non risparmia nessuno, crocifisso di nuovo nella carne di migliaia d’innocenti”. Entrato nel mirino delle bande mafiose che, dietro lo scudo del fondamentalismo, si contendevano (e si contendono) sanguinosamente il controllo del paese, nove settimane dopo l’assassinio dei sette monaci trappisti del monastero di Nostra Signora dell’Atlante, a Tibhirine, mons. Pierre Claverie morì vittima di una bomba esplosa davanti al vescovato di Orano, la notte del 1° agosto 1996. Il suo autista, Mohamed Bouchikhi, musulmano, morì con lui.

 

I testi che la liturgia del giorno propoe alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro del Levitico, cap.25, 1. 8-17; Salmo 67; Vangelo di Matteo, cap.14, 1-12.

 

La preghiera del Sabato è in comunione con le comunità ebraiche della diaspora e di Eretz Israel.

 

XII INTERECLESIAL CEBS.JPGGerson e Arcelina, rientrati da Porto Velho, hanno cominciato a condividere con noi l’avventura del XII Intereclesial delle Comunità di base del Brasile, che si è svolto dal  21 al 25 luglio, nella diocesi retta da Dom Moacyr Grechi. Vi erano convenuti 3010 delegati di quasi tutte le 272 diocesi del Paese. Di essi, 2174 erano laici (1234 donne, 940 uomini), 197 religiose, 41 religiosi laici, 331 presbiteri e 56 vescovi, compreso Dom Geraldo Lyrio Rocha, presidente della CNBB, e un vescovo della Chiesa Episcopale Anglicana del Brasile, e poi pastori, pastore e fedeli di questa Chiesa, della Chiesa Metodista, della Chiesa Evangelica di Confessione Luterana in Brasile e della Chiesa Unita di Cristo del Giappone. Come sottolinea la Lettera finale dell’Incontro: “Il carattere plurietnico, pluriculturale e plurilinguistico dell’Assemblea si è rispecchiato nel volto delle 38 nazioni indigene presenti e in quello dei fratelli e delle sorelle di nove Paesi dell’America Latina e del Caribe, di cinque dell’Europa e di uno rispettivamente dell’Africa, dell’Asia e dell’America del Nord”.  Riuniti per trattare il tema: “CEBs: Ecologia e Missione – Dal ventre della terra, il grido che viene dall’Amazonia”, i delegati hanno udito e fatto propria la denuncia del “deforestamento selvaggio, causato dall’avanzata delle piantagioni di soia, canna da zucchero, eucalipto e di altre monoculture, in aree precedentemente occupate dalla foresta; dell’azione predatoria dell’industria del legno; degli incendi boschivi; dell’inquinamento e avvelenamento di acque, pesci e esseri umani, causato dal mercurio dei “garimpos”, dalle scorie delle industrie minerarie e dai rifiuti urbani;  del crescente traffico di droga, di donne e bambini e dello sterminio di giovani provocato dalla violenza urbana”. Questa denuncia impegna le Comunità di base del Brasile e del Continente a rafforzare le lotte dei movimenti sociali popolari: dei popoli indigeni, degli afrodiscendenti, delle donne, delle popolazioni rivierasche, dei sem-terra e dei movimenti ecologici, e le sollecita a prender parte alle lotte sindacali e al lavoro politico di base, per la conquista di migliori condizioni di istruzione, salute, abitazione, trasporti, risanamento basico, riforma agraria. In un orizzonte più propriamente ecclesiale, impegna tutti a “rafforzare e moltiplicare le Comunità ecclesiali di base, potenziando la formazione biblica, incentivando una Chiesa tutta ministeriale, con ministeri diversificati affidati a laici e laiche, che assumono il loro protagonismo come soggetti privilegiati della missione; rafforzando il dialogo ecumenico e inter-religioso, superando ogni forma di preconceto e di intolleranza religiosa”. L’Eucaristia, presenza sempre viva del Crocifisso-Risorto, che ci convoca attorno a sé, ci veda “impegnati con tutti i crocifissi della nostra società, con le loro lotte di liberazione, per costruire un altro mondo possibile, come testimoni della Pasqua del Signore”. E scusate se è poco!

 

Noi ci congediamo qui, con un testo di Pierre Claverie, tratto dal suo libro “Lettres et messages d’Algerie” (Khartala). Che è per oggi il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

Poiché siamo cristiani, sappiamo che la nostra fede comporta il rischio di vederci esposti all’incomprensione, alla persecuzione, al pericolo corso per la verità, la libertà, la giustizia o il nome di Gesù; sappiamo che “un servo non è più grande del suo padrone” (Gv 15, 20) e che Gesù non ci ha mai promesso una vita facile, fatta di compromessi e di evasione, né una felicità da quattro soldi e da filmati pubblicitari (rileggere le Beatitudini in Mt 5), e tanto meno un “oppio” che ci dispenserebbe dal guardare la realtà in faccia, rischiandovi la nostra vita con lui e per lui. Se abbiamo sognato una religione fuori dal mondo, un rifugio accogliente che ci risparmi la sofferenza degli esseri umani, abbiamo sbagliato indirizzo, basta guardare, capire e seguire Gesù nella sua difficile battaglia contro il “Principe di questo mondo” e le forze della morte, per capire che la fede è un rischio. Da una parte, ci espone alla contraddizione e alla croce, ma dall’altra non ci propone soluzioni pronte ai conflitti nei quali siamo immersi. In questo momento difficile non resta che vivere, perseverare, senza vacillare negli impegni assunti, nelle convinzioni e solidarietà acquisite con l’esperienzadi una Chiesa che ha attraversato ben altre tempeste. Essa ha imparato a correggere i suoi errori, le sue debolezze, i suoi tradimenti di un Evangelo collocato sotto il moggio per paura di perdere la sua tranquillità e il suo interesse immediato. “Non temete coloro che possono uccidere il corpo, ma non possono uccidere l’anima” (Mt 10, 28). In altri tempi e in altre tempeste, Paolo scriveva: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la  persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo considerati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8, 35-39). È la speranza e il rischio della fede. (Pierre Claverie, Lettres et messages d’Algerie).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 01 Agosto 2009ultima modifica: 2009-08-01T23:04:00+02:00da fraternidade
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