Giorno per giorno – 27 Luglio 2009

Carissimi,

“Un’altra parabola espose loro: Il regno dei cieli si può paragonare a un granellino di senape, che un uomo prende  e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più grande delle altre piante dell’orto” (Mt 13, 31-32). Continua il Discorso delle parabole, attraverso cui Gesù cerca di comunicare, con esempi presi dalla vita quotidiana, così come si svolge nell’umile e faticoso lavoro nei campi o in casa, il primo manifestarsi e il crescere del Regno di Dio tra noi. Il regno di Dio, lo abbiamo già visto altre volte, è in primo luogo lo stesso Gesù, cioè Dio-tra-noi come colui che serve. Noi lo si canta nell’inno cristologico della Lettera ai Filippesi, anche se poi facciamo di tutto per non trarne le dovute conseguenze. Nel senso che, spesso, ci guardiamo bene dall’assumere la dimensione del servizio reciproco come quella specifica del nostro essere chiesa, sacramento di un’umanità nuova, capace di rispondere in questo alla sua vocazione più profonda. Forse, suggeriva , stamattina, il granellino di senape siamo anche noi che ci ritroviamo ad ascoltare il Vangelo. E cosa siamo rispetto alla popolazione della nostra città? Che, forse, le deve già sembrare un’enormità, coi suoi ventitremila abitanti, al punto che non azzarda altri paragoni. Cosa può illudersi di rappresentare questa piccola comunità di base, e le altre come lei, presenti nel nostro Stato, nel Paese, nel Continente latino-americano o altrove?  Niente, siamo ancora semino solo nascosto o, più ottimisticamente, già pianticella, e tuttavia fragile. Che offre, però, a chi lo cerca, ospitalità e riparo. E il peggio (o, forse, il meglio) che possa capitare è che si stia un po’ stretti. Il che è persino più aconchegante.  Come si dice qui.  Avvicina di più, accoglie, protegge meglio.  

 

Oggi è memoria di Titus Brandsma, martire del totalitarismo nazista a Dachau.

 

27 TITO BRANDSMA.jpgAnno Bjoerd Brandsma nasce a Bolsward, in Olanda, il 23 febbraio 1881, quinto di sei figli. A 17 anni entra nel Carmelo di Boxmeer, assumendo il nome di Titus. Ordinato sacerdote nel 1905 e conseguito il dottorato in filosofia all’Università Gregoriana di Roma, si dedica ad ogni tipo di apostolato, scrivendo libri e articoli su diversi periodici; tenendo conferenze e lezioni, dentro e fuori il convento; predicando e organizzando congressi, meravigliando tutti per la sua capacità di arrivare dappertutto. Riesce, tuttavia, ed è ciò che più importa,  a mantenersi sempre uomo di preghiera, profondamente semplice ed umile. L’occupazione dell’Olanda da parte dei nazisti, il 10 maggio 1940, segna l’avvio  di una politica di persecuzione nei confronti degli ebrei, ma anche di una coraggiosa resistenza da parte della gerarchia cattolica che, il 26 gennaio 1941,  emetterà un dichiarazione con cui si negano i sacramenti ai cattolici che sostengano il movimento nazional-socialista e proibirà ogni forma di propaganda nazista sulla stampa cattolica. Tra le figure di spicco di questa resistenza c’è padre Titus. Ma non durerà a lungo. La sera del 19 gennaio 1942, infatti, è arrestato dalle famigerate SS  e  inviato in campo di concentramento. La colpa: i suoi articoli di denuncia contro la persecuzione che i “codardi nazisti” muovono agli ebrei e la sua difesa della fede cristiana contro il mostro del nazionalsocialismo. Saranno sei mesi di Calvario, soprattutto nell’inferno di Dachau.  Fino a quando, il 26 luglio 1942, verrá ucciso con un iniezione di acido fenico. All’infermiera che gliela pratica, offre la sua corona del Rosario. Alla protesta di lei di non saper pregare, lui la rassicura: “Tranquilla, basta che tu dica: Prega per noi peccatori” . Lo testimonierà lei stessa al processo che precederá la beatificazione, avvenuta nel 1985.

 

I testi che la liturgia odierna propone alla nostra riflessione sono tratti da:

Libro dell’Esodo, cap.32, 15-24. 30-34; Salmo 106; Vangelo di Matteo, cap.13, 31-35.

 

La preghiera di questo lunedì è in comunione con le grandi religioni dell’India, Vishnuismo, Shivaismo, Shaktismo.

 

Bene, anche stasera è arrivato il momento di congedarci. In chiusura, vi proponiamo il brano di una predica tenuta da p. Titus Brandsma, il 16 luglio 1939, nella memoria dei santi olandesi Willibrodo e Bonifacìo. È tratto dal libro di Santino Scapin, “Nella notte della libertà”, che troviamo citato in rete. E che è, per oggi, il nostro

 

PENSIERO DEL GIORNO

In questo tempo di fiacchezza, quanto dobbiamo ammirare questi due uomini Willibrodo e Bonifacio che, pur sapendo di rimetterci probabilmente la vita, ciononostante parlano di Dio e tentano di unire gli uomini con Dio, perchè sanno e credono che questo li farà felici… Viviamo in un mondo nel quale si condanna persino l’amore chiamandolo debolezza da superare. Niente amore, si dice, ma sviluppo della propria forza. Ciascuno sia il più forte possibile, lasci perire i deboli. Dicono che la religione cristiana, con la predicazione dell’amore, abbia fatto il suo tempo e debba essere sostituita dall’antica potenza germanica. Oh!, sì, vengono a voi con queste dottrine e trovano gente che le accetta volentieri. L’amore viene disconosciuto. “Amor non amatur” (l’Amore non è amato) diceva già San Francesco d’Assisi ed alcuni secoli più tardi, a Firenze, S. Maria Maddalena de’ Pazzi suonava, in estasi, la campana del monastero delle monache carmelitane per dire alla gente come sia bello l’amore. Oh! Anch’io vorrei far suonare le campane per dire al mondo come è bello l’amore. Benché il neopaganesimo (il nazionalsocialismo) non voglia più l’amore, nondimeno noi vinceremo con l’amore questo paganesimo. La storia lo insegna. Noi non abbandoneremo l’amore. Esso ci riguadagnerà il cuore dei pagani. La natura è superiore alla teoria. Lasciamo la teoria condannare e respingere l’amore e chiamarlo una debolezza. Ciò nonostante la pratica della vita lo farà sempre nuovamente essere una forza che vince e che tiene legati i cuori degli uomini. “Guarda come si vogliono bene tra loro”. Questa frase dei pagani in merito ai primi cristiani, i neopagani dovranno dirla nuovamente di noi. Così vinceremo il mondo”. (Santino Scapin, Nella notte la libertà).

 

Ricevete l’abbraccio dei vostri fratelli e sorelle della Comunità del bairro.

Giorno per giorno – 27 Luglio 2009ultima modifica: 2009-07-27T23:57:00+02:00da fraternidade
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